Di Roberto Zucca
Vedendolo nelle prime settimane di lavoro padovane ha l’aspetto di un guerriero. Un combattente che veste una maglia bianconera e si prepara a ritornare a conquistare il posto che gli spetta nel campionato italiano. Dragan Travica è ufficialmente tornato a casa, nella sua amatissima Padova, città in cui è cresciuto grazie ai trascorsi di suo padre Ljubo, che a Padova militò per quattro stagioni.
Quando ha capito che sarebbe stata Padova la sua scelta?
“C’è stata subito una fase di interessamento. Mi sono allenato con loro da maggio, quando ho finito la stagione e ancora non avevo ricevuto offerte di ingaggio. Quando mi è stato presentato il progetto ci ho riflettuto ma ho capito subito che fosse il momento di tornare qui, a casa, e giocare con una società solida e con un allenatore che già conoscevo”.
Che progetto le è stato presentato?
“Il progetto di una società che mantiene una straordinaria serietà e continuità nel tempo. Una squadra che cresce e su cui si investe ogni anno, e una grande laboratorio di nuove leve da cui negli anni sono usciti degli ottimi giocatori che tuttora fanno parte di questa squadra”
Si sono invertiti i ruoli. Un tempo era lei il talento da crescere. Ora invece ricopre il ruolo di capitano.
“E per me è un grande onore. Sono arrivato in un’età in cui, superati i 30 anni, dal campo desideri qualcosa di diverso, in primis le responsabilità. Ti senti di portare del tuo all’interno della squadra e non hai paura di essere anche solo una guida in campo e fuori. Ti stimola, ti inorgoglisce vedere qualcuno più giovane di te che muove i primi passi con successo e a cui magari hai dato un piccolissimo contributo per la riuscita di un obiettivo”
Da quando scriveva sul blog dei tempi complessi di Macerata è cambiato molto…
“Ho fatto un percorso. Anni in cui ho vinto tanto, anni in cui come l’ultimo in Iran qualcosa non è girato nel verso giusto o la parentesi russa che ha ridato ordine a tutta la mia vita. Non c’è un nuovo Dragan, c’è un Dragan diverso, più consapevole di ciò a cui dare priorità e più orientato verso la serenità e determinati valori”.
La sua famiglia come ha reagito al ritorno a Padova?
“Mia madre adesso che è tornata a vivere stabilmente a Zagabria è arrabbiata perché per anni mi ha aspettato qui a Padova e non sono mai arrivato. Ora dovrà macinarsi un po’ di km per tornare al palazzetto. Papà era felice della scelta. Anche lui di questa società ha degli ottimi ricordi. C’è anche mia sorella Mihaela che adesso è tornata in Italia con la sua famiglia. Insomma, non siamo più sparsi in mille continenti e questo è sicuramente positivo”.
Della squadra cosa mi dice? A prima vista sembrate molto affiatati..
“Lo siamo. Mi trovo molto bene e questo è già un punto molto positivo. Ci sono delle individualità molto interessanti e stiamo lavorando affinchè questo campionato possa essere ricco di soddisfazioni. Le basi e il gruppo ci sono. Ora spetta a noi gestirci al meglio”.
Obiettivo della stagione?
“Stupire. Tornare a giocare con continuità e divertire un pubblico e una città in cui ho trascorso degli anni meravigliosi e con cui vorrei un progetto a lungo termine”.
Si reputa molto cambiato?
“Sì, lo sono. E ne sono immensamente felice”.