Di Redazione
Tornato in Nazionale dopo un periodo di “riposo”, Osmany Juantorena, è uno dei protagonisti con la maglia azzurra di questo Mondiale italiano. Ecco quanto riportato da “La Stampa” nell’edizione odierna.
«Siamo partiti come meglio non potevamo, ma non abbiamo ancora fatto niente». Il mantra degli azzurri del volley non è aria fritta, perché davvero il difficile comincia adesso: hanno già giocato (e vinto) 5 partite in 12 giorni, da stasera dovranno affrontarne 7 in 10 per salire sul podio dei Mondiali. La prima apre la 2ͣ fase al Forum di Assago e pare la più semplice, contro la Finlandia che ha già perso con Bulgaria, Iran e Polonia e non può più sperare nelle finali. «Ma per questo sarà più sciolta, con nulla da perdere – avvisa Osmany Juantorena -. Un altro successo da 3 punti ci qualificherebbe virtualmente tra le 6 di Torino? Fare calcoli non è da noi. Proviamo a vincerle tutte».
Tornato dopo un anno. Così parla un leader. «El Hombre», nato a Cuba e cittadino italiano da 8 anni, lo è. Non è un caso che l’Italia, reduce dal tremendo 13° posto iridato del 2014, si sia risollevata dopo il suo «sì» all’azzurro che ha ovviato a una cronica carenza del reparto schiacciatori-ricevitori. I numeri dicono tutto: Juantorena ha partecipato a 3 grandi eventi e la Nazionale è sempre andata a medaglia, dall’argento in Coppa del mondo 2015 al bronzo nell’Europeo 2015 fino al 2° posto nell’Olimpiade 2016. L’anno scorso Osmany si è riposato e per il ct Blengini, privo pure di Zaytsev, sono stati solo guai e posti di rincalzo. È tornato perché un Mondiale in casa è imperdibile e perché con questo torneo ha una questione personale aperta. Strano ma vero: è il primo che gioca, a 33 anni. Nel 2006, in Giappone, stava per viverlo con Cuba quando pochi minuti prima del debutto si vide recapitare uno stop per doping che resta un mistero. Fu allora che la sua carriera svoltò. Dopo 3 anni di stop, l’Italia, la naturalizzazione, l’esplosione a Trento, l’asso che sposta gli equilibri. Dal 2015 anche in azzurro.
Quella follia col paracadute. Ha già vinto 4 Mondiali per club, ma questo è un’altra cosa. Arriva da una stagione con Civitanova da splendido incompiuto: 5 finali, 5 secondi posti. S’è sfogato in vacanza, a Varadero, lanciandosi col paracadute da 3 mila metri e in federazione non l’hanno presa benissimo. Si è già fatto perdonare con 72 punti e 5 partite di sostanza e qualità. «Sono solo all’80%. La schiena va molto meglio e poi si migliora giocando e vincendo. C’è ancora da mettere a posto qualcosa, ma non vogliamo fermarci qua».
C’è però una notizia in arrivo che potrebbe bloccare Juantorena più dei muri rivali: «Ogni giorno è buono perché nasca Angelica. Mia moglie Glenda è a Civitanova: se mi vedete scappare sapete il motivo. La famiglia conta più di qualsiasi partita». Nel caso, sarà una toccata e fuga. Con un precedente benaugurante: la sua primogenita Victoria nacque il 3 maggio 2013, durante una finale scudetto vinta con Trento.