Di Redazione
Non c’è pace in casa Azimut Modena. Nonostante l’entusiasmo per l’arrivo di Ivan Zaytsev, ieri è arrivata una nuova ondata di critiche all’ombra della Ghirlandina. E’ giunta infatti la lettera di Giulia Gabana, che sancisce la sua uscita dalla società, di cui deteneva il 10% di quote.
A rompere il silenzio sono infatti le sue considerazioni sul caso Stoytchev, e nello specifico quanto avvenuto durante la trasmissione televisiva “Barba e Capelli”, quando i giocatori di fatto esonerarono l’allenatore bulgaro.
“E’ passato ormai un mese e sono state dette e scritte tante cose che mi riguardano, cose alle quali non ho mai risposto pubblicamente perché mi sembrava solo di soffiare sul fuoco.
Ora, dopo le tante richieste ricevute, forse è arrivato il momento di esprimere il mio punto di vista.
L’ultima volta che mi sono trovata nella situazione di voler e dover pubblicamente esprimere il mio pensiero è stata quando ho chiuso la mia società, la Gabeca. Sicuramente furono giorni più duri, molto più dolorosi e comunque diversi, anche se entrambi caratterizzati dalla fine di un percorso.
Il campo, le domeniche al palazzo, gli allenamenti… quanto mi erano mancate tutte queste cose, troppo per resisterne al richiamo.
Con Catia e Modena Volley ho iniziato l’anno scorso un’avventura carica di passione e felicità, sicura che per me si trattasse di un nuovo inizio, con maggior maturità e con alle spalle un’esperienza che nel mio piccolo desideravo mettere a disposizione di questo progetto, proposito questo che spero di aver realizzato.
Una città diversa, vero, con un ruolo diverso, ma tutti elementi che rendevano ancor più emozionante e motivante l’inizio del nuovo percorso.
Oggi mi è chiaro di non aver messo in conto, come forse è accaduto anche a Catia, tutti i rischi che si potevano celare nel condividere con altre persone progetti audaci e ambiziosi e visioni talvolta troppo distanti per essere vissute insieme a persone così focose e passionali come noi.
Non voglio entrare nel merito delle scelte della Società, sulle quali ritengo di non dover esprimere alcun giudizio e che rispetto, non essendo alla base della mia rottura con la società; tuttavia ritengo di dover manifestare il mio dissenso sui modi e le circostanze che hanno preceduto e immediatamente fatto seguito alle scelte operate da Catia: si tratta di modalità che trascendono ogni valutazione oggettiva in relazione agli obiettivi perseguiti, ma che per me, e per come sono fatta, sono assolutamente più importanti. Il rispetto delle persone e del lavoro non può mai venire meno.
Quanto è accaduto quel martedì sera in una trasmissione televisiva è una cosa vergognosa, una pagliacciata. Non tanto perché una squadra unita e all’unisono ha chiesto la testa dell’allenatore, di queste cose ne abbiamo viste parecchie nel volley, ma per la gogna mediatica, che mai e ripeto mai si è vista non solo nella pallavolo ma in nessuno sport che tale si definisce, gogna che ha creato un precedente davvero preoccupante e destabilizzante in tutto il movimento pallavolistico. La Società di cui faccio parte e in cui mi sono impegnata, economicamente e non solo, avrebbe dovuto dissociarsi immediatamente dall’iniziativa e poi, a mente fredda e con i diretti interessati, fare le scelte che riteneva opportune. I toni, le parole spesso lontane dalla verità che sono state usate erano da condannare.
Questi ragazzi, difficile oggi per me chiamarli professionisti, dopo aver deliberatamente e in maniera molto discutibile creato un danno d’immagine enorme alla loro società, potevano e dovevano gestire questa vicenda all’interno del palazzetto con la possibilità di ottenere il medesimo risultato senza superare i limiti del rispetto e della civiltà. La Squadra poteva esprimersi e chiedere ciò che riteneva opportuno in mille altri modi, perché ogni Società sportiva deve prendere, quando occorre, decisioni difficili e dolorose, ma sempre nel rispetto e in difesa dei propri collaboratori.
Ho appreso dal web dell’esonero dell’allenatore. Le modalità con cui le decisioni assunte sono state subito dopo attuate sono state ancor più ciniche di quanto avvenuto il giorno prima. Essere tenuta all’oscuro di tutto dopo aver condiviso per una stagione intera ogni singolo evento, episodio e momento e l’assenza di alcun contatto con me da parte della Società, costituiscono un chiaro segnale per me riguardo la mia permanenza all’interno di Modena Volley. Tutte le considerazioni di cui sopra, i punti di vista diversi, le tolleranze per me non più sostenibili e le eccessive concessioni a favore di persone che dettano legge superando ogni limite consentibile, stanno alla base del mio abbandono.
Ci tengo da ultimo a sottolineare che da settimane leggo illazioni quantomeno fantasiose su “scalate ai vertici”, “quote non pagate” e altre bizzarre accuse e gossip che lasciano il tempo che trovano: si tratta di affermazioni prive di alcun fondamento, che mi costringerebbero, qualora continuassero, a discuterle nelle sedi più opportune.
Sono cresciuta nella pallavolo, al fianco di mio papà per molti anni, da sola per altri, senza mai aver avuto alcuna remora o timore nel manifestare il mio pensiero, perdonatemi se non inizierò ora a discostarmi da questa linea che ha sempre ispirato il mio modo di vivere.
Sono orgogliosa di aver avuto la possibilità di vivere un anno meraviglioso e per questo ringrazio Catia, pieno di forti emozioni, a volte contrastanti fra di loro, ma che mi hanno fatto ribattere il cuore per questo straordinario sport. Auguro a Catia e a Modena Volley di realizzare un nuovo progetto secondo quello che sentono sia giusto per loro. Ringrazio i tifosi per avermi accolta con calore e amicizia e ringrazio tutte le persone che lavorano per Modena Volley, delle quali porterò con me tanti bellissimi ricordi”.