Paola Cardullo: "Wikipedia dice che mi sono ritirata ma io sto cercando una squadra"

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Di Redazione

“Sempre nel campionato di Serie A1, per il campionato 2015-16 veste la maglia del Volley Bergamo, con cui si aggiudica la Coppa Italia: al termine della stagione 2017-18 annuncia il suo ritiro dall’attività agonistica”. 

Con queste parole, la nota enciclopedia multimediale, annuncia il ritiro del libero più famoso degli ultimi 15 anni in Italia, Paola Cardullo. Ma è lei stessa, in una intervista a La Stampa, a volerlo smentire:

«No, sto meditando ma al momento non ho preso alcuna decisione definitiva. La pallavolo è una grande passione che mi ha spinto fino a qui e sto cercando di capire se continuare».

Arriva da una stagione con Bergamo finita con una salvezza sudata e conquistata solo all’ultima giornata. Che annata è stata?
«Per come si era messa, riuscire a salvarsi è stato importante. Salvare una società prestigiosa per il suo passato e la sua storia come la Foppapedretti Bergamo è stato un onore, ma ciò non toglie che si poteva fare qualcosa in più. In estate l’obiettivo non era quello della salvezza: non era certo una squadra costruita per vincere lo scudetto, ma nemmeno per soffrire fino all’ultimo. Ci si doveva divertire, strappando qualche soddisfazione. Per questo è rimasto un po’ di rammarico». 

Fisicamente come sta?
«In questa stagione sono stata bene, mi sono messa alle spalle gli infortuni grossi e non ho avuto alcun risentimento dal punto di vista fisico».

Eppure nella sua carriera gli infortuni le hanno precluso traguardi importanti, soprattutto con la nazionale. Cosa ha rappresentato per lei la maglia azzurra?
«E’ stata, come per tutte le atlete, il miraggio lontanissimo che sognavo davanti alla tv da bambina. E’ stato un percorso lungo, poiché in nazionale occorre continuità: non basta arrivarci, ma poi bisogna riuscire a rimanerci. Per questo io sono molto legata alla nazionale, loro hanno dato tanto a me, come io a loro. Purtroppo per problemi fisici ho dovuto saltare l’Europeo del 2011, ma soprattutto le Olimpiadi del 2012: non poter andare a Londra mi ha fatto stare molto male». 

Considerato il suo forte richiamo azzurro, si vede in futuro nuovamente con la maglia azzurra in un altro ruolo?
«Chissà mai, in questo momento sono aperta a tutto».

Lei per tante bambine è stata l’esempio e la dimostrazione che si può essere campionesse nella pallavolo anche se la statura non supera l’1,70. Ci ha mai pensato?
«Sicuramente è merito del ruolo. Non fosse stato introdotto nella pallavolo il ruolo del libero (in Italia nel 1998 ndr) io non avrei mai potuto fare questo sport».

La sua strada è partita da Omegna, società che proprio nel 2018 ha festeggiato i trent’anni di attività. Ci torna ancora?
«Mi capita raramente perché io ora abito a Cesena. A Omegna però ho dei ricordi bellissimi, sono cresciuta lì e lì ho fatto le prime esperienze nella pallavolo: i miei primi tecnici mi hanno dato tantissimo, è stato un grosso trampolino di lancio».

(Fonte: La Stampa)

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