Di Redazione
Prosegue la nostra collaborazione con la pagina Fondamentalmente Pallavolo e questa volta analizziamo un fondamentale spesso trascurato, ma al tempo stesso molto caro ai migliori allenatori al mondo: la copertura dell’attacco. A occuparsene è Walter Martilotti, oggi assistant coach dell’Halkbank Ankara e in passato impegnato per anni nello stesso ruolo a Cuneo e Macerata in A1, poi a Siena e Tuscania in A2. Ecco il contributo del tecnico calabrese:
La mia esperienza personale riguarda prevalentemente il settore maschile di alto livello, dove ho operato per la maggior parte della carriera. Quando Alberto Giuliani interrompe il gioco su un battitore pesante ha una frase ricorrente: “Facciamo cambio palla di squadra!”. Che significa? Quando il cambio palla non è di squadra?
Se si pensa ad un’azione di cambio palla ci si immagina (si spera) che a toccare la palla siano massimo 3 giocatori su 6: un ricettore, l’alzatore e l’attaccante. Ci sono casi in cui addirittura solo in 2 toccano la palla:
• quando ricettore ed attaccante sono lo stesso giocatore;
• quando il palleggiatore decide di attaccare di seconda intenzione;
• quando la battuta è ricevuta dall’alzatore il quale propone direttamente un’alzata col primo tocco.
Quindi un cambio palla al primo tentativo non è un cambio palla di squadra, perché chi non tocca la palla ha lo stesso merito degli spettatori sugli spalti. L’idea dietro al concetto di cambio palla di squadra è la predisposizione a voler allungare lo scambio, per prevenire il male “assoluto”, cioè il break point avversario diretto.
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Ogni parte in causa dovrà compiere degli adattamenti: il ricettore penserà a “difendere” la battuta senza badare tanto alla precisione, la richiesta è tenere la palla alta quanto più possibile in mezzo al campo. L’alzatore partirà già preventivamente staccato da rete per arrivare meglio sotto la palla e si preoccuperà di alzare una palla alta quanto più vicino possibile a rete. L’attaccante avrà come primo obiettivo, se l’alzata lo consentirà, giocare la palla sul muro per creare una nuova transizione favorevole, chiamando così in causa, finalmente, la copertura.
La copertura è un sistema organizzato di movimenti preventivi e situazionali. Esso deve rispondere a delle regole prestabilite dal modello di prestazione della squadra, ma deve anche sapersi adattare alle situazioni che la singola azione propone.
Ho usato diverse parole chiave: organizzato; preventivo; situazionale; regole prestabilite; adattamento. Ebbene sì, la copertura è tutto questo! Spesso abbiamo sentito dire che la copertura è solo una questione di atteggiamento e di volontà. Anche questo è vero ma, aver la voglia di prendere una palla trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato, la farà rimanere tale e la palla toccherà inesorabilmente il nostro terreno di gioco, ahimè!
Per far sì che questo sistema sia ben organizzato, la prima cosa da fare è stabilirne le regole e le zone del campo da presidiare necessariamente. Secondo me, la prima regola fondamentale è avere sempre un elemento in copertura lunga. Un giocatore starà a presidio della zona del campo più lontana dall’attaccante coinvolto. Egli rimarrà sui 5/6 metri esattamente a centro campo o un passo verso il lato dell’attaccante. Questo giocatore raccatterà i palloni più facili da coprire, cioè quelli che hanno una parabola più alta e sono più lenti, proprio quelli che tanto fanno arrabbiare gli allenatori quando non vengono coperti. Questa posizione ci proteggerà inoltre da un’altra situazione che tutti attribuiscono alla sfortuna: attacco potente difeso che torna direttamente nel nostro campo e cade negli ultimi metri.
La seconda regola fondamentale è che il giocatore di seconda linea, che si posiziona dietro l’attaccante, non debba mai oltrepassare la linea dei 3 metri. Questa posizione gli permetterà di gestire facilmente i palloni che dal muro gli rimbalzano alle spalle, potendo utilizzare eventualmente il tuffo in avanti per i rimbalzi più corti.
La terza regola riguarda la posizione del centrale e del laterale non coinvolti nell’azione d’attacco. Essi devono essere quanto più possibile lontano da rete, posizione facile da raggiungere in caso di palla alta, più difficile in caso di ricaduta da finta di primo tempo.
Il palleggiatore è il primo che sa quale attaccante riceverà la palla. Il suo obiettivo è quello di raggiungere prima possibile la zona centrale del campo a cavallo della linea dei 3 metri e, se possibile, evitare di intervenire in copertura per poter organizzare al meglio l’eventuale contrattacco di transizione. Quest’ultima affermazione può sembrare un’eresia, ma ha maggiore valenza quando l’attaccante, per risolvere una situazione di svantaggio, decide di tenersi la palla giocandola sul muro. Se questa copertura venisse effettuata dal palleggiatore si creerebbe un circolo vizioso, dovendo poi rigiocare una nuova palla alta e quindi ritrovarsi in una situazione di svantaggio, nuovamente.
In conclusione il sistema di copertura in situazione di ricezione perfetta è abbastanza situazionale per il centrale e per lo schiacciatore di seconda linea che porta la pipe. Essi, oggettivamente, non riusciranno a raggiungere la posizione di copertura ideale. In caso di palla alta, invece, è sempre possibile raggiungere le posizioni richieste dal modello di prestazione, adattando di volta in volta le competenze tra i vari ruoli in caso di palleggio effettuato da fuori campo o se il libero è assente in quella determinata occasione.
Le varie posizioni di copertura suggerite sono frutto di studi effettuati sui punti di caduta dei muri su diversi campionati diSuperlega italiana.
In questo periodo di emergenza sanitaria, quotidianamente in tv ci propongono la heat map dei contagi sul territorio nazionale. Personalmente preferisco mostrarvi le heat map dei punti di caduta dei muri subiti dalla mia squadra, durante l’ultimo campionato turco appena concluso. Ogni 10 partite le aggiorno, confrontandole con quelle precedenti per avvalorare la bontà delle scelte effettuate ad inizio stagione nel modello di prestazione.
In definitiva, per essere un buon giocatore in copertura, bisogna dubitare delle capacità del compagno di finalizzare l’attacco senza essere murato. Se si pensa che il nostro compagno verrà murato al 100%, l’attenzione nel guardare solo il muro, da dove effettivamente arriva la palla, sarà maggiore.
(fonte: Fondamentalmente Pallavolo)