Di Redazione
22 anni compiuti da poco e quasi 100 presenze in Nazionale, Simone Giannelli si prepara a tessere la trama del gioco azzurro ai Mondiali. Ecco le sue parole sulle pagine de Il Messaggero:
Il Mondiale comincia domenica contro il Giappone, che nel suo recente passato non si lega a ricordi felicissimi…
«Al di là della sconfitta, quella partita in Nations League, ahimé, me la ricordo per l’infortunio al ginocchio. Ho avuto paura perché saltare il Mondiale in casa sarebbe stato bruttissimo. Quando ho saputo che non era nulla di grave ho tirato un sospiro di sollievo».
Adesso come sta?
«Bene, dai. Non saprei dire se sono al 70 o all’80%. L’importante sarà essere al 100% da domenica in poi. E poi se vinciamo va bene anche se sono al 70».
Corsi e ricorsi: uno dei suoi primi allori con l’Italia è il bronzo europeo 2015. Anche quella volta si giocava tra Italia e Bulgaria. Firmerebbe per lo stesso finale?
«Domanda dura… È un torneo che possiamo e vogliamo affrontare da protagonisti. Dobbiamo puntare al massimo. Poi tra volere l’oro e riuscire a prenderlo c’è di mezzo di tutto, a cominciare da altre squadre tostissime. Però se le cose dovessero mettersi in un certo modo, il bronzo me lo farei andare benissimo, eh».
Dall’ultimo successo azzurro ai mondiali sono passati vent’anni giusti. Cos’è successo alla pallavolo italiana da quel 1998?
«Sono nato io (ride). Sono un ’96 e purtroppo quel successo non me lo ricordo nemmeno. Ma preferisco guardare al presente e vedo una squadra che c’è. Dobbiamo fare l’ultimo passo, dall’esserci all’impresa».
La sua griglia delle favorite?
«Sempre le solite: Stati Uniti, Brasile, Russia, Francia e Polonia».
Il 2017 dell’Italia è stato a corrente alternata: bene in World Cup, male all’Europeo…
«I passaggi a vuoto ci hanno dato una base su cui lavorare per migliorarci. Personalmente mi hanno spinto ad allenarmi sempre di più per non rivivere una delusione come il ko con il Belgio agli Europei».
Come sarà giocare al Foro Italico?
«Un’emozione incredibile. Nel 2015 avevo la maturità e saltai il match contro il Brasile. Senza il tetto sarà un casino (e ride). Ma non c’è il tetto per noi, non c’è per il Giappone e va bene così».
Contro il Belgio festeggerà le 100 gare in azzurro. A 22 anni. Normale che all’inizio la etichettassero come “predestinato”.
«Agli esordi pensavo a giocare e basta, non badavo a ciò che dicevano di me. Poi cresci, più gente di vede, finisci sotto i riflettori e la pressione la avverti. Pero a me piace, le responsabilità m i stimolano».
Più facile preparare un mondiale o un esame all’università?
«Ora sto facendo una combo: ho provato a prepararli insieme ma mi sa che l’esame di informatica dovrò rinviarlo…».
Capitolo social: durante i Mondiali staccherà la spina?
«No, basta non abusarne. Mi piace condividere con i tifosi quello che viviamo».
Se vince il mondiale che fa?
«Non riesco nemmeno a pensarci. Ma sono sicuro che potrei inventarmi qualsiasi cosa».
(Fonte: Il Messaggero)