Di Paolo Frascarolo
I tifosi di Modena, e di Treviso, se lo ricordano molto bene: chioma rossa, giocatore dotato di una tecnica sopraffina e personaggio dalle grandi dote umane. Per chi ancora non lo avesse capito, Bas Van de Goor, uno di quelli che sapeva come esaltare il pubblico dello sport più bello al mondo.
Il gigante olandese è noto alle cronache sportive non solo per il suo palmares di alto spessore, bensì anche per il coraggio con cui è riuscito a combattere il TIA a Treviso, il diabete dopo, e infine un brutto linfoma, sconfitto come da lui stesso dichiarato sul suo canale Facebook dopo 8 cicli di chemioterapia.
Una importantissima “vittoria” per Bas Van De Goor dal sapore diverso, rispetto a quelle già ottenute sul campo: 3 Scudetti, 3 Champions League e una Olimpiade, contro la nostra Nazionale guidata da Velasco.
Dopo aver scoperto di avere il diabete, non si è perso d’animo e ha creato una Fondazione, che porta il suo nome, finalizzata al supporto e alla stimolazione della pratica sportiva per tutti coloro che, come lui, sono affetti da questa malattia. La Fondazione Bas Van de Goor ha il compito di sostenere tutti i suoi associati con l’obiettivo di migliorare la qualità della loro vita attraverso una sana attività fisica: sport, giornate dedicate e corsi specifici per i soggetti più giovani. Una bella sfida per tutti coloro che sono malati di diabete 1 e 2 perché, come lui insegna, la vita non deve cambiare.
Coraggio, caparbietà e fiducia nella scienza: sono queste le parole chiave emerse nel corso dell’intervista da lui rilasciata alla nostra testata. Nella sua voce emerge la consapevolezza di chi ha passato un momento difficile, ma che ha saputo guardare avanti, anche grazie allo sport, come la sua Fondazione si propone di fare.
La domanda più importante: quali sono attualmente le sue condizioni?
“Dopo un anno difficile, posso dire di stare molto bene. Negli ultimi mesi mi sono focalizzato sul ritrovare la mia forma, e posso dire di essere al 90%. Ho forse bisogno di qualche ora in più di sonno, visto che lavoro e come sempre faccio fatica ad andare tranquillo”.
Come procedono le sue attività?
“Nonostante la malattia, continuo a svolgere il mio ruolo di Direttore della Fondazione, che per questo ha assunto il mio nome. La Fondazione continua a perseguire l’obiettivo di aiutare le persone affette da diabete attraverso l’attività sportiva e il movimento, come camminare e andare in bicicletta”.
Quanto è stata importante la Fondazione nel suo processo di recupero?
“Devo essere onesto: quando mi hanno diagnosticato il linfoma, molte certezze sono crollate, era inevitabile. Mi ha aiutato pensare che la Fondazione procedesse anche senza di me. Questo è la dimostrazione di quanto fatto bene in precedenza. Come una squadra che vince senza il proprio allenatore, significa che il lavoro svolto insieme è stato notevole. Devo aggiungere infine l’importanza della mia famiglia nel mio percorso di recupero”.
Chi sente di dover ringraziare particolarmente?
“Molti dicono che con la serenità si possa guarire, ma non basta. Bisogna avere fiducia nella medicina e nella scienza, perché essere positivi non ti salva. Bisogna ascoltare i medici e seguire le loro terapie: ti possono salvare la vita. E’ importante piuttosto essere positivi per coloro che ti circondano, ma ribadisco che non basta per guarire. Il cancro è una malattia che può essere sconfitto solo dalla medicina”.
Come convive da tempo con il diabete?
“Differentemente dal tumore, tutti coloro che soffrono di diabete possono aiutare la propria persona con una mentalità positiva e uno stile di vita sano. Bisogna tenere conto della distinzione tra il diabete 1, che richiede l’uso di insulina, e il diabete 2, che può essere curato anche con le pastiglie ipoglicemizzanti. In merito al diabete ci tengo a dire che uno stile di vita sano comporta un minor utilizzo di medicine”.
Quanto è importante per lei far conoscere la sua Fondazione in Italia?
“Ci stiamo facendo conoscere in Italia grazie ad un’azienda farmaceutica danese che, dopo un primo approccio in Spagna, ora è interessata a volgere lo sguardo al vostro paese. La loro attività, accompagnata dalle mie conoscenze in ambito sportivo, potrebbe ampliare le strade della nostra Fondazione. Mi piacerebbe organizzare qualcosa a Modena, in collaborazione con i giornalisti, chissà magari durante una partita”.
Quanto le manca l’Italia?
“L’Italia mi manca tantissimo, ho moltissimi amici e cerco di tornarci ogni anno. L’estate scorsa mi hanno fatto una bellissima sorpresa. Cerco di tenermi sempre aggiornato sul vostro campionato, anche perché continuo a tifare Modena, che spero possa vincere il campionato”.
Clicca qui per visitare il sito della Fondazione Bas Van de Goor.