Di Stefano Benzi
Una vecchia storia di doping mai risolta, senza chiarimenti né riabilitazione. Ma all’attuale CT della Bulgaria Plamen Kostantinov la cosa ancora non va giù: era il 2008 e la Bulgaria si stava preparando alle Olimpiadi di Pechino, Kostantinov era uno dei top player quando un controllo antidoping lo fermò. Fu un vero colpo di scena oltre che uno scandalo: all’epoca la crociata contro il doping era al suo culmine, le squalifiche erano immediate e qualsiasi ricorso tra controanalisi e referti eseguiti privatamente dagli squalificati impiegava mesi prima di essere considerato.
Kostantinov fu raggiunto dalla squalifica mentre era in Corea, al training camp pre olimpico, e fu immediatamente rispedito in patria prima della partita contro la Cina per effettuare delle controanalisi.
Della vicenda parla oggi Martin Stoev, ex commissario tecnico della nazionale bulgara: “Avevamo l’ambizione di puntare al podio ma Plamen non c’era, era il nostro giocatore di punta e all’improvviso sparì dal ritiro – racconta Stoev – fu una vicenda surreale. Sappiamo solo che arrivò un documento in cui Kostantinov risultava positivo a un anabolizzante ma nessuno di noi vide mai un referto, un certificato, un dato… nulla. Il nostro laboratorio di Sofia diceva che le analisi erano tutte negative e le inviarono alle autorità internazionali. Ma non servì a nulla”.
Konstantinov chiese di poter sostenere un nuovo esame antidoping ma le autorità olimpiche rifiutarono. Ne eseguì uno a Sofia che ancora una volta dette esito negativo ma non ci fu modo di chiarire la questione: “Plamen giurò a tutto lo spogliatoio di non aver mai preso nulla, tornò a Pechino, chiese di essere nuovamente esaminato dal laboratorio del villaggio olimpico che si rifiutò di eseguire le analisi. In Europa altri tre test diedero esito negativo” – conclude Stoev che crede ciecamente nella buona fede del suo giocatore. Ironia della sorte quando a Kostantinov fu consentito di tornare in campo, dopo quattro partite – due vittorie con Cina e Venezuela e due sconfitte con USA e Italia, la Bulgaria perse ai quarti di finale 3-1 dalla Russia e il torneo finì.
Stoev usa un parola forte quando gli viene chiesto un parere su quanto accadde in Cina: “Fu un complotto, un autentico sabotaggio. Anche se da quanto ho visto nelle ultime settimane – dice riferendosi probabilmente ai casi di Antonijevic e di Sylla – mi rendo conto che ci sono ancora troppe discrepanze tra un caso di doping concreto e consapevole e uno del tutto inconsapevole e legato a una intossicazione alimentare. Ma non si può condannare un atleta e cancellarlo da una competizione per poi riabilitarlo quando ormai è troppo tardi”.