A Padova c’è una squadra mondiale: l’intervista a Luigi Randazzo

DATA PUBBLICAZIONE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti
SHARE
SHARE
TEMPO DI LETTURA
più di 5 minuti

Di Roberta Zucca

Per definire le sue scelte, è bene unire due concetti, ovvero il cuore e l’istinto. Il cuore di Luigi Randazzo è proiettato verso il campo, il suo amato taraflex, in cui esprime un gioco passionale ed appassionato. L’istinto è quello che gli ha permesso di andare al di là di ciò che avrebbero voluto tutti, avendo la capacità di scegliere per sé stesso. E la sua scelta è stata la Kioene Padova, una squadra giovane, che diverte, che riscatta il suo grande potenziale giornata dopo giornata. E nella quale Gigi è l’asso pigliatutto, che pensa in grande e gioca altrettanto in grande stile. Ha collezionato svariati MVP e la doppia cifra non pare essere mai un problema.

Avevo voglia di giocare. Di mostrare a me stesso e alla pallavolo ciò che avevo coltivato in questi anni. Volevo darmi la possibilità di far bene e di dimostrare che rispetto a quando ho esordito in Superlega mi sono ritagliato i miei spazi, facendo leva sui sacrifici fatti dentro e fuori dal campo. Padova è la squadra che mi sta dando la possibilità di fare tutto questo

Lei, Travica, Nelli. Dal vostro passato emerge una grande rabbia agonistica? È questa la vostra arma vincente?
“La definirei più una forte motivazione. Ci siamo trovati in agosto ed è scattata un enorme chimica dai primi allenamenti. Non solo noi tre ma anche con gli altri. È una squadra ambiziosa con l’obiettivo di centrare i playoff e magari togliersi qualche soddisfazione”

Per la Kioene ha rinunciato ad un posto nella Lube. Le posso chiedere quanto aveva paura di aver fatto una scelta azzardata?
“Zero. Altrimenti non mi avrebbe nemmeno sfiorato l’idea. L’ho voluto fortemente e ho lottato per le mie scelte sapendo che sarebbe stata una scelta coraggiosa ma giusta per la mia carriera”

Per ora una scelta ripagata da un quinto posto della classifica. Che aria si respira in spogliatoio?
“Di soddisfazione. Ma senza pensare troppo ai punti o alla posizione. Ci godiamo il momento e ci prepariamo all’arrivo di momenti ostici come quelli in cui giocheremo contro le grandi. Perché vorremo giocarcela con chiunque”

Al rendimento personale ci pensa? Lei e Travica state costruendo un gioco bello ed insidioso.
“Sarei pazzo se dicessi che non guardo le statistiche di rendimento, ma le guardo globalmente e penso a quanto la squadra stia facendo bene. Se poi il mio contributo aiuta la squadra a conquistarsi qualche punto in più ne sono orgoglioso”

In questi giorni si è fatto il suo nome e quello di altri posti quattro per il Mondiale. Ci sta già pensando?
“Sto lavorando per arrivare ad essere scelto. L’azzurro per un giocatore della Superlega è sempre un obiettivo collaterale agli obiettivi di squadra e della stagione regolamentare. Poi, se mi fa pensare al fatto che saranno mondiali giocati nel nostro paese, appare tutto ancora più stimolante”

Sarà una lotta dura per le convocazioni.
“Beh, in tanti si stanno esprimendo al meglio, e la concorrenza per il mio ruolo c’è. Padova mi mette nelle condizioni per lavorare serenamente e per esprimermi al meglio in questo senso. La fiducia che Baldovin ha riposto in me è un motivo in più per continuare su questa strada senza distrazioni”

Sono le sue origini isolane a darle questa aura di severità e questo approccio silente e metodico?
“Diciamo la mia famiglia. A 14 anni ho lasciato Catania per trasferirmi a Macerata ed inseguire il mio sogno. Riuscire nel mio lavoro è un motivo di orgoglio per loro. La lontananza si sente, e ho sempre cercato di dare loro meno pensieri possibili”

Chi è Gigi fuori dal campo?
“Un ragazzo normale. A cui piace stare con gli amici e la propria ragazza nel tempo libero, magari cucinando per loro perché è una cosa che mi piace moltissimo e nella quale, non appena ho un minuto libero, cerco di applicarmi”

 

CONDIVIDI SUI SOCIAL

Facebook

ULTIMI

ARTICOLI


Andrea Baldi, figlio di Giorgio: “Volevo fare calcio. Per fortuna ho ascoltato mio padre”

Sale in Zucca

Lo vedo festeggiare settimane fa per la Coppa Italia. Lo rivedo alzare la Supercoppa, buttarsi per terra in mezzo ai lustrini del palazzetto dopo aver battuto in una finale senza storia quel San Donà che avevano battuto 3-0 solo un mese fa nella prima battaglia e festeggiare. Lo guardo e penso a quanto suo padre Giorgio sia fiero di lui, e quanto, se fosse toccato a lui, avrebbe gioito e fatto meno rumore, perché se sei il Baldi del 1994, e stai scrivendo un pezzo della storia della pallavolo sarda e di un paese come Sant’Antioco, lo fai con l’aria algida di chi ha eseguito i compiti alla perfezione, ma il carattere così austero e l’aria impenetrabile ti impediscono la ricreazione. Invece Andrea Baldi, ventuno anni dopo è ciò che ero io quando appena dodicenne, andavo a squarciagolare per suo papà che era un mostro di bravura. Andrea ha gli occhi di papà, ma ha la mia stessa visione del mondo, ossia quella di chi deve godere di ogni 'frame' della sua vita, caricare il fiato di tutta l’aria che ha a disposizione e urlare ai quattro venti o controvento. 

