Di Redazione
“La pallavolo quando la conosci non la puoi più dimenticare”. Inizia così la nostra intervista con coach Nello Mosca, che fino ad aprile ha allenato l’Acqua Fonteviva Massa, formazione di A2 maschile, prima dell’incidente stradale che lo ha costretto a “lasciare” la squadra in un momento delicato come quello dei Play Out.
“Un tasto dolente purtroppo. Sono passati alcuni giorni dall’ultima partita e anche se l’ho vissuta da lontano sono molto dispiaciuto e deluso perché noi tutti ci meritavamo questa salvezza: in primis la società, nella persona di Italo Vullo, che ha allestito durante l’estate una buona squadra, una formazione competitiva che ha avuto una serie di problemi e vicissitudini. Purtroppo fa parte del gioco, ma la società secondo me ha fatto il possibile per costruire un team di buon livello, nel senso che se adesso mi chiedessero a occhi chiusi di allenare quei ragazzi dal mese di agosto, non credo nemmeno che un gruppo del genere sarebbe stato immischiato nella retrocessione, perché comunque c’erano giocatori di alto livello di A2. I ragazzi avrebbero meritato questa salvezza, perché da quando sono arrivato io, mi hanno sempre seguito con professionalità, si sono sempre impegnati tantissimo, anche nelle difficoltà, abbiamo sempre cercato di superarle tutti insieme. Anch’io me la meritavo per tutto il lavoro fatto e i sacrifici fatti per portare questa squadra fuori dalla retrocessione diretta. Ci ho sempre creduto, da novembre quando sono arrivato, ci credevo anche quando stavamo perdendo molte partite, figurati dopo quando abbiamo iniziato a giocare bene. Ero convintissimo di potercela fare, sarebbe stato il coronamento di questa stagione, ma purtroppo è andata così”.
La stagione del tecnico, come dicevamo prima, è finita anzitempo, a causa di un incidente stradale che l’ha tenuto lontano dal campo. Molto dispiaciuto coach Mosca di non essere accanto ai suoi ragazzi.
“Sono stato proprio male, è difficile da spiegare, perché chi mi è stato e mi sta vicino, sa che sono stati giorni molto difficili. Mi sono sentito impotente perché per causa di forza maggiore non sono stato vicino a loro e vedere sfumare cosi quest’obiettivo per me è stata molto, molto dura. Ancora adesso faccio fatica perché mi ricordo ancora una frase del mitico Fabio Vullo che mi disse dopo una partita – Guarda Nello, adesso stiamo giocando bene, vincere o perdere può dipendere da un episodio, però ce la possiamo giocare con tutti – Questa è una cosa vera, perché dopo il primo periodo, dove ho dovuto cambiare un po’ le cose, metodo di lavoro e organizzazione di gioco, abbiamo iniziato a giocare bene e non andavamo mai in campo senza giocarcela alla pari. Queste vittorie consecutive, poi, ci hanno portato autostima, e la squadra stava andando bene e questo è il rammarico più grande”.
Un ottimo rapporto tra Nello Mosca, la società e i ragazzi.
“Dopo tutto questo posso dirti che le due cose che hanno permesso la nostra risalita sono state in primis la fiducia. I ragazzi avevano fiducia in me ed io in loro, avevamo fiducia in questo risultato tanto che quando si era detto di andare sul mercato, io avevo risposto di no perché con i ragazzi che avevo a disposizione, ce la potevo fare senza problemi. La seconda cosa è stata quella di non creare mai alibi, di cercare giustificazioni e di concentrarsi esclusivamente su questi play out. Il mio motto è sempre stato –senza se e senza ma – alla fine bisogna vincere e cercare di vincere con quello che si ha e non con quello che avremmo potuto avere in quel momento. Bisognava concentrarsi solo su Reggio Emilia e purtroppo questo non è stato fatto bene”.
