Di Stefano Benzi
Girando molto spesso tra palasport maschili e femminili, è facile notare quanto sia ripetitiva la musica che precede l’ingresso in campo delle squadre. Andreste in un locale dove tutte le settimane, sempre, si suonano gli stessi identici brani, spesso nello stesso identico ordine? Probabilmente no. In questo periodo poi, senza il pubblico, la musica è un aspetto fondamentale per caricare la squadra e riscaldarla fino al momento di scendere in campo.
Gestire la playlist di un evento sportivo non è una cosa semplice. Bisogna andare incontro ai gusti del pubblico, essere pop ma non banali, cercare di diversificare con un occhio all’attualità e molta attenzione al passato. Mai essere ripetitivi: conoscere la musica aiuta. Ma a volte basta ascoltare chi fa queste cose da prima di noi.
La formula radiofonica americana, Oldies and Goldies, è quella che funziona di più. Ma solo perché sono almeno quarant’anni che, in altri paesi e in eventi di massa e di grande importanza, si è dimostrato come si fanno le cose: a noi basta semplicemente imparare dai suggerimenti e applicarli con un po’ di stile locale. Per chi – senza rinnegare un patrimonio del genere – ne ha abbastanza di “Jump” e “Welcome to the Jungle“, di “We are the Champions” e “YMCA“, di po-popopo-popopo-po (“Seven Nation Army“) o “Eye of the Tiger“, ecco qualche suggerimento.
Contrariamente ai soliti brani che sentirete ovunque, ecco dieci canzoni che sanno come riscaldare anche l’arena più fredda. Sono tutte di produzione straniera. Più avanti proporremo anche una playlist interamente italiana e magari qualcosa di più soft, emozionale ed evocativo per le occasioni speciali.
“Starlight” – The Supermen Lovers
Raffinatissimo brano dance poco conosciuto in Italia nonostante un discreto successo. É perfetto per accompagnare la squadra all’ingresso in campo, non troppo ridondante ed estremamente allegro. Do Maggiore e 125 battute al minuto. Un brano caldo, avvolgente, divertente, con un ritmo costante e continuo che invita chiunque a battere il tempo con le mani e con i piedi.
“Are you gonna go my way” – Lenny Kravitz
Un rock d’altri tempi per un artista straordinario che quando ha inciso questa canzone pensava a un match di pugilato: “Volevo scrivere qualcosa che ingaggiasse un senso di sfida, che spesso nasce nelle coppie ma anche nel mondo dello sport” ha dichiarato Kravitz spiegando la sua canzone. Che è incredibile: trascinante, travolgente, ipnotica. Ma soprattutto ringhiosa… “Hai intenzione di venire da questa parte?” dice il testo: sembra quasi un invito a valicare la rete. Il riff di chitarra che irrompe dopo un punto vinto è una bomba!
“Elevation” – U2
Assurdo che una canzone con un titolo del genere non faccia parte del repertorio del volley. Ma poi ci siamo spiegati il perché: perché la stragrande maggioranza dei player usa YouTube. Ed essendo il video recitato, con degli effetti di fondo, la canzone è ‘sporca’ e non si può riprodurre. Partendo dal presupposto che la musica va sempre acquistata, soprattutto quella bella, ecco una versione alternativa, dal vivo, registrata a San Siro nell’incredibile concerto del 2005… Così vedrete che effetto fa sentire il pubblico che fa un coro sul serio.
“Holy Mountain” – Noel Gallagher and the High Flying Birds
Da uno che arriva dal mondo del calcio non ci si poteva aspettare altro che una canzone perfetta per il mood sportivo. Noel Gallagher, leader artistico e fondatore degli Oasis, tifoso ma anche grande appassionato di sport, ha scritto moltissime canzoni perfette per un arena o un palasport. Questa sa di festa, di allegria, di partecipazione. É quella che si definisce “una canzone dritta”, tutta d’un pezzo, dall’inizio alla fine. Coretti e ritmo incessante con un motivo che non si può non ricordare a memoria.
“Sabotage” – Beastie Boys
Canzone che non fa pesare il fatto di avere più di venticinque anni di vita. Non piacerà al pubblico ‘pettinato’ che vuole essere rassicurato con i soliti brani da supermercato. È aggressiva, intensa e tesa con un impianto molto ruvido e un po’ tribale. Infatti i giocatori la adorano. Viene usata da alcune squadre NHL come “charging theme” prima di scendere sul ghiaccio…
“Love Shack” – B-52’s
Gli americani B-52’s scrivono canzoni da quarant’anni: e questo è il classico brano da party che strappa un sorriso, nonostante la band abbia radici punk feroci e molto sovversive. Ma qui si parla di festa: di un jukebox da riempire di monetine per fare in modo che la gente non smetta mai di divertirsi e di ballare. Un brano che trasuda ottimismo e buonumore.
“Canned Heat” – Jamiroquai
Per accontentare chi ama la musica dance rispetto al rock ecco una scelta quasi obbligata: Jamiroquai. Che ha tutto per piacere a chiunque. Ritmo travolgente, arrangiamenti orchestrali raffinatissimi, temi musicali sempre molto coinvolgenti e originali. Anche questo brano è un invito al gioco e al divertimento. Impossibile non restarne conquistati.
“The Pretender” – Foo Fighters
Altra canzone che non viene suonata proprio mai, perché nonostante il brano sia uno tsunami, non parte all’istante: ha una intro acustica. Poi però quando si scatena è una scarica di adrenalina dritta al cuore… “Ho scritto il brano pensando a quanto fossi arrabbiato di fronte alle ingiustizie, volevo rendere il parere dell’uomo della strada perché tutti prima o poi hanno bisogno di qualcosa che scateni un senso di rivalsa” ha spiegato Dave Grohl, leader della band, raccontando la sua ispirazione.
“Minority” – Green Day
“Voglio stare con la minoranza” canta Billy Joe Armstrong, cantante e leader dei Green Day, band di San Diego che spesso rivendica le sue origini italiane. Nonno Pietro gli suonava l’organetto e gli cantava le canzoni anni ’60 di Celentano, Little Tony e Don Backy. Al ragazzino evidentemente piacevano: perché proprio in questi giorni Billy Joe è uscito con un album di cover che contiene una splendida versione in un buon italiano di “Amico”, canzone di Don Backy del 1963… In “Minority” spiccano il concetto della combriccola, dell’essere pochi ma buoni, dell’essere insieme a dispetto di tutto e di tutti. E quale squadra come si deve non incarna questi valori? Nella prima versione della band c’era un organetto italiano, quello di Nonno Pietro. Poi sostituito live da una più pratica armonica a bocca.
“Primadonna like me” – The Struts
Se amate i Queen e avete consumato i loro dischi, bisogna pur trovare qualcosa di nuovo con cui tirare avanti: The Struts sono uno splendido compromesso. Chiassosi, simpatici, bizzarri e sguaiati. “Primadonna” si ritaglia per le squadre femminili anche se vale un po’ per tutti: essere al centro della scena e dell’attenzione. In fondo viviamo al centro dell’occhio elettronico dei social network. Chi non vuole essere una primadonna almeno per una notte nella vita?
Ed ecco per voi la playlist completa da ascoltare su Spotify: