Sylvia Nwakalor: “Non ci poniamo limiti, il campo dirà dove possiamo arrivare”

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Di Alessandro Garotta

Se dovessimo fare un nome, uno soltanto, di una protagonista dell’ottimo momento che sta vivendo Il Bisonte Firenze, pur non essendo ancora arrivati a metà del girone di andata, non potrebbe essere altro che quello di Sylvia Nwakalor. Non soltanto i punti e le qualità tecniche – già motivi più che sufficienti per metterla lassù in cima, sopra tutte le compagne – ma la voglia di trascinare, lo spirito di sacrificio e la dedizione per la causa dimostrati dalla giovane opposta azzurra nel corso della sua esperienza nel capoluogo toscano non hanno eguali. Ora, però, Sylvia deve compiere il passo più difficile: mantenere la continuità per sognare in grande insieme alla sua squadra, dopo una partenza davvero fragorosa.

102 punti con il 45,4% di attacco perfetto, 13 stampate e un ace in 5 partite. Ma provando ad andare oltre alle sue statistiche, ha la percezione di essere una delle giocatrici più in forma di questa prima porzione di campionato? 

Non ho questa percezione perché preferisco sempre ragionare nell’ottica della squadra: le buone prestazioni individuali dipendono sempre dal lavoro che si fa in palestra come gruppo. E da questo punto di vista sono soddisfatta. Ora dobbiamo continuare a crescere e mantenere alta la guardia perché è un campionato molto competitivo in cui non ci si può distrarre un attimo“. 

Foto Il Bisonte Volley Firenze

Dopo la sconfitta all’esordio contro Novara, avete vinto tre partite consecutive, prima dello stop contro Roma. Qual è, a suo avviso, il segreto del buon momento che state vivendo? 

In realtà, non abbiamo un vero e proprio segreto. La chiave del nostro buon momento è lavorare in palestra con pazienza e perseveranza, anche quando le cose non vengono subito bene“.

Premesso che il campionato è ancora lungo e che le insidie sono davvero tante, se la squadra riuscirà ad esprimersi sempre in questo modo, dove potrà arrivare? 

Sono una persona a cui non piace porre limