Di Redazione
Una giocatrice di altri tempi. Così possiamo definire Maurizia Cacciatori, ex palleggiatrice, che per anni ha fatto sognare milioni di tifosi sia con la maglia azzurra che con quella di Bergamo. Appese le ginocchiere al chiodo alla fine della stagione 2006/2007 , si dedica alla famiglia e al suo lavoro, scrivendo anche un libro “Senza Rete” dove si mette a “nudo”, come riportato nell’intervista rilasciata dall’ex pallavolista al quotidiano “Il Tempo”.
Carattere forte e tante passioni. Nei campionati mondiali del 1998, a Osaka, Maurizia Cacciatori viene eletta miglior palleggiatrice. In carriera ha vinto 5 scudetti, 5 Coppe nazionali, 3 Supercoppe italiane, 3 Coppe Campioni (Bergamo 1997 e 2000, Tenerife 2004), 1 Coppa CEV (Napoli 1999). È stata capitana della Nazionale italiana dove ha totalizzato 228 presenze. Oggi, mamma di due figli, moglie, speaker aziendale, commentatrice tv, racconta in un libro la sua vita che definisce intensa, complicata, meravigliosa, struggente, caotica, ricca di colpi di scena e di buone lezioni. «Senza rete, (la collana RoiEdizioni a cura di Demetrio Albertini) racconta gli aneddoti della vita di Maurizia, una storia che valeva la pena di raccontare»:
«Questo libro nasce come un thriller perché nasce di notte. Volevo che fosse quel tipo di libro, non volevo scrivere il classico libro di sport. Lo volevo fare anche mentre ancora giocavo ma ho sempre pensato che scrivere sia un concedersi a tutti al 100 per cento. Ho voluto essere molto sincera e alla fine è diventata una necessità».
Come è nata questa necessità? «La necessità è nata un pomeriggio mentre i miei bimbi facevano i compiti. Mio figlio mi ha detto: non riesco a fare questo esercizio, è impossibile, da lì ho pensato di raccontargli tutto quello che aveva fatto la mamma per fargli capire che nulla è impossibile».
Chi sono i destinatari del libro? «È un libro scritto per i miei figli. Mio marito dice che forse lo getteranno nel camino! Io sono uscita di casa che avevo 16 anni. Me li immagino quando saranno più grandi , quando avranno un momento di sconforto o di difficoltà potranno sfogliare una pagina o trovare uno spunto. E’ un’eredità che per me vale tantissimo. L’ho fatto esclusivamente per loro».
Come entra nel suo libro carriera e vita privata? «È un susseguirsi di episodi, si va avanti e si torna indietro. È un elogio a mettersi sempre in gioco, al saper cambiare, al saper ascoltare ma soprattutto al saper scegliere velocemente. Nella mia vita ho fatto 22 traslochi e questo la dice lunga sulle scelte che ho fatto. Ho fatto anche qualche fuga pericolosa! E’ anche un libro di grandi viaggi, legato ai ritiri, dove qualche volta scappavo. Ero molto affascinata dalle città dove andavo a giocare. Come a Tokyo ad esempio, dove girare è difficilissimo. Se sbagli un colpo vai a finire dall’altra parte della città!».
Racconta anche i fallimenti e le delusioni… «Purtroppo si. Un matrimonio fallito è stata la mia più grande sconfitta. Mi sono sposata con un ragazzo spagnolo ma presto ci siamo trovati davanti a un giudice. Ero molto arrabbiata con questo giudice, era come se stessi facendo la cosa più normale del mondo, ma per me non era così. Un matrimonio, anche se fallito, non si chiude con due fogli e due firme. Resto molto legata alle persone che hanno fatto parte della mia vita».
Quanto l’ha aiutata lo sport a superare tutto questo? «Lo sport insegna ad apprezzare e a resettare tutto quello che ti succede nella vita. Un giorno puoi essere la numero uno e il giorno dopo non esserlo più. Devo ringraziare la pallavolo. In casa io non ho nessuna medaglia né una coppa. I miei figli non credono neanche che io abbia giocato ad alti livelli».
Perché? «Secondo me questo è il loro tempo, non il mio. Non devono pensare a cosa ha fatto la mamma, ma a quello che riusciranno a fare loro. Devono fare le loro esperienze, a prescindere da quello che ho fatto io».
Cosa significa la scrittura per lei? «Fin da piccolina ho sempre scritto. Scrivere è come liberarmi. Ho un rapporto profondo con la scrittura, mi sfogavo anche sul mio diario».
Sta seguendo la nazionale impegnata in Giappone? «Assolutamente si. Mi auguro con tutto il cuore che tornino a casa con una medaglia perché se lo meritano veramente. Non voglio dire quanto sono forti perché sono scaramantica ma spero che questo Mondiale le elegga tra le big, sono forti e hanno un team straordinario».
I suoi figli sceglieranno di giocare a volley? «Per ora non ci pensano proprio, anzi gli fa schifo…come dicono loro. A me interessa che facciano sport ma voglio che camminino con le loro gambe. Non sopporto quei genitori che vogliono condizionare i figli e costringerli ad emularli. Devono accettare le sconfitte senza dargli un senso di pesantezza».
Gioca ancora di tanto in tanto? «Faccio solo un po’ di beach volley, al momento non ho tempo ma quando vedo un campo, subito mi butto e comincio a giocare».