Di Roberto Zucca
Il suo passato è un misto di squadre, Trento in primis, nel quale ha interpretato il ruolo di mostro sacro. Il suo presente si chiama Verona, ed è la città in cui Emanuele Birarelli si è accasato nella scorsa stagione, andando a rafforzare una compagine che anche quest’anno promette di dire la sua con serietà e ambizione:
“L’obiettivo di questa Verona è crescere ogni anno sempre di più. È una squadra che nelle scorse stagioni si è collocata subito dopo le solite quattro squadre di testa, che anche in questa stagione hanno alzato l’asticella”.
Verona quest’anno potrebbe fare uno scherzo alle prime quattro?
“È proprio questo l’obiettivo. Verona è un progetto ambizioso, una squadra con dei valori importanti, che lavora sodo così come da modello territoriale veneto ed è seguita da un pubblico caloroso ed educato. Tutto questo è un bellissimo mix, che sì, potrebbe portare alcune sorprese anche con le squadre di testa”.
Lei Birarelli è anche un po’ tutto questo?
“Si. Voglio stare bene fisicamente per poter far parte di tutto questo. Il punto forte di Verona è di essere una squadra di quattordici uomini intercambiabili, di un sestetto fatto di tante anime nel quale ognuno ha la possibilità di dare il suo contributo”.
Una sua opinione sulla Modena di Velasco e la nuova Civitanova di Simon e Leal?
“Squadre molto forti. Il ritorno di Velasco è un piacere sia per chi sarà nella sua squadra sia per il movimento. È ed è stato un personaggio che a questa disciplina ha dato tanto. L’acquisto di Zaytsev e Christenson ha dato sicuramente lustro a due reparti che saranno fortissimi. Civitanova dal canto suo ha risposto all’acquisto di Leon da parte di Perugia con una corsa al rialzo, aggiudicandosi due dei più forti giocatori del mondo, come Simon e Leal. Ora sono una squadra stratosferica”.
Trentasette anni. Tempo di bilanci?
“Non mi piace guardare indietro ma se mi chiede di farlo, posso dire di essere molto soddisfatto. Sono uscito desideroso di dare il 1000% dall’infortunio che dai 21 anni non mi ha permesso di giocare fino ai 25. Poi l’esperienza di otto stagioni a Trento è stata sicuramente quella professionalmente più importante, quella delle gioie e della costruzione di qualcosa che andasse al di là del campo”.
Com’è il futuro di Emanuele Birarelli?
“Vorrei rimanere in questo ambiente. Magari nell’ambito dirigenziale o in un ruolo tecnico, ad esempio come allenatore. Sono consapevole del fatto che oltre all’esperienza che mi porto dietro nel mio bagaglio professionale, saranno richieste competenze manageriali o tecniche che mi piacerebbe acquisire”.
Immagino stia seguendo l’Italia in queste settimane. Che effetto le fa guardare il Mondiale da casa?
“Un effetto molto particolare. È normale essere nostalgici perché il gruppo che sta giocando è praticamente quello di Rio di cui ero capitano. Sono emotivamente vicino a loro, perché oltre ad essere stati compagni di squadra, alcuni di loro sono degli amici. È un bel gruppo e sono un loro tifoso. Hanno dimostrato di essere in grado di poter competere con chiunque. E spero possano portare a casa un bel risultato”.