Di Redazione
Il personaggio più in vista della pallavolo azzurra diventa un simbolo delle donne italiane: quella dedicata a Paola Egonu da Donna Moderna è qualcosa di più di una semplice copertina, accompagnata peraltro da un servizio in cui l’opposto della nazionale diventa indossatrice di abiti di alta moda e non solo. Nell’intervista di Gianluca Ferraris, Paola parte proprio dal suo rapporto con la moda (“passo le mie giornate in tuta e mi piace, ma mi piace anche cambiare look appena posso“) per raccontare la sua storia e il suo carattere anche a chi non è un appassionato di volley.
Anche in questa occasione, come spesso in passato, Egonu rivendica la sua italianità e rifiuta decisamente il ruolo di “eroina” dell’integrazione attribuitole dai media: “L’affetto della gente ci onora e sta contribuendo ad avvicinare tante ragazzine a uno sport bellissimo, e che ha bisogno di più attenzioni. Ma la vastità di reazioni, a volte polemiche e strumentali, mi ha stupita. Io sono italiana, le mie compagne di colore sono italiane, indipendentemente dalle origini. Non ci tengo a essere l’icona di qualcosa di più grande“.
E sugli episodi di razzismo, più volte evocati nel corso delle sue interviste, la bomber dell’Imoco aggiunge: “Ferisce, fa stare male, ti porta a chiederti come nel 2020 le persone possano reagire ancora così nei confronti del diverso. Che poi diverso non è. Difficile trovare antidoti, soprattutto perché la situazione non migliora negli anni. Io riesco a non farmi influenzare, ma chi è più sensibile va aiutato a capire che la persona in difetto per educazione, comprensione, pregiudizio è quella che hai di fronte, e non certo tu“.
Dopo aver stoppato ogni speculazione sul suo “coming out” (“Non intendo tornare sull’argomento né parlare della mia vita privata“) Paola conclude l’intervista con una riflessione sul rapporto tra la sua vita da atleta e la quotidianità: “I valori che inseguo nella vita di tutti i giorni sono gli stessi, ed è stato lo sport a trasmettermeli: pazienza, disponibilità, sacrificio, passione. Ma non trascuro altri percorsi di crescita. Sto studiando Economia aziendale, ramo psicoeconomia: non ha a che fare con la mia vita di oggi ma mi interessa e mi stimola. Ah, e fuori dal campo sorrido di più“.