Foto Ufficio Stampa BluVolley Verona

Calzedonia Verona, il settore giovanile incontra cinque campioni della prima squadra

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Di Redazione

Una domenica mattina molto diversa dal solito, per il settore giovanile della Calzedonia Verona, riunito in videoconferenza per ascoltare la storia, l’esperienza e i consigli di alcuni giocatori che, prima di loro, hanno attraversato il mondo giovanile per poi approdare al volley di alto livello. Introdotti dal Direttore Tecnico Bruno Bagnoli, e moderati da coach Alessandro Marchesan, organizzatore dell’incontro, hanno preso parola a turno Milan Peslac, Francesco Cottarelli, Giulio Magalini, Andrea Zanotti e Thomas Frigo, fra aneddoti e condivisione di esperienze. Spazio, naturalmente, alle domande dei ragazzi del settore giovanile, che hanno toccato tanti diversi temi, anche fuori dal campo.

Ecco le principali dichiarazioni dei protagonisti.

Bruno Bagnoli: Cerchiamo di sfruttare questa situazione al meglio, in attesa di tornare a prendere in mano la palla. Come? Preparandoci in modo perfetto dal punto di vista fisico, acquisendo la mentalità tipica degli sport professionistici. Ora che ci sarà la possibilità di uscire di casa, abbiniamo l’attività consigliata dai preparatori ad allenamenti in un ambiente migliore, curando anche la parte aerobica.

Milan Peslac: La mia esperienza più bella nelle giovnaili? La vittoria del Trofeo Cornacchia tre anni fa, che ci ha permesso di rifarci della finale regionale. Per me un palleggiatore deve esser un leader, avere un buon rapporto coi compagni, ed essere preciso. Dobbiamo sempre tenere la testa nella partita, se molliamo la presa la partita si gira inevitabilmente a favore degli avversari. I miei genitori? Non si sono mai intromessi nelle questioni tecniche, ognuno fa il suo lavoro e l’allenatore ne sa più di un papà o di una mamma. Mi consigliano e mi aiutano, ma non a livello tecnico, con cui mi confronto piuttosto con mio fratello. Il mio passaggio dalle giovanili alla Serie A non è stato troppo brusco, perchè il rapporto era già stretto, ma un atleta che entra a far parte del professionismo non deve mai peccare di presunzione. Ci saranno sacrifici, e ci vuole umiltà. Consiglio a tutti di crederci, anche chi ha qualche difficoltà tecnica o fisica, e auguro a tutti di arrivare a livelli altissimi. Ma concentratevi anche sullo studio, portate al termine la vostra carriera scolastica.

Francesco Cottarelli: Ho iniziato a giocare a 10 anni, vengo da una famiglia di pallavolisti, sono partito da Legnago, poi mi sono spostato in BluVolley per crescere, perchè era il bacino più grande nella provincia. Ho cambiato tanti allenatori, compreso Bruno Bagnoli. In serie A, Baldovin a Padova e Giuliani a Piacenza, ognuno con le sue caratteristiche. Per un palleggiatore è importante non perdere mai la lucidità, perchè i compagni guardano a te. Avendo una famiglia di pallavolisti, non si sono comunque mai intromessi a livello di squadra, semmai con me, a livellio tecnico e caratteriale. Il mio passaggio in A è stato tosto, sono arrivato a fine mercato a Piacenza, entrando in un gruppo di professionisti, ero un ragazzo di 18 anni e dovevo sacrificarmi a fare qualsiasi cosa. Ed è un punto fondamentale, perchè devi imparare da tutti.

Thomas Frigo: Ho fatto anche ciclismo, ma ho continuato con la pallavolo per il senso di squadra, e dopo il Trofeo delle Province si è presentata l’occasione di entrare in BluVolley. Giocare in doppia categoria? Io l’ho fatto con la Under17-Serie D, ed è stato un momento di cambiamento, una maturazione nella visione della pallavolo e del mio impegno. Mi ha aiutato a diventare titolare poi in Serie C. Ho avuto coach come Andrea Giani e Nikola Grbic, il primo dà tantissimo a livello tecnico, il secondo ti dice come stare in campo, ti dà degli obiettivi, insomma ognuno ha le proprie caratteristiche. Un buon libero, per me, toglie i dubbi nella seconda linea ai compagni. Un attaccante non deve pensare alla ricezione, il libero deve riuscire a dirgli dove stare e cosa fare. E anche saper alzare, perchè in azioni lunghe può essere decisivo. Il libero ha meno “momenti di sfogo” in partita, come può averne l’attaccante, quindi la positività è un percorso, una soddisfazione nell’aiutare i compagni, o una bella difesa. Una dritta: siate autocritici per raggiungere i vostri obiettivi: dopo ogni azione chiedetevi cosa potevate fare di meglio, non pensate sempre e solo alla sfortuna, o alle colpe degli altri. Così si cresce.

Giulio Magalini: Fino alle medie ho giocato a calcio, poi ho cambiato vedendo mio fratello Alberto, sono entrato in BluVolley ed è cominciato il mio percorso. Nelle serie più alte maturi più in fretta, rispetto ai campionati di categoria il passo è notevole, trai esperienza dai più grandi. L’esperienza più bella a livello giovanile? Sicuramente il Mondiale. Un lavoro intenso di tre mesi, sempre in giro, fino alla vittoria a Baku. Ho sempre trovato coach preparati, da coach Campedelli, con cui ho guadagnato la prima chiamata in nazionale, a coach Agricola in Serie B, che mi ha insegnato a stare in campo. Gli aspetti che curo di più? La ricezione, senza di quella non puoi attaccare. Il passaggio dalla Serie B al Club Italia si è sentito, il gioco è totalmente diverso, la palla è più veloce, se non dai il massimo non vinci. Una raccomandazione? Siate costanti, trovate sempre stimoli, anche il lavoro fisico è importante per salire di categoria.

Andrea Zanotti: ero insicuro sullo sport da fare, ne ho provati vari, la pallavolo mi ha dato le maggiori soddisfazioni, fino ad arrivare a dove sono ora. Trovo molto utile affiancare i campionati Under con quelli di livello, ti abitui ad altre velocità, tecnicamente impari molto. Coach Stoytchev? Vuole vincere, lavorando bene e tanto, è stato un anno molto intenso, senza pause e con molta concentrazione. Quest’anno coach Dario Simoni mi ha aiutato molto, spingendomi a provare esercizi e gesti tecnici che non avevo mai fatto. Nel mio ruolo di centrale, devi essere sempre reattivo, sapere che scelte fare, dove andare a murare, entrare nell’ottica del palleggiatore avversario, e se sbagli devi comunque mantenere la calma, non soffermarti sull’errore, ma guardare al prossimo punto. Essendo un gioco di squadra, la positività in campo, il fare gruppo anche quando le cose vanno male, è fondamentale. Gli allenamenti doppi? Servono a curare i dettagli, concentrandosi sui fondamentali in cui sei debole. Per quel che ho visto quest’anno, la cosa migliore è provare anche altri ruoli, ti aiuta ad ampliare la visione di gioco, e poi porsi degli obiettivi, essere sempre determinati.

(Fonte: comunicato stampa)

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