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Bruno: "Avevo detto che non avrei giocato in Italia se non a Modena, ma un passo indietro tornare in Brasile"

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Di Redazione

Considerato uno dei migliori alzatori al mondo, Bruno Mossa De Rezende, quest’anno in forza a Civitanova, non nasconde le proprie ambizioni, dichiarando al giornale “Il Resto del Carlino Macerata” la voglia di vincere gli unici due trofei che mancano nella sua bacheca personale: la Champions League e il Mondiale per Club.

La Lube ha ripreso ieri ad allenarsi dopo il lunedì di riposo concesso da Medei e successivo al bel debutto di campionato col blitz 0-3 di Padova. Questa è la terza settimana piena o quasi a disposizione del comandante in campo, Bruno, per conoscere o approfondire l’intesa con i nuovi compagni. Si perché nuovi lo sono davvero, dato che il regista brasiliano non aveva casualmente mai avuto uno di loro come compagno di squadra.

Classe 1986 nato a Campinas con passaporto italiano dal 2015, figlio d’arte peraltro da entrambi i sessi (il padre Bernardinho, grandissimo coach, era a Padova domenica), vanta un clamoroso palmares tra club e nazionale con l’oro olimpico del 2016 più 2 argenti, un mondiale nel 2010, ancora sei scudetti brasiliani e uno in Italia. Ha lasciato Modena dove era un beniamino per i noti dissidi con coach Stoytchev e ha scelto la Lube perché qui può vincere gli unici due trofei che gli mancano: la Champions League e il Mondiale per Club.

Bruno, l’esperienza non le manca però un esordio è sempre un esordio. Come è stata la prima in SuperLega in maglia Lube? «Ammetto che prima della partita ero teso. Di gare importanti e finali ne ho disputate molte in carriera, ma la prima in effetti è sempre la prima…».

Una buonissima Lube contro una valida avversaria? «Sì, la Kioene è un team molto interessante ma noi siamo stati superiori grazie alla battuta sempre ficcante. Il servizio può e deve essere il nostro punto di forza».

Si definisce un perfezionista, come valuta pertanto la sua partita? «Normale, ho battuto bene ma in generale posso migliorare».

L’intesa? «Con i centrali è buona, poi ogni atleta vuole la palla in una certa maniera. Osmany ad esempio molto veloce, con Yoandy dobbiamo capirci meglio sulle palle staccate».

Ha scelto Civitanova per la Champions? «Sì. Avevo sempre detto che non avrei giocato con altri club al di fuori di Modena in Italia, ma tornare in Brasile ora mi sembrava un passo indietro. Sono un agonista, volevo continuare a sfidare i migliori e Giulianelli vuole vincere come me».

Preferisce essere chiamato Bruno o Bruninho? «Bruno. Diciamo che il finale “inho” in Brasile lo aggiungono a tutti gli alzatori».

Sokolov non le ha lasciato il n.1, si vendicherà dandogli pochi palloni? «Ma no anzi (sorride, ndr), alla fine ho preso il 14 perché è composto dall’uno con cui giocava mio padre e dal 4 che portava mia madre».

Domenica la prima in casa contro Ravenna che, nonostante qualche cessione illustre, ha sbalordito all’esordio… «Mi ha impressionato contro Milano. Ottimo Rychlicki al posto di Argenta, squadra che difende tanto e sbaglia poco, dovremo avere pazienza».

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