Di Stefano Benzi
Il volley mercato è entrato nel vivo con una raffica di notizie che meritano di essere raccontate da una colonna sonora ad hoc. I primi colpi sono stati davvero pesanti, dall’arrivo di Simone Giannelli a Perugia, al ritorno di Ivan Zaytsev in Superlega e in particolare a Civitanova. Ma anche Valentina Diouf che torna in Italia per giocare con un’ambiziosa Bartoccini Fortinfissi Perugia. E i divorzi, perché fanno notizia anche quelli. A cominciare di quello ormai annunciato tra Kamil Rychlicki e la Lube. Così come le conferme: importante quello freschissimo di Paola Egonu che resterà all’Imoco Conegliano nonostante le tante offerte dall’esteri.
Inutile dettagliare decine di notizie che trovare con abbondanza di particolari nella sezione dedicata al Volley Mercato, che raccoglie tutte le ufficialità e le voci più interessanti sia dall’Italia che dall’estero. Ecco invece, nello spirito della nostra rubrica, una breve compilation che raccoglie canzoni che potrebbero essere l’accompagnamento ideale per qualsiasi notizia di mercato.
Tralasciamo le segnalazioni banali: canzoni che parlano di sussurri, come “Careless Whispers” di George Michael che per altro si riferisce a questioni… intime. Ma se proprio volete sentire una canzone che parla di “voci” c’è un brano molto bello, suggestivo e un po’ inquietante del britannico Russ Ballard che, raccontando le sensazioni che provava al momento di scrivere una canzone, le descriveva come “voci che ballano dentro la testa e che danno vita all’immaginazione”. Qualcosa di molto simile a quello che sembra generarsi tra gli addetti ai lavori quando si incastrano i vari rumori di mercato.
In un clima di confusione e di chiacchiericcio diverte molto la canzone “Everybody Talk” dei Neon Trees… Americani di Provo, Utah, i Neon Trees sono davvero bizzarri: la canzone nasce da una vicenda personale riguardante Tyler Glenn, il cantante. Al centro di una storia romantica a scuola, Tyler mise in giro una voce che lo riguardava che si allargò a dismisura fino a diventare una bufala che gli creò non pochi problemi. E quando si trattò di rimettere le cose a poco, era ormai troppo tardi perché a forza di frasi riportate, la voce che lui stesso aveva originato, era diventata una valanga.
Un meccanismo che il mercato conosce molto bene: le voci, possiamo garantirlo, non sempre sono dovute a chi scrive. Ma anche a chi gioca e ai loro agenti. Come diceva qualcuno… “basta che se ne parli”. “È iniziato con un sussurro, ed è stato allora che l’ho baciata. Ma poi mi ha fatto male alle labbra e ho cominciato a sentire tutte le chiacchiere perché tutti parlavano e parlavano e parlavano, e rispondevano anche quando non gli si faceva nessuna domanda”.
Il video originale dei Neon Trees, davvero molto divertente: ambientato in un drive in con la band che si divide tra lo schermo, il palco e la scena principale dentro una splendida auto americana.
Il mercato esalta il protagonismo dei giocatori. Si gioca molto anche da un punto di vista di marketing e di comunicazione con le immagini, con i titoli. Perché purtroppo non tutte le notizie possono essere interessanti, e non sempre riescono ad avere un peso. Il che, a volte scatena qualche egocentrismo di troppo.
Una delle band che ha sofferto di più il mondo della stampa furono i Queen, di cui abbiamo scritto spesso. La band scrisse moltissime canzoni sull’argomento stampa e media: “Scandal”, “Another One Bites the Dust”, “Tie Your Mother Down”, “Radio Gaga”… Ma per tutte le persone che hanno un disperato bisogno di dare un seguito al leggendario gruppo britannico, ecco un suggerimento imperdibile. Si chiamano The Struts e insieme ai The Darkness sono la cosa più divertente e originale che si avvicina alla leggendaria band di Freddie Mercury.
Cresciuti nel mito dei Queen, i The Struts hanno ottenuto un successo straordinario grazie soprattutto al loro frontman, Luke Spiller, una vera belva da palco. Quanto Mick Jagger li vide disse: “Ok, finalmente abbiamo una band che può farci fare bella figura“. E li volle all’apertura del tour europeo dei Rolling Stones del 2014. Per dare un’idea della dimensione del complimento di Jagger, in precedenza la band aveva avuto come opening del suo concerto gente come Tina Turner e Cranberries, o Mötley Crue e Stone Temple Pilots.
Una delle canzoni più belle in assoluto dei The Struts è “Primadonna (like me)”, brano che si riferisce all’egocentrismo di Luke Spiller che, peraltro, detesta i social. In un’altra canzone, “In love with a camera”, la band ironizza sugli influencer e sulla moda di fotografarsi in pose terribilmente autoreferenziali che ha preso piede su tutti i social network anche tra gli atleti: “Adora guardare se stessa e non ha bisogno di altro. Perché è innamorata, ma è innamorata della sua macchina fotografica…”. I social, del resto, sono diventati il motore del mercato: più del 70% delle ufficializzazioni di trasferimenti avviene attraverso i social network direttamente da atleti e club.
Il video di “Primadonna (like me)” dei The Struts
La splendida versione live di “In love with a Camera” dei The Struts di fronte alla folla oceanica di São Paulo.
Una delle canzoni più divertenti che parla di chiacchiericcio è di una band già ospite di questa rubrica, le californiane Go-Go’s. Punk band al femminile di straordinaria qualità, le Go-Go’s fin dall’inizio della loro carriera, quando avevano poco più di diciott’anni, si sono trovare costrette ad affrontare la curiosità un po’ morbosa di pubblico e fan. Perché erano belle, estremamente disinibite, molto bizzarre e di talento. La band è ancora attiva: e queste belle signore, ormai sessantenni, reggono il palco con dignità.
Uno dei loro maggiori successi è “Our lips are sealed”: la band era senza un dollaro ma aveva un contratto con i Police per aprire i loro concerti americani. Serviva un video per la canzone, che venisse lanciata prima degli spettacoli già contrattualizzati. E gentilmente Sting e soci, che avevano appena prodotto il video di “Don’t stand so close to me”, girarono alle Go-Go’s parte del loro budget, 20mila dollari in tutto, per registrare una bizzarra clip in cui le cinque ragazze, a bordo di una Buick decappottabile, giravano per Beverly Hills con vestitini corti comprati al mercato dell’usato.
Ma d’altronde loro erano splendide e potevano fare quello che volevano: anche prendere in giro i media che le sbattevano in prima pagina attribuendo loro amori inesistenti e amanti inventati. “Li sentite? Parlano di noi dicendo bugie, cosa che non ci sorprende. Li vedete? Stanno lì con il loro scudo, parlano degli altri perché non hanno alcun segreto da svelare. Ottusi protagonisti di un gioco condotto da gente gelosa di te. E noi… noi abbiamo le labbra sigillate…”.