Di Redazione
Se c’è un verdetto particolarmente atteso, nelle elezioni della Federazione Italiana Pallavolo che si terranno domenica 7 marzo, è quello che riguarderà la carica di rappresentante degli atleti in Consiglio Federale. Si prospetta infatti una competizione inedita e molto accesa, con ben 6 candidati ai nastri di partenza: Massimo Dalfovo, Barbara De Luca, Giorgio De Togni, Paola Di Cesare, Chiara Di Iulio e Alessia Lanzini. La novità assoluta è la presenza di tre rappresentanti della AIP, la neonata Associazione Italiana Pallavolisti, la cui irruzione sulla scena nazionale ha provocato più di un “mal di pancia” tra i quadri federali: lo ha ammesso lo stesso futuro presidente Manfredi, dichiarando che “qualche screzio poteva essere evitato”.
La campagna elettorale, seppure a distanza, è stata animata: da una parte c’è stato il caso di Chiara Di Iulio, presentatasi proprio con l’AIP e poi entrata nella squadra del presidente in rappresentanza delle regioni Abruzzo e Molise (ma l’Associazione ha continuato a promuoverne la candidatura). Dall’altra il ricorso presentato dal presidente AIP Giorgio De Togni sull’eleggibilità di Massimo Dalfovo, che alla fine la Corte d’Appello ha confermato, chiedendo però un intervento del legislatore per rendere più trasparente la normativa.
Proprio il presidente De Togni, in un’intervista esclusiva, ci racconta com’è nata la decisione di presentarsi alle elezioni e quali sono gli obiettivi che la compagine dei candidati AIP spera di raggiungere. “La nostra associazione – dice l’ex giocatore di Ferrara, Padova, Treviso e Milano, tra le altre – è nata per dare voce agli atleti: ora vogliamo portare questa voce in Consiglio, perché finora non c’è mai stata una connessione reale tra i rappresentanti degli atleti e i giocatori sul campo. Lo stesso consigliere uscente, Franco Bertoli, ci ha ringraziato per lo stimolo e l’appoggio che gli abbiamo offerto nell’ultimo periodo: prima era davvero molto complicato anche per lui avere un feedback dalla base“.
Come mai ha scelto di candidarsi in prima persona?
“La decisione è stata presa nel corso del nostro consiglio. Fa parte del percorso di crescita dell’associazione: servivano figure di riferimento che potessero partecipare attivamente ai consigli federali e alle attività promosse dalla Federazione. Penso, per esempio, al reclutamento nelle scuole, e a un eventuale progetto condiviso con il MIUR per portare gli atleti negli istituti scolastici: una cosa che ho visto spesso da giocatore di club, ma che non è stata un punto di forza della Fipav. Penso invece che sia molto importante: dobbiamo farci vedere, far capire chi siamo, perché bambini e bambini si rivedono nei loro idoli“.
Fino ad oggi, diciamolo, non si può dire che i rappresentanti degli atleti abbiano avuto grande peso né visibilità in Fipav…
“Spiace dirlo, ma sia gli atleti sia i tecnici vengono spesso considerati consiglieri ‘di scarto’, e non dovrebbe essere così, perché la Fipav è formata da tutte le sue componenti. Soprattutto mi dispiace che queste cariche vengano assegnate sulla base di una ripartizione territoriale tra le regioni e non della reale rappresentanza“.
Su quali aspetti, invece, vorreste incidere?
“Se saremo eletti, porteremo avanti le tante proposte che abbiamo fatto alla Federazione in questo primo periodo di attività, purtroppo senza ricevere nessuna risposta. Per esempio, già da ottobre ci eravamo preoccupati delle possibili criticità del protocollo per la Serie B, ma non siamo stati ascoltati. Veniamo accusati di essere ‘solo un sindacato’: non è così, e comunque non capisco perché questo termine debba essere utilizzato in modo dispregiativo, non credo che ci sia nulla di male a tutelare gli atleti e i loro diritti“.
La riforma dello sport appena approvata è sicuramente uno dei temi su cui siete in contrasto con l’attuale (e futura) dirigenza federale.
“Viviamo in un mondo in continua evoluzione ed è un paradosso che lo sport non riesca a tenere il passo. Tutti aspettavano questa riforma da anni e noi abbiamo spinto perché passasse: era indispensabile mettere mano al sistema del vincolo e del lavoro sportivo. Capisco il problema economico posto dalle società, ma ora valuteremo le applicazioni pratiche“.
Lei ha presentato personalmente il reclamo contro la candidatura di Massimo Dalfovo. Ci può spiegare perché?
“Non c’è nulla di personale, è il principio a non essere corretto. Dalfovo ha smesso di giocare da 25 anni (come lui stesso dichiara nel suo curriculum pubblicato sul sito federale, n.d.r.), e in questo periodo è cambiato tutto, dai regolamenti al contesto: in che modo può essere espressione degli atleti di oggi? Apprezziamo il fatto che la Corte d’Appello ci abbia in parte dato ragione auspicando nuove norme, ma comunque non ci fermiamo e ricorreremo in tutti i gradi di giudizio“.
Che risposte sono arrivate dal territorio?
“Direi ottime, tramite i social network la nostra candidatura è stata appoggiata anche da giocatori di primo piano come i capitani delle nazionali Zaytsev e Chirichella, ma non solo. Un’iniziativa del genere tra gli atleti non è mai stata fatta, ci aspettiamo un buon sostegno. Speriamo solo che la partecipazione al voto sia adeguata: avevamo chiesto di poter rimandare le gare dei vari campionati in programma domenica, ma il rinvio non ci è stato accordato“.