Di Redazione
Sembra definitivamente saltata la trattativa tra la Lega Pallavolo Serie A Femminile e gli agenti di giocatori e staff sullo spinoso tema della riduzione degli ingaggi in seguito alla chiusura anticipata della stagione. Nel suo ultimo comunicato, l’Associazione Procuratori Volley parla di “distanze incolmabili tra le due proposte” e conclude perentoriamente: “Non possiamo che decretare il mancato raggiungimento di un accordo comune. Tratteremo pertanto coi singoli club la definizione degli accordi in essere“.
Numerosi i punti su cui l’associazione si dichiara in disaccordo, smentendo il comunicato della Lega che parlava di “condivisione”. Non sono state accolte le richieste dei procuratori sulle percentuali di decurtazione (che sarebbero dovute essere uguali per A1 e A2) e sulle soglie minime esenti dal “taglio” (20.000 euro per la A1 e 12.000 per la A2): “Riteniamo inconcepibile decurtare una percentuale del 40% ad atlete che guadagnano somme irrisorie, pari o addirittura inferiori a 12.000 euro annui!“.
Anche la richiesta di utilizzare i promessi contributi statali per restituire i compensi mancanti è stata accettata soltanto in parte: “Ci è stato risposto da parte della Lega che, in caso di incasso dei contributi, il solo 50% degli stessi sarà destinato a coprire i mancati compensi delle atlete e degli staff tecnici“. Apertura parziale anche sull’idea di utilizzare la fidejussione richiesta alle società per coprire prioritariamente i crediti delle giocatrici: “Ci è stato risposto che valuteranno se applicare questa modifica per la stagione 2020-2021, dunque riforma non certa e, peraltro, limitata solamente alla prossima stagione sportiva“.
“Ci aspettavamo maggior collaborazione da parte dei club, ma cio non è avvenuto” sintetizzano amaramente i procuratori, che non escludono, in caso di mancato accordo, il ricorso alle vie legali.
(fonte: Comunicato stampa)