Di Redazione
L’introduzione del credito d’imposta sulle sponsorizzazioni sportive, a lungo caldeggiata da Leghe e Federazioni riunite nel Comitato 4.0 e finalmente inserita dal Governo nel Decreto Agosto, non ha placato le polemiche sul tema. A protestare sono ora le piccole società di base, escluse dall’applicazione del provvedimento: il contributo – pari al 50% dell’investimento effettuato – viene infatti riconosciuto soltanto per sponsorizzazioni pari o superiori a 10mila euro e, soprattutto, soltanto alle aziende che sponsorizzano club con un volume d’affari tra i 200mila e i 15 milioni di euro.
Dal campo di applicazione della legge resta quindi esclusa la gran parte delle società italiane, che esprimono a gran voce la loro insoddisfazione. Un esempio è il post pubblicato su Facebook dalla Diffusione Sport Imola: “Il ministro dello Sport Spadafora ha tessuto le lodi del credito d’imposta affermando che così si aiuterà lo sport di base, i presidenti delle Leghe esultano affermando che si è salvato lo sport. Poi si scopre che invece ne usufruirà una ridotta parte di società sportive, guardacaso quelle professionistiche o di grandi dimensioni. C’è una sola parola che ci viene in mente: vergogna“.
Secondo la ricostruzione del Corriere dello Sport di oggi, Spadafora sarebbe stato in effetti a favore di un contributo “a pioggia” per tutte le società, ma si sarebbe scontrato con i paletti posti dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, che hanno limitato notevolmente la portata dell’intervento. “Da un punto di vista tecnico – spiega Davide Rotondo, partner di PwC che ha seguito la trattativa come advisor – è difficile immaginare di allargare il credito d’imposta a tutti. Diluendo l’intervento si renderebbe inefficace. È stata data priorità allo sport di vertice a fronte di altri interventi già destinati alla base“.
(fonte: Facebook Diffusione Sport, Corriere dello Sport)