Un incidente che ha influito molto sull’andamento di fine stagione, in questi play out, con la squadra che ha risentito del cambio di panchina.
“Sì, purtroppo è inutile negare questa cosa, è stato un colpo: già la squadra ne ha dovute passare tante e le abbiamo sempre superate insieme, uniti, nelle difficoltà dovevamo fare l’impresa, anche quando mancava il palleggiatore, un giocatore arrivava con l’epatite, uno si faceva male, un altro se ne andava come De Marchi o come il centrale Quarta che ha giocato poco per un infortunio. Ci è successo di tutto, ma a noi non doveva importare, dovevamo fare questa impresa di salvarci e più sarebbe stato difficile, più sarebbe stato bello. Quindi quando è arrivata questa tegola del mio incidente, non perché io sia il fenomeno della situazione, il problema è stato che è mancato un pezzo che li teneva uniti e che gli faceva credere in questo miracolo”.
L’allenatore è un ruolo importante nello sport, ma si sa anche che quando le cose non vanno bene è il primo a saltare.
“Io dico sempre che un bravo allenatore incide in positivo sulla squadra il 25-30%, perché sa dare il meglio di sè al giocatore e dà qualcosa di suo, però al contrario, un allenatore non di livello, secondo me incide al 100% in negativo, perché se non è bravo, condiziona in maniera determinante la squadra. Questo non è un attacco a chi mi ha sostituito sia chiaro, anche perché è un ottimo allenatore e un’ottima persona. L’unica cosa però che non avrei fatto, era riprendere un coach che era stato sfiduciato dai ragazzi che non lo volevano. Io ne avrei preso uno esterno perché senza fiducia non si va da nessuna parte, oppure egoisticamente avrei aspettato che tornassi però giustamente mi rendo conto che era una scelta che andava fatta e ci stava”.
Fortunatamente Nello Mosca si è ripreso bene dall’incidente ed è pronto a tornare in palestra.
“Si per fortuna adesso sto bene, l’infortunio l’ho superato, l’altro giorno ho rimesso piede per la prima volta in un palazzetto ed è stata un’emozione. Sono andato a vedere una squadra di amici qui vicino a casa mia a Monterotondo. Adesso sono operativo finalmente e conto di andare a vedere i Play Off di A2 Maschile e la Finale Scudetto di Superlega e sono già pronto per tornare ad allenare”.
A proposito di Play Off Promozione, con la finale tra Siena e Spoleto, ecco il pronostico di coach Mosca:
“Sono le due squadre che hanno meritato di disputare questa finale, entrambe meriterebbero di andare in Superlega però giustamente lo sport è questo, una vince e l’altra perde. Sarà una bella sfida questo sicuramente. Siena come organico forse ha qualcosa in più, ma in questo momento la Monini è in uno stato psicofisico incredibile, nel senso che hanno fatto davvero un miracolo perché la squadra era a metà classifica a fine stagione, ma con l’arrivo di Luca Monti è cambiata totalmente, stanno giocando alla grande, anche fuori casa come abbiamo visto a Bergamo. Hanno uno stato di forma eccellente e questa cosa mi fa dire che il pronostico è al 50 e 50, anche se solo un mese fa avrei detto che Siena era superiore, adesso invece si gioca sul filo del rasoio, questione di un pallone”.
Un fattore campo che potrebbe essere determinante in questa serie Finale di A2, anche se si sa che i playoff sono un campionato a parte.
“Potrebbe essere che il fattore campo influisca, ma ho visto che Spoleto ha vinto anche fuori casa contro Bergamo, dove il pubblico è caloroso e segue la squadra con tanta passione quindi diciamo che poi a questi livelli, sì influisce ma relativamente e si sa che i playoff sono un campionato a se. Poi Monti, un pregio che ha, è che i playoff li ha sempre giocati alla grande, da quando allenava in B, da quando lo conosco, ha sempre disputato i playoff ad alti livelli”.
La voglia di tornare in campo la si sente dalle parole di Nello Mosca in questa nostra intervista, tanto che pensa già al futuro nonostante sia passato solo un mese dall’incidente.
“Il mio sogno, da quando ho avuto problemi fisici a causa di quel famoso incidente tanti anni fa (2010), è quello di tornare ad allenare in serie A, in Superlega. Voglio raggiungere e meritarmi la massima serie perché sono convinto di poter competere a certi livelli e di potermi confrontare con i migliori. Una frase che dico sempre di Schopenhauer – bisogna sempre sentirsi padroni di se, senza sentirsi sbagliati – Ecco io so che posso confrontarmi con i migliori italiani e so che ho le possibilità di farlo, anche se mi stuzzica, vi dico la verità, l’idea di allenare almeno una volta una squadra femminile. Ho avuto una proposta da una società di alto livello e ci sto pensando perché non voglio finire la carriera senza mai aver allenato le donne. Questa ipotesi, che in passato non avrei mai preso in considerazione, invece adesso la sto valutando seriamente”.
Non sarebbe il primo allenatore che passa dal maschile al femminile e viceversa.
“La mia teoria è questa: passare dal femminile al maschile è molto dura. Ho visto pochissimi allenatori passare dalle donne agli uomini con successo. Al contrario, ne sono passati tanti dal maschile al femminile e credo che un allenatore che ha fatto tanti anni negli uomini, possa portare molto anche dal punto di vista tattico. Poi sappiamo che lo sport femminile in generale, ha fatto un grande balzo in avanti quando ha iniziato a prendere qualcosa nel maschile, anche se credo che si possa fare ancora molto”.
La pallavolo però per Nello Mosca non è solo uno sport, è un amore, è la vita.
“Sì la pallavolo è la mia vita. L’ho conosciuta a 14 anni, adesso ne ho 52 ed è sempre stata una parte integrante, anzi fondamentale della mia vita. Senza questo sport probabilmente non avrei neanche superato così bene quel periodo così buio della mia vita. Mi ha dato proprio la forza per andare avanti, mi ricordo che il mio pensiero andava a quello, stavo lì a letto, tutto rotto e intorno a me tutti speravano che tornassi in piedi mentre io volevo solo tornare ad allenare in serie A, per me la vita era la pallavolo non m’interessava tornare a camminare. Era la cosa che desideravo di più e quando questo è successo, è stata una gioia enorme. La pallavolo mi ha dato davvero una forza e una spinta enorme. Lo sport aiuta tantissimo, secondo me è la migliore medicina al mondo”.
Lo sport come detto è davvero un toccasana per tutti, soprattutto per i giovani, che oggi invece sembrano sempre meno interessati ad andare in palestra, a impegnarsi e fare movimento.
“Io oltre ad essere un allenatore sono anche un insegnante e vedo spesso questi ragazzi. Credo che facciamo davvero tanta difficoltà a muoverci, siamo indietro anni luce come attività motoria rispetto al resto d’Europa e credo che la cosa parta dai genitori. I genitori non sono più come quelli di una volta, siamo stati travolti dal progresso, i videogiochi, la tecnologia, lo stare in casa, non si riesce più a capire i valori dell’attività ludica, nello stare insieme agli altri e divertirsi insieme. I ragazzi dovrebbero fare qualsiasi tipo di sport, anche se io preferisco quelli con la palla, uno sport in cui l’elemento psichico deve essere preponderante, come il basket, la pallavolo, il calcio, dove la situazione cambia sempre e quindi la componente intellettiva è molto presente. Io ovvio che consiglio la pallavolo, perché amo questo sport e perché è ancora uno sport sano, sicuro, con ancora degli ideali, insomma adatto alle famiglie”.
Un sentito ringraziamento a Nello Mosca per la chiacchierata e i migliori auguri per la prossima stagione e chissà… magari lo rivedremo su una panchina di Superlega!