Di Redazione
Questa mattina, con una conferenza stampa pubblicata integralmente su Facebook, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha presentato i contenuti dei cinque decreti approvati ieri dal Consiglio dei Ministri che andranno a comporre la riforma dello sport (il sesto, quello sulla governance del Coni, non è passato). “Non è una ‘riformina’ – ha detto Spadafora – ma una riforma globale, importante, con molte norme molto attese che renderanno più complesso, ricco e funzionale il nostro sistema. Certo, sono deluso che non sia passato il primo dei sei decreti. Ma gli altri cinque avranno un impatto enorme sui veri protagonisti del sistema: lavoratori e atleti“.
Il primo dei provvedimenti riguarda infatti la riforma del lavoro sportivo, che coinvolgerà quasi 500mila lavoratori del settore: per loro sarà istituita una contribuzione specifica nel quadro dell’Inps, a partire dal 1° settembre 2021, con aliquote che in quattro anni passeranno dal 20% al 33%. Riferendosi ai costi della riforma, Spadafora ha sottolineato che è già stato istituito per il 2021 e il 2022 un fondo di 100 milioni di euro per garantire alle società l’esonero contributivo.
Tra le novità più attese ci sono poi l’apertura allo sport professionistico femminile, l’abolizione del vincolo sportivo, la possibilità per le società sportive di effettuare attività commerciale per autofinanziamento.
Spadafora ha parlato anche del controverso tema della durata della carica dei presidenti federali: “Io rispetto tutti i presidenti di Federazione, anche chi sta lì da 30 anni, ma c’è la necessità di una discontinuità, di qualificare il proprio impegno anche con la capacità di riuscire a far crescere una nuova classe dirigente. Se uno è presidente da 30 anni e non c’è nessuno che può sostituirlo vuol dire che non ha lavorato bene per il futuro della sua Federazione“.
(fonte: Corriere.it)