Di Redazione
Il Cristiano Ronaldo del volley: così lo definisce Olympic Channel, il portale di informazione del CIO, nella lunga intervista esclusiva realizzata da Alessandro Poggi. E Wilfredo Leon, uno che alle sfide non rinuncia mai, non si tira indietro: “Sono onorato del paragone e del fatto che tutto il lavoro che ho fatto, in campo e fuori, venga riconosciuto. Della vita privata di CR7 non so molto, ma diciamo che da quello che leggo ho regole meno restrittive di lui per le ore di sonno e l’alimentazione… sono più ‘liberale’, ma non significa che sia meno professionale“.
Alla domanda su chi avrebbe la meglio tra i due in una gara di salto, il campione cubano risponde senza esitazione: “Se si tratta di toccare il pallone il più in alto possibile, al 100% vincerei io. Se parliamo dell’altezza del salto da terra, probabilmente sarebbe simile. Non so esattamente come spiegare la mia tecnica di salto… Certe volte mi rendo perfettamente conto di quella ‘piccola pausa’ mentre resto sospeso in aria e vedo le pareti che si abbassano, prima di colpire la palla. In parte è dovuto al mio lavoro in palestra, ma probabilmente è più che altro un dono di natura e non si può studiare più di tanto“.
Leon parla anche dei tre paesi che hanno segnato la sua vita: “Cuba è il luogo in cui sono cresciuto come uomo e come giocatore, ho molti amici e la mia famiglia lì, avrà sempre un posto nel mio cuore. L’Italia è il posto in cui lavoro e do il massimo per rendere felici i miei tifosi. La Polonia è il mio presente e il mio futuro, ogni cosa che faccio oggi è per questo paese“. E sulla scelta di giocare in Italia alla Sir Safety Conad Perugia lo schiacciatore aggiunge: “Il campionato italiano al momento è il migliore al mondo, volevo mettermi alla prova e cambiare la mia routine rispetto a quella che vivevo in Russia“.
Una curiosità riguarda gli ace, di gran lunga il colpo preferito da Wilfredo: “Mettere a segno un ace è qualcosa di davvero personale. Tutto dipende da te: il lancio, la rincorsa, il salto, il modo in cui colpisci la palla… Quando attacchi è diverso, perché sei legato anche all’alzata, anche se ovviamente a tutti piace una schiacciata vincente”.
Leon, che si trova attualmente a casa in Polonia, riflette anche sull’isolamento domestico: “Per noi è un periodo difficile, soprattutto perché non possiamo allenarci nel modo giusto. Sto cercando di seguire i piani di allenamento del mio preparatore, ma il lavoro è molto diverso e anche la quantità di carico. La palla poi non l’ho praticamente mai toccata, soprattutto qui in Polonia, dove ho davvero poco spazio in garage. Sono in quarantena e non posso uscire per due settimane, non posso giocare in casa per non danneggiare i mobili e ho anche due figli piccoli… è davvero dura!”
L’intervista completa (in inglese) è online a questo link.
(fonte: Olympic Channel)