Di Roberto Zucca
Il dispiacere è visibile. Il rammarico tanto. Unito alla rabbia di non essere stato direttamente interpellato per le voci riguardanti la sua salute. Simone Parodi è un fiume in piena. Per la prima volta dopo 14 stagioni si ritrova ad essere fuori dal campionato italiano di Serie A.
“Rabbia e delusione, innanzitutto. Ho aspettato fino all’ultimo una proposta da un club della SuperLega per la prossima stagione. Ho chiuso a Latina una stagione tutto sommato buona, nella quale ho solo disputato qualche gara come libero ma per recuperare un piccolo strappo, che nel giro di qualche settimana è completamente guarito”.
E poi?
“Poi sono tornato a Sanremo a casa mia e ho iniziato ad osservare l’andamento del mercato. Un mese prima della chiusura avevo ricevuto qualche timida proposta dalla A2, ma francamente volevo e voglio ancora poter dire la mia in SuperLega”.
Quando ha capito che questo silenzio era giustificato da alcune voci sulle sue condizioni fisiche?
“Qualche settimana prima della chiusura. Mi è stato riferito che nelle società si è sparsa la voce che fossi fuori condizione. Infortunato e non a posto dal punto di vista fisico”.
Chi ha messo in giro queste voci?
“Non ne ho la certezza. Ma è il solito gioco di allenatori, procuratori e dirigenti delle società che magari per giustificare altre tipologie di scelte tendono ad infangare i nomi di alcuni atleti. Io forse sono stato un bersaglio facile perché negli anni ho avuto qualche problema. Ma penso sia stata più una tendenza a farmi fuori dal mercato”.
Ma quali sono le sue effettive condizioni fisiche, Parodi?
“Io lo ripeto, sto benissimo. Ho avuto mesi fa uno strappo ma sono guarito completamente. Tanto che ho terminato la stagione con la massima condizione”.
Quanto fanno male queste voci? Immagino non solo economicamente…
“Quello è l’ultimo dei fattori. Fanno male perché non hai mai la possibilità di poter dimostrare il contrario se non emigrando all’estero. Io ho dato tutto al movimento italiano in questi anni e sinceramente volevo ancora dare tanto. Non mi è stato permesso. Forse dovrò optare per altre scelte”.
L’estero?
“Sì. Ma spero di poter avere un’offerta dell’ultimo minuto. Io in Italia sto veramente bene”.
Cosa vuole dire a chi ogni anno usa questo telefono senza fili per dare in pasto al mercato notizie false?
“Che vanificare il lavoro di noi atleti non è etico. Questo non è il mondo che conosco. Sento tante persone fare proclami del tipo ‘il mio sport è differente’. Ma agendo in questo modo, il messaggio che passa è esattamente il contrario”.