Di Redazione
Il beach volley e una stagione che ha saputo regalare grandi emozioni. Abbiamo intervistato Giulia Toti, una delle giocatrici che ha vinto di più quest’estate collezionando ben due bronzi, un argento, e conquistando la Coppa Italia a Caorle (con il titolo di mvp) raggiungendo, grazie a questi risultati, il quinto piazzamento nel ranking italiano.
Dalla nostra ultima intervista sono passati 9 mesi…
“A gennaio in realtà ero ancora in dubbio se giocare o meno perché volevo vivere una vacanza in America, imponendomi di non prendere impegni dicendo anche a Jessica (Annibalini, ndr) di cercarsi un’altra compagna. Non avrei potuto darle la mia disponibilità per tutta la stagione, al massimo per qualche tappa. Gili, che doveva giocare con lei, si è rotta il ginocchio e dato che avevamo giocato insieme durante l’inverno, ho cambiato tutti i miei programmi, quindi ci siamo veramente ritrovate per caso”.
E poi..
E poi siamo andate a disputare una grande stagione. A Milano abbiamo sprecato la posta in palio: è stata la sconfitta che ci ha fatto cambiare, proprio una fiamma che è rimasta sempre lì a bruciare, eravamo 13-10 per noi nel tie break, una partita che mi ha distrutta. Ma è da lì che è iniziato il bello della nostra estate.
A Gennaio le avevo domandato quale fosse stata la sua vittoria più bella. Reputa ancora sia lo Scudetto Indoor?
“Adesso ti rispondo sicuramente con la Coppa Italia a Caorle (ride ndr). Abbiamo giocato veramente in maniera perfetta. Io me lo sentivo, ho mandato un messaggio ai miei prima della tappa con scritto “questa volta è la volta buona, questa tappa la vinciamo e mi prendo l’Mvp”. Come se fosse scritto, eravamo molto cariche, abbiamo vinto il terzo turno con Zuccarelli – Traballi ed essendo loro una coppia della nazionale, ci ha galvanizzato molto. Poi con Leonardi – Benazzi contro le quali avevamo sempre perso, due tie break assurdi con freddo, vento, e pioggia”.
La location più bella e particolare di questo Campionato?
“Milano. Proprio perché non c’era il mare è stato bello in quanto particolare, il campo centrale al Castello è stato emozionante, stupendo. Organizzato bene, curato ogni particolare dal catering, al ristorante e per assurdo anche non essendo in nessun stabilimento c’erano gli spogliatoi e gli ombrelloni (a differenza di altre tappe)”.
Era in campo ogni settimana, al massimo ogni due: quale lavoro c’è dietro per raggiungere questi risultati?
“Il nostro programma settimanale all’ UrbanBeachVolleyro Roma era lunedì libero, martedì doppia seduta tra pesi e palla, mercoledì doppia seduta palla, giovedì scarico pesi e gioco, venerdì partenza per la tappa. È un lavoro perché ti stanchi tantissimo, anche alla sera che magari vuoi andare a bere qualcosa con i tuoi amici non riesci perché torni a casa che sei cotto”.
L’hashtag #vola?
“(Ride, ndr). Lo devi scrivere perché questo hashtag deve volare e dobbiamo creare un urlo, sto provando a farlo diffondere anche al mio ragazzo nel basket. Tutto parte dal momento in cui in allenamento facevamo un’azione bella e prolungata ed ho iniziato a gridarlo intendendo “vai, sei forte”, poi ho iniziato a metterla in un tono un po’ più “stupido” allungando la vocale “voooola”. Lo facevamo nel nostro campo, poi l’abbiamo portato alle tappe ed è diventato l’hashtag del movimento del beach volley”.
Finita l’estate cosa farà?
“Spero di iniziare di nuovo con le supplenze di educazione fisica a scuola e cercherò anche di mandare le domande a Bergamo dove gioca il mio ragazzo cercando di incastrare qualcosa come allenatore. Per la stagione sicuramente giocherò con Jessica, cercando sponsor disposti ad investire su di noi perché vorremmo provare a fare qualche World Tour ad una stella o qualche Cev”.
Quinta nel ranking. Un pensiero alla nazionale?
“A Catania c’erano tutti i vertici, gli allenatori e lo staff e proprio lì siamo arrivate dietro alle tre coppie della nazionale, è un sogno ma so di essere grande, ci sono tante giovani che stanno crescendo ma nonostante tutto penso anche che “gallina vecchia fa buon brodo” l’esperienza alla fine si vede, ma non credo che la nazionale ora punti a giocatrici che ci sono già state e grandi di età, anche se ovviamente non si sa mai e tutto può succedere..”
Il suo sogno nel cassetto oltre a questo?
“Mi auguro di trovare la mia strada e di sentirmi serena riguardo al lavoro, al dove vivere perché sono ancora “vagabonda”, anche se mi piace questa vita, viaggiare non sapendo bene cosa fare del futuro. So che è un controsenso ma è cosi, da una parte vorresti sperare che ti succeda qualcosa per sistemarti ma poi se ci si sistema magari non si possono più fare altre cose. Per quanto riguarda i risultati, sono anni che arrivo, per fortuna, alla semifinale scudetto e che perdo. Mi sono anche un po’ stufata di perdere quindi un passo alla volta che intanto la Coppa Italia è un titolo preso e che rimane, speriamo di superare questo taboo della semifinale e si vedrà”