In una Romeo Sorrento di cui non si può non scrivere bene, piena di storie che fanno la storia di questa stagione, Andrea è una perla rara che si conquista anche rischiando di farlo arrossire, quando lo si riempie di complimenti a cui forse uno come lui non si abituerà mai, o raccontando ciò che si vede fuori dal campo, quando finalmente questo venticinquenne alla sua quarta stagione in serie A ha messo in valigia una finale playoff con Bergamo e una stagione in Superlega con Catania, prima di approdare nella Romeo in cui tutte le ciambelle sembrano uscire col buco e con la glassa.

“Non posso che essere estremamente felice per l’anno che sto disputando, che stiamo disputando tutti qui a Sorrento. Abbiamo fatto davvero delle buone partite, nelle quali ho potuto giocare e nelle quali dimostrare a che punto del mio percorso sono arrivato dopo questi anni. Io non ho molti anni di carriera alle spalle, ho cominciato relativamente tardi con la pallavolo e ogni tanto ho come l’impressione di essere più indietro rispetto a tutti i miei coetanei, perché ho meno esperienza”

Perché ha cominciato così tardi?

“Giocavo a calcio, ed ero un giocatore diciamo accettabile. Avevo cominciato col volley a Brescia, poi non ne avevo più voluto sapere, finché con papà ho ragionato della possibilità di ripartire da Bergamo. È stata una scommessa vinta, ho ascoltato i consigli di mio padre e ho accettato il fatto che avesse ragione”

Suo padre è un giocatore al quale io da tifoso e da isolano sono molto legato (Giorgio Baldi n.d.r., ex centrale fra gli altri di Gabeca e Banca di Sassari). Che ingombro significa avere un papà così severo, ma così lungimirante?

“Io ho un bellissimo rapporto con lui. Quando ero un po’ più giovane ho avuto i classici confronti tra un figlio che vorrebbe fare un po’ ciò che gli pare o almeno ciò che sulla sua carta sembra più corretto e un padre che conosce molto bene questo mondo e voleva giustamente guidarmi nelle scelte. Ripeto, col tempo ha avuto ragione lui. Mi ha sempre detto che avrei dovuto cominciare prima e che mi sono perso degli anni. Io rispondo guardando il bicchiere mezzo pieno, ovvero che la mia figura fisica ha risparmiato stagioni di stress e sofferenza. Sono un prodotto più nuovo di altri (ride n.d.r.)”

Un anno in cui su due trofei in palio, lei li ha vinti entrambi. 

“Quest’estate ho avuto molto tempo per pensare, dato che da marzo ero a casa a lavorare sulla parte fisica e tecnica. Ho avuto l’ambizione di capire cosa fosse meglio per me, di fare una scelta se vogliamo coraggiosa, ossia di scendere in A3 e giocare, mettermi alla prova. Ho parlato con il Presidente Ruggiero e mi ha presentato questo bellissimo progetto. Ho fatto di più, sono andato a Sorrento in vacanza e ho voluto capire che possibilità darmi. Per ora è una bellissima scommessa vinta. Faccio una vita che è il sogno di molti e sono qui tra i protagonisti di un’annata perfetta con un gruppo bellissimo”

Siamo alla semifinale promozione. Sorrento e Altotevere sono in parità. Decisiva gara tre.

“Ora arriva il momento di dare il tutto per tutto nella partita ipoteticamente più significativa di questa stagione. Sicuramente le coppe sono grandi obiettivi, ma arrivare in fondo ai play-off conta ancora di più. Domenica è stata sicuramente una partita complicata e ci siamo scontrati contro un avversario tosto, come già prevedevamo e come già abbiamo avuto modo di constatare domenica scorsa". 

"Fortunatamente mercoledì torneremo ad avere il fattore casa a nostro vantaggio e dovremo assolutamente far uscire di nuovo la Romeo Sorrento che siamo sempre stati, consapevoli delle nostre qualità, ma soprattutto uniti nei momenti complicati. Nessuno di noi ha intenzione di tornare a casa prima del previsto”

Il gruppo della Romeo. È tutto?

“Ogni giorno quando entri in palestra, capisci che tutti, dallo staff ai giocatori, lo facciamo perché è l’unica cosa che vogliamo fare davvero. C’è tanta volontà, passione ed entusiasmo. Certo, i successi aiutano, ma quest’aria io l’ho respirata dal primo giorno”

Quindi guardando indietro a Catania in A1 o a Bergamo in A2, nessun rimpianto di non essere lì?

“Assolutamente no. Volevo fare un anno completamente fuori, lontano dalle mie certezze. Le esperienze in Superlega e a Bergamo sono state positivissime e altamente formative, ma da Sorrento volevo cose diverse. Sono rimasto colpito dall’atteggiamento, dalle loro serietà, dal divertimento che provo ogni giorno e dalla serenità che tutti abbiamo anche in questo momento della stagione”

Di Roberto Zucca