Di Stefano Benzi
Un’Italia discontinua, capace di essere molto bella ed efficace, ma anche fragile in modo disarmante, fa il suo esordio con una sconfitta agli Europei perdendo contro la Germania una partita che con più attenzione e cattiveria si poteva vincere in carrozza.
Inutile tirare fuori dall’armadio i ricordi dorati di Rio e i rimpianti di quella finale perduta. Questa è un’altra squadra con qualche scelta forzata – la decisione di dare una tregua a Osmani Juantorena e l’addio a Birarelli – e qualche altra scelta discutibile, come quella di mandare a casa Ivan Zaytsev che da persona intelligente si è chiamato fuori da qualsiasi polemica ulteriore con un semplice post beneaugurale (leggi qui) ai suoi compagni di squadra. Il resto tocca agli azzurri che devono cominciare da un ostacolo solido come quello rappresentato dalla Germania di Andrea Giani: molti tedeschi la grande pallavolo l’hanno imparata qui da noi… Fromm, Hirsh, Kaliberda… la loro ambizione non è seconda alla nostra. E come noi sanno che perdere la prima significa mettersi sulle spalle una zavorra pesante in un format nel quale vincere è l’unica cosa che conta.
1° SET – Un set molto equilibrato e incerto che si gioca per lo più punto a punto e che vede la Germania un filino più aggressiva sul servizio correndo la giusta dose di rischi. L’Italia è sempre brava a rientrare senza che il punteggio apra il campo a gap preoccupanti: poi al 39esimo scambio c’è qualcosa che si inceppa. Alla Germania viene regalato dagli arbitri un palleggio più che sporco di Grozer e i tedeschi si ritrovano con un tesoretto di due punti che gestiscono bene: Kampa distribuisce il gioco tra Kaliberda, Fromm e Grozer trovando sempre la prima linea pronta ed efficace, ma il capolavoro lo fa Hirsch che si alza dalla panchina su ordine di Giani per forzare il servizio del set-point. Ed è un ace d’autore, di grande personalità (25-22 Germania).
2° SET – La seconda frazione parte con le stesse caratteristiche della prima, un balletto punto a punto che però vede sempre la Germania avanti nella prima fase grazie anche a percentuali in attacco decisamente migliori di quelle azzurre. La musica cambia sul 14-14 quando finalmente è l’Italia a mettere il naso avanti e nel finale, di fronte a una ricezione tedesca molto meno efficace sul servizio italiano e a un Giannelli sfrontato nel servire palloni deliziosi e non sempre facilissimi a Vettori e Lanza, il set se ne va quasi comodamente pareggiando i conti con un’Italia capace di alzare davvero il proprio livello di gioco (25-21 Italia).
3° SET – L’inerzia del match sembra davvero cambiata: Giannelli gioca con sempre maggiore personalità mentre Kemp piazza palloni prevedibili e un po’ banali su un Gozer meno efficace e murato troppo spesso. Stavolta è l’Italia a prendersi la responsabilità di andare avanti e di fare la lepre: dall’1-0 l’Italia non andrà mai in passivo fino alla fine della frazione con i tedeschi che si affannano a gestire un ritmo che nella parte finale del set gli azzurri rendono frenetico e imprevedibile. Si vedono alcune gemme, tutte da evidenziare: un pallone messo sul campo avversario a una mano da Giannelli, un break di quattro punti su turno di servizio di Lanza che piazza due ace e gli ultimi due punti affidati da Giannelli ad Antonov che trovano la difesa tedesca del tutto impreparata.
4° SET – Tutto quello che di buono aveva mostrato l’Italia nel terzo set scompare nel quarto; un autentico black-out quello dell’Italia che si spegne sia da un punto di vista statistico di efficacia in ricezione, in attacco e a muro che da un approccio caratteriale. E poi certo, in campo ci sono anche gli avversari: Kampa comincia a variare molto di più il gioco trovando un Kaliberda di nuovo ispirato dopo due set di sonno profondo e anche Simon Hirsch e Tobias Krick (18 anni, 2.10 di potenza e grande freddezza), responsabilizzati da Andrea Giani, arrivano a fare la differenza che costringe l’Italia a un tie-break sicuramente evitabile con maggiore cattiveria.
5° SET – L’Italia che nel quarto set era andata a intermittenza si spegne del tutto nel quinto; si vede una squadra intimorita, discontinua, estremamente fallosa e labile nelle sue chiusure a muro. Antonov non trova più un punto e Grozer passeggia sulla nostra difesa permettendosi attacchi devastanti e punti anche a muro. Non ne gira dritta una all’Italia che però merita la sconfitta di fronte a una squadra molto più matura e quadrata. Arriva un punto, è poco ma non è troppo poco. Adesso i match contro Slovacchia e Repubblica Ceca non possono consentire altre incertezze. Tanto per cambiare, non si può più sbagliare”.
QUESTO IL TABELLINO DEL MATCH
GERMANIA-ITALIA 2-3 (25-22, 21-25, 19-25, 25-19, 15-8)
Germania: Fromm 9, Schott, Kaliberda 17, Andrei 9, Böhme, Grozer 28, Kampa (C), Hirsch 1, Zenger (L), Zimmermann 1, Krick. Coach: Andrea Giani. Non entrati: Weber (L), Karlitzek, Baxpöhler,
Italia: Randazzo, Vettori 18, Spirito, Giannelli 5, Mazzone 10, Lanza 17, Colaci, Piano 7, Antonov 11, Botto, Ricci. Coach: Gianlorenzo Blengini. Non entrati: Balaso, Buti (C), Sabbi.
Arbitri: Erdak Akinci (Turchia) Lucian-Vasile Nastase (Romania).
Durata Set: 32’, 31’, 32’, 30’, 17’ (2.22’)
Arbitri: Erdal Akinci (Turchia) e Lucian Vasile Nastase (Romania)
Spettatori: 3420