Di Redazione
Una notizia improvvisa che ha scosso tutto il mondo della pallavolo italiana e internazionale, all’età di 68 anni è venuto a mancare a Belo Horizonte l’ex ct azzurro Paulo Roberto de Freitas, meglio conosciuto come Bebeto. Un lutto inaspettato che priva il volley mondiale di una delle figure che maggiormente, tra gli anni 80′ e 90′, hanno segnato la nostra disciplina.
Nato il 16 gennaio del 1950 a Rio de Janeiro, Bebeto come giocatore di pallavolo ha vinto 11 titoli brasiliani per il Botafogo, prendendo anche parte con il Brasile ai Giochi Olimpici del 1976 a Montreal.
In qualità di Ct della nazionale verdeoro il risultato più importante è stata la medaglia d’Argento ottenuta alle Olimpiadi di Los Angeles 1984. Al 1990 risale il suo approdo in Italia, alla Maxicono Parma, club con il quale ha conquistato diversi scudetti e coppe.
Dopo l’era Velasco si è seduto sulla panchina della nazionale maschile vincendo: 1 World League 1997, il bronzo all’Europeo 1997 e soprattutto il titolo Mondiale del 1998, il terzo consecutivo per gli azzurri.
Negli ultimi anni si era dedicato al calcio, ricoprendo diverse cariche dirigenziali tra Atletico Mineiro e Botafogo. Da quanto riportano i media brasiliani, proprio durante un evento dell’Atletico-MG un infarto ha messo fine alla vita del grande tecnico brasiliano.
Queste le parole di alcuni attuali protagonisti del mondo della pallavolo:
LORENZO BERNARDI
“Questa notizia mi ha lasciato senza parole. Sei stato un avversario, un grande tecnico ma soprattutto un amico.
Riposa in pace Bebeto la pallavolo perde un’altra grande persona!!!”
ROBERTO PIAZZA
“Ciao Maestro, hai insegnato “la tua pallavolo” a tutte le persone che hanno avuto la fortuna d’incontrarti lungo il cammino… Sempre col sorriso e senza alcuna pretesa”.
STEFANO LAVARINI
“Tra quattro giorni ci sarà gara due dei quarti. Molto probabilmente dopo la partita avrei potuto godermi un’altra chiacchierata, o cinque minuti in un angolo sulle tribune, o due ore alla Jacinta con qualche birra. Non sarà così. E’ inutile ripetere cosa hai rappresentato per la pallavolo mondiale, lo sanno tutti. Né posso dire di aver conosciuto profondamente l’uomo. Io posso solo ripensare all’orgoglio che ho provato il giorno in cui hai voluto conoscermi, mentre tornavo a casa tronfio. Finito il pranzo ci avevano lasciati soli, e siamo rimasti seduti al ristorante per due ore. Nonostante tu avessi degli impegni istituzionali importanti, approfittavi del tuo status per rimandare l’appuntamento con il tuo autista a più riprese, perché ti divertiva quella sorta di confessione o esame. Mi hai studiato un po’, ma poi ho percepito che mi stavi concedendo la tua benedizione. In quei pochi metri verso casa saltellavo come un bambino: un mostro sacro della pallavolo mi aveva confermato che anche in un contesto così nuovo e diverso per me, di fronte ad una sfida così grande, avrei solo dovuto fare il mio lavoro come lo sapevo fare, “a modo mio”, rappresentando me stesso, (“tanto il sedere è il tuo”, giusto per citarti). Purtroppo le occasioni in cui ho potuto confrontarmi con te sui “massimi sistemi” della pallavolo sono state davvero troppo poche, ma le custodirò gelosamente. Così come il ricordo di quando mi stavano rovesciando una bottiglia gelata di champagne in testa la sera del sudamericano, e per vendicarmi della tua risata, mi sono permesso di metterti le mie mani fradicie in testa e sulla giacca, senza che la cosa ti desse il benchè minimo fastidio. Quelli come te conoscono bene il valore di quei momenti e non li turberebbero con una smorfia, nemmeno se sono di proprietà altrui. Beh, è stato il mio modo di ringraziarti, per il poco-tanto che mi hai potuto ispirare. Gelosamente volevo custodire anche questa foto di quel pranzo, ma oggi ho cambiato idea, preferisco condividerla e gasarmi del fatto che ho incrociato il tuo cammino. Grazie ancora maestro, forse ci rincontreremo… che la terra ti sia lieve…”
ANDREA GIANI
“Il volley ha perso un’altra grande persona.
Tu, hai segnato la mia storia.
RIP, un pensiero e un abbraccio a tutta la famiglia“.