Di Roberto Zucca
Vederlo battere quella Civitanova che porta con sé il ricordo di sue bellissime quanto altrettanto personali imprese, è stato un momento nel quale tutti si sono resi conto della forza della nuova Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia. Una Vibo lucida, a tratti crudele, nella quale anche Enrico Cester si è prestato a fare la sua parte di killer delle grandi di Superlega:
“Io direi che è una Vibo che si diverte e fa belle cose. Ovviamente il risultato di Civitanova non se lo aspettava nessuno, se aggiungiamo il fatto che davanti ci siamo trovati una squadra veramente agguerrita. Abbiamo fatto il nostro e quando è stato il momento siamo stati capaci di chiudere”.
Su Instagram ha scritto “Un vecchio Veneto si asciuga i sudori dopo una battaglia. Il finale lo conosciamo tutti”.
“È stato un bel finale. Ho scoperto i social tardi ma non ne faccio un uso spasmodico, non sono, per dire, il tipo che scrive frasi motivazionali. Anzi, non scrivo spesso perché faccio molta autocritica. Io, della partita contro la Lube, penso non ai muri fatti ma ai primi tempi che non ho messo dentro”.
Da dove arriva l’idea di vedere il bicchiere mezzo vuoto?
“Sono così, dentro e fuori dal campo. Non pensi a uno che loda le proprie prestazioni, quanto piuttosto a uno che non è mai contento appieno della propria prova. Si può sempre fare qualcosa di perfetto”.
C’è qualcosa di perfetto nella sua vita?
“Valeria, la mia compagna. Lei è la persona a cui non riesco mai a trovare un difetto, nei modi, nei toni, nei comportamenti. Qualunque cosa dica o faccia penso vada sempre più che bene”.
Sua sorella Erica ha scritto che lei è un uomo di esperienza. È un pensiero che hanno in tanti.
“Ho 32 anni. Ho un mio vissuto e un mio percorso. Penso anche io di aver fatto qualcosa in questo mondo e riconosco che sia un valore aggiunto. Preferisco però che lo pensino gli altri. Leggere il pensiero di Erica mi fa molto piacere. Se le persone che vengono a vedermi pensano questo è ovvio che il lavoro è stato sicuramente ripagato”.
Cosa significa Vibo per lei a 32 anni?
“Il riscatto. Meglio dire, la ripartenza. Arrivo da un’esperienza a Verona in cui volevo trovare più spazio, dopo aver lasciato l’anno prima Civitanova, che è stata la mia casa per quattro stagioni. Volevo rincominciare in un altro posto, con altre basi. Sono felice dell’ambiente che si è creato a Vibo”.
Si dice che Baldovin sia bravo a creare gli ambienti giusti.
“È un buon allenatore che si sta ad ascoltare volentieri. Ci siamo trovati tutti con la voglia di fare bene. E lo stiamo dimostrando. Credo che il lavoro di squadra che stiamo facendo sia decisamente buono, se in campo sono arrivati certi risultati”.
Trentadue anni. La metà dei suoi anni l’ha passata in serie A. Ci ha pensato?
“Ho fatto molti pensieri, ogni tanto ho meditato anche di concentrarmi su altro che non fosse la pallavolo, o semplicemente di cambiare vita e stare più vicino a Valeria. Abbiamo delle attività in cui abbiamo entrambi investito tempo e sogni. Mi è capitato di pensare di portarle avanti assieme anche recentemente”.
Non vorrà dirmi che è già arrivato il momento di appendere le ginocchiere al chiodo.
“(ride, n.d.r.) Ancora no, dai. Abbiamo una farmacia in cui ho investito dei risparmi vicino a Gallipoli. Mi piacerebbe dare una mano a Valeria, pensare di mettere su famiglia. Progetti di stabilità, ecco tutto”.
La ripartenza di cui mi ha parlato prima pensa comprenda anche la nazionale?
“No, penso quello sia un treno ormai passato. Nel ruolo forse saranno fatte scelte che ricadranno su atleti più giovani. Mi fa piacere averne fatto parte e se mi chiedessero di farne parte in futuro accetterei con piacere. Ma credo ci siano dei piani diversi e la concorrenza nel ruolo è tanta”.