Di Stefano Benzi
Concludere una carriera straordinaria meglio di così non era davvero possibile. Gözde Kirdar è uno degli esempi, sempre più rari, di giocatori che rappresentano davvero la bandiera di un club. La schiacciatrice turca è arrivata al Vakifbank quando aveva poco più di quattordici anni, e da allora non se ne è più andata. Quasi venti anni… e passano in un lampo quando si fa bene il proprio lavoro… “Ho sacrificato molto di me e della mia famiglia per la pallavolo – dice oggi Kirdar, che in Turchia è soprannominata la tigre dagli occhi dolci – ma non è stato un problema. Era la cosa giusta da fare ed ero nelle migliori condizioni dal punto di vista fisico”. Condizioni straordinarie, a cominciare dal fatto che nella Final Four vinta dal suo Vakifbank la tigre è stata tra le migliori giocatrici in assoluto. E non era un contentino così… un cadeaux tanto da aggiungere alla sua ultima giornata da professionista: ventuno i punti messi a segno nelle ultime due partite della Final Four.
“Sapevo che la Champions League sarebbe stato il mio ultimo capitolo da professionista – dice Kirdar – e volevo dare tutta me stessa per vincere. Con l’Imoco siamo state molto fortunate, abbiamo incontrato una squadra che a tratti ha giocato un volley migliore del nostro. Siamo riuscite a vincere ed è fantastico, siamo tutte davvero al settimo cielo”.
Al momento di alzare l’ultima coppa una lacrima è scappata anche a lei: “Sì… mi sono emozionata, mi sono commossa, c’era mio marito, c’erano i miei genitori e mio suocero ed è arrivata anche mia sorella gemella Özge che è scesa di corsa dalla Polonia. Io e lei siamo legatissime. È stato fantastico poter condividere questa gioia con i miei cari e con il pubblico del Vakifbank. Per la verità ero molto preoccupata perché prima della partita ero estremamente scossa, e non è da me. Ho fatto il riscaldamento e mi veniva da piangere, singhiozzavo. Mi sono dovuta calmare e concentrare sulla partita. Una volta iniziata la gara è stato tutto più semplice.”
Giovanni Guidetti della tigre dice… “È una donna straordinaria che mette il 100% di sé in tutto quello che fa, ha dato tantissimo alla squadra come giocatrice e come capitano, ora le auguro il meglio”.
La tigre ha le idee chiare: “È da tanto tempo che ne parliamo con mio marito (il prepararore atletico italiano Alessandro Bracceschi n.d.r.) siamo tutti e due d’accordo: vogliamo una grande famiglia…”.
La tigre vuole dei cuccioli, e magari un domani metterà a frutto la sua laurea in Design e Comunicazione. Una donna speciale, con gli occhi dolci, capaci di commuoversi e di commuovere: un esempio… diciannove anni di fedeltà allo stesso club. Un caso più unico che raro.