Di Alessandro Garotta
Da sempre il campionato di Serie A2 femminile è una vetrina molto importante per i talenti nostrani che, una volta usciti dai settori giovanili, completano il loro percorso di formazione con una o più stagioni tra le cadette, in attesa del grande salto in A1. Un cammino intrapreso anche da Gaia Guiducci che, dopo l’esperienza al Volleyrò Casal de’ Pazzi, è sbarcata all’Acqua & Sapone Roma Volley Club: certamente un bel banco di prova per la palleggiatrice romana classe 2002, che sta dimostrando grandi doti tecniche, un’ottima capacità nel gioco veloce e buoni fondamentali anche in fase difensiva.
Ecco la sua intervista esclusiva ai microfoni di Volley NEWS.
Gaia, partiamo da una domanda semplice. Quando ha scoperto il suo talento per la pallavolo?
“Ho provato diversi sport prima di iniziare a giocare a pallavolo: è stata mia mamma (ex beacher, n.d.r.) a introdurmi in quello che era il suo mondo quando avevo 12 anni. Più che scoprire un talento innato, è stata la passione a guidarmi fin dall’inizio del mio percorso: così, ho capito che la pallavolo è ciò che mi rende felice e, dopo aver iniziato a giocare a livello agonistico, sono arrivate anche grandi soddisfazioni“.
Come ha iniziato a giocare da palleggiatrice? E cosa le piace di più del suo ruolo?
“Ho giocato in banda fino all’Under 16, quando sono stata spostata al palleggio. Inizialmente non mi entusiasmava il nuovo ruolo, tanto che ci ho messo una stagione per capire quanto fosse bello e allo stesso tempo importante. Essere palleggiatrice significa avere l’intera strategia della squadra nella propria testa e nelle proprie mani, sapere a chi affidarsi in determinati momenti della partita. Mi piace molto l’aspetto della gestione perché ho la possibilità di indirizzare la squadra verso la mia idea di gioco. E il mio obiettivo è di riuscire a plasmare un gioco sempre più dettagliato e caratteristico“.
Ha un modello a cui si ispira o un idolo da cui cerca di rubare qualche segreto?
“Non ho un solo punto di riferimento, ma cerco di prendere il meglio da tutte le migliori interpreti del mio ruolo. Per esempio, mi piacciono Wolosz nella capacità di giocare veloce e nella gestione della squadra, Cambi per il suo carisma, oltre ad un passato al Volleyrò proprio come me, Ognjenovic per la lucidità in regia, ma anche Malinov e Orro. Mi capita di prendere spunti anche dai migliori palleggiatori della pallavolo maschile, soprattutto da Bruno, Giannelli e Christenson“.
È cresciuta al Volleyrò Casal de’ Pazzi, con cui ha vinto 4 scudetti giovanili: come ha vissuto quell’opportunità?
“Pallavolisticamente sono nata proprio al Volleyrò, che è stata la mia prima società e mi ha regalato grandissime soddisfazioni. Sono stata fortunata a giocare in una realtà dove tutti danno il massimo per la crescita delle giocatrici, a partire dagli allenatori che trasmettono molti insegnamenti. Perciò, sarò eternamente grata al Volleyrò, per me rimarrà sempre una seconda casa“.
Quanto è stata importante per lei la medaglia di argento al Mondiale Under 18 nel 2019?
“Una delle esperienze più belle della mia carriera. Ho provato emozioni fortissime, che non pensavo di poter provare con quell’intensità. Interfacciarsi con squadre di livello internazionale è stata un’occasione di crescita e mi ha fatto capire cosa significa gestire pressioni importanti“.
Com’è stato il passaggio in Serie A2 con l’Acqua & Sapone Roma Volley Club? Come si trova in questa società?
“La stagione che stiamo vivendo è un po’ strana a causa della pandemia. Tuttavia, il mio passaggio alla Roma Volley Club in Serie A2 è stato sereno e non ho avuto problemi ad inserirmi nel mondo delle ‘grandi’. In generale, ho trovato un ambiente molto professionale e perfetto per la crescita di noi giocatrici più giovani: ci hanno sempre dato grande fiducia, il che non è per niente scontato a questi livelli“.
Si aspettava un campionato così positivo dalla sua squadra? Com’è il bilancio finora?
“Ho sempre pensato che avessimo un grande potenziale, sia all’inizio, quando ho conosciuto la composizione della squadra, sia dopo i primi allenamenti. Sono molto orgogliosa del nostro percorso finora, soprattutto perché siamo riuscite a convivere con qualche acciacco e a superare i momenti difficili. Penso che la nostra classifica sia buona, ma ora dovremo mettercela tutta nel rush finale perché questa squadra si merita il massimo“.
Viste le sue buone prestazioni quest’anno, c’è qualcosa in particolare su cui ha lavorato o su cui sta lavorando tuttora che ha accelerato il percorso di crescita?
“Uno degli aspetti su cui sto lavorando molto è la lucidità: secondo me, un palleggiatore è davvero forte quando riesce a rimanere lucido anche nelle situazioni complesse, senza farsi prendere troppo dalle emozioni. A livello fisico, mi sono appena ripresa da un problema al ginocchio, che ha condizionato il finale di regular season, quindi ora sono pronta a lavorare anche sull’esplosività“.
Com’è la Gaia fuori del campo? Quali sono le sue passioni?
“La Gaia fuori dal campo è identica a quella che si vede in palestra: tenace ed estroversa. Mi piace stare con la mia famiglia – è una cosa a cui tengo molto e a cui cerco sempre di ritagliare una parte del mio tempo – così come con gli amici, e viaggiare“.
Che obiettivi si è posta per il suo futuro?
“Non mi piace fare troppe ipotesi, anche se in generale sono una persona molto ambiziosa: questo mi sprona a fare sempre meglio e puntare a nuovi obiettivi. Vorrei fare una bella carriera e arrivare il più in alto possibile“.