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L’appello dei fotografi sportivi: “Anche a porte chiuse dobbiamo lavorare”

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Di Redazione

Lo svolgimento dell’evento a porte chiuse non può comportare l’esclusione della nostra categoria“. Questo l’accorato appello contenuto in una lettera aperta firmata da quasi 200 fotografi sportivi italiani, con l’adesione delle associazioni di categoria FPA e AIRF, e inviata al ministro Vincenzo Spadafora e a tutte le principali istituzioni del settore: dalle Federazioni di calcio, basket, pallavolo, rugby e atletica alla Lega Pallavolo Serie A maschile e femminile, oltre che all’Ordine dei Giornalisti, alla Federazione Nazionale Stampa Italiana e all’Unione della Stampa Sportiva italiana.

Dietro quegli obiettivi – recita la lettera – ci siamo noi. Siamo le fotografe e i fotografi professionisti sportivi, molti di noi si occupano solo di sport, e, come molte altre categorie professionali, siamo stati travolti dal blocco del paese e di tutte le attività sportive a causa della pandemia di Covid-19. Possiamo sembrare una categoria privilegiata, ma Il nostro unico privilegio è l’essere appassionati del nostro lavoro. Facciamo i fotografi per vivere e il nostro reddito è scomparso, e per chi di noi fotografa solo lo sport, lo è totalmente“.

C’è chi lavora per le Agenzie di stampa, per le società di calcio, per giornali, o chi propone le sue immagini sul libero mercato; pochissimi sono lavoratori stabili, più del 90% di noi è precario anche se noi, ingenuamente, preferiamo ancora chiamarci freelance. Abbiamo esigenze differenti, visioni differenti, clienti differenti. Non ci vedete ma tutto il mondo vede il nostro lavoro, le foto che realizziamo. Negli eventi sportivi siamo quelli che hanno meno contatto con gli atleti (per questo abbiamo gli obiettivi cosi grandi); arriviamo negli impianti quando non c’è ancora nessuno, né atleti né pubblico, e ce ne andiamo quando sono andati via tutti“.

L’appello si conclude così: “Il nostro lavoro richiede la presenza fisica. Non lo possiamo fare a distanza. Per noi non esiste smart working. Nel pieno rispetto delle regole di prevenzione contro la diffusione del virus, chiediamo di considerare la nostra figura professionale, e quindi la nostra presenza agli eventi, nell’elaborazione dei protocolli per la ripresa dei campionati e degli eventi sportivi“.

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