“Copriti Anders che fa freddo…”: dalla cucina è mamma Marita che invita il figlio a mettersi tuta pesante e giaccone ma non c’è niente da fare. Anche se è maggio e se ci sono una decina di gradi (che per Bergen sono una temperatura quasi tropicale), Anders gioca sul campo esterno in canotta e costume come se fosse ai Caraibi. Al mattino la sabbia è coperta da un sottile strato di umidità gelata. Giocare al coperto? Non c’è gusto…
Anders ha 13 anni e il sogno di diventare un grande giocatore di beach volley. Sua mamma è stata un’ottima giocatrice che ha ottenuto un argento europeo e di fatto è stata la prima vera giocatrice di beach volley norvegese anche se non è mai stata considerata una professionista. Il beach era ancora uno sport per pochi, figuriamoci in Norvegia. Il papà Kåra è stato invece un discreto giocatore di pallavolo ma soprattutto è un ottimo preparatore atletico. Incurante di raffreddore e sinusite Anders continua a giocare e a vincere tutti i tornei giovanili nazionali cambiando compagni con la stessa velocità con la quale si cambiano calzini: non è presunzione, è che il tasso di crescita di Anders è rapidissimo e nessuno gli regge il ritmo.
Dopo quattro trofei nazionali la federazione norvegese scommette su di lui e gli paga un paio di camp negli Stati Uniti dai quali Anders torna ancora più forte: a diciassette anni il grande problema diventa capire se può trovare un partner abbastanza competitivo per lui nel beach o se sarà costretto a giocare indoor.
Anders comincia così a fare il doppio lavoro: si fa tesserare per l’Idrettslaget Dristug una polisportiva di Amli dove gioca anche a pallavolo: schiacciatore…. Ma si allena quotidianamente anche fuori: al mattino presto e con qualunque clima. Beach volley con il gelo e pallavolo indoor con i compagni. Nell’estate 2015 vince l’Europeo Under20 ma seguendo il consiglio di suo padre Kåra accetta di andare a giocare in Belgio nel Noliko Maseeik che offre una sezione beach estremamente qualificata. Nel frattempo dai Vikings si profila la grande crescita di Christian Sørum, due anni più grande di Anders e un processo evolutivo un pochino più lento: i due cominciano a far coppia dal 2016, vincono l’Europeo Under20 e da quel momento non si separano più.
Christian, che aveva iniziato a giocare con suo fratello Aleksander, dirà una bella frase di Anders… “All’inizio non mi divertivo a giocare a beach volley, da quando c’è lui è cambiato tutto, è come se avessi trovato un altro fratello”.
La piccola e fredda Norvegia trova due talenti insperati che diventano popolari in tutto il paese: i due ‘Beach Vikings’ sono sex symbol per le nuove generazioni ed esempio per gli sportivi del paese. La loro foto è ovunque: quest’anno la svolta. Vincono tre dei quattro major title in calendario, dominano il campionato europeo dell’Aia battendo in finale i lettoni Smedins e Samoilovs e, non contenti, si portano a casa anche l’assegno più ricco, quello della finale dell’FIVB World Tour sconfiggendo nella finale di Amburgo i polacchi Bryl e Fijalek: 150mila dollari cash. Quello che impressiona è l’evoluzione del loro gioco, davvero sensazionale: potente ed essenziale ma anche straordinariamente spettacolare quando serve. Alcuni recuperi di Sørum sono impressionanti almeno quanto una scena di Mission Impossible.
A 21 anni Anders è diventato grande: “Ora non ho più dubbi, il beach volley è la mia vita, è lo sport più bello del mondo. È stato bello superare mia mamma che era arrivata seconda all’Europeo ma adesso penso alle Olimpiadi: lei ha ottenuto un nono posto e dopo tutti questi bei risultati con Christian il sogno di essere a Tokyo può concretizzarsi e magari, perché no, possiamo anche pensare di dare alla Norvegia una bella medaglia”.
Nel frattempo l’effetto che i Beach Vikings hanno avuto sugli atleti del loro paese è stato dirompente: si calcola che negli ultimi tre anni i giovani che si sono avvicinati al beach siano circa un migliaio, un numero enorme per un paese votato agli sport invernali, con tantissimo spazio ma pochissimi abitanti.
Le mamme che si sgolano dalla finestra – “copriti che fa freddo!” – ora si sentono per mezzo paese.