Itas Trentino

Michieletto: “Mi spaventa di più l’esame di maturità che una partita”

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Di Redazione

È stato sicuramente una delle rivelazioni di questo campionato, si è fatto sempre trovare pronto ogni volta chiamato in causa da Coach Lorenzetti rispondendo con prestazioni eccellenti.

Stiamo parlando di Alessandro Michieletto, schiacciatore e talento emergente dell’Itas Trentino che è stato intervistato dal Corriere del Trentino. Il diciottenne racconta come sta trascorrendo questo periodo particolare, fa un riassunto della stagione e guarda al futuro..

Come vive questo momento un ragazzo di 18 anni? «È un periodo molto difficile per tutti. Ho stravolto la mia giornata. Con tutta la sofferenza che ci circonda, il minimo che possiamo fare è rispettare le regole».

Si allena ancora dopo lo stop alle competizioni? «Ci alleniamo da casa sei giorni a settimana. Il preparatore Guazzaloca ci ha concesso un solo giorno di libertà. Facciamo un lavoro molto tosto perché è giusto tenerci in forma. In più a casa riesco anche a fare qualche palleggio con il papà e le sorelle quindi mi ritengo fortunato».

Frequenta l’ultimo anno all’Istituto tecnico Buonarroti: come è cambiata la vita di studente? «Mi manca anche alzarmi la mattina per prendere l’autobus e andare a scuola. Le videolezioni sono comode a livello logistico ma sono più difficili sul piano dello studio e dell’organizzazione personale: è un impegno più simile a quello universitario».

In più avete l’incognita della maturità«Penso che sia giusto poterla fare per avere un diploma e dobbiamo arrivarci preparati. Aspettiamo però di sapere se potremo tornare in aula per fare anche le prove scritte o se sarà soltanto orale su tutte le materie».

La spaventa di più l’esame di una partita? «Di sicuro. Giocare a pallavolo è un divertimento che trasmette una scarica di adrenalina e grinta. La maturità invece mette più che altro paura. Inoltre prima di andare in campo sono consapevole di essere pronto al 100% per quello che mi aspetta, per l’esame temo che non sarà possibile».

Si sarebbe aspettato di poter essere la rivelazione della stagione dell’Itas? «Non mi piace pensarlo. Sono contento dello spazio che ho avuto ma fino a ottobre non me lo sarei mai aspettato. Giocare mi rende felice e ripaga degli sforzi fatti magari uscendo meno con gli amici per allenarmi: sembra banale ma è vero che i sacrifici portano sempre a qualcosa».

La scorsa estate ha anche vinto il Mondiale Under 19: cosa le resta? «L’orgoglio di un percorso iniziato a giugno e concluso a fine agosto. Abbiamo giocato tutta l’estate e lo rifarei mille volte. Non è da tutti diventare campioni del mondo: siamo ragazzi fortunati».

Ci sono stati momenti di svolta nella sua crescita sportiva? «Il primo è stato il passaggio di ruolo da libero a schiacciatore: non ho sentito troppo lo sforzo e ho iniziato a crescere in altezza. Ora devo lavorare sulla massa. Il secondo è stato l’esordio in SuperLega e la possibilità di giocare con grandi campioni».

Quanto le dispiace non finire la stagione? «Ero sia nel gruppo della prima squadra sia della A3 quindi volevo finire entrambi i campionati con due gruppi di compagni fantastici. Ci avvicinavamo ai playoff di SuperLega che sono il momento più bello ed eravamo carichi, quindi c’è profondo rammarico. Personalmente inoltre ero in una fase di crescita esponenziale».

Che cosa le manca maggiormente? «Entrare in palestra, respirare l’aria dello spogliatoio. Vivere la quotidianità con i compagni con cui condivido un lavoro che è anche passione. Normalmente passo più tempo in palestra che a casa quindi la squadra è parte importante della mia vita».

Resta una piccola speranza di tornare in campo? «Quando torneremo alla normalità sarebbe bello poter fare semifinale e finale per concludere la stagione. Altrimenti non vedo l’ora di ricominciare la prossima».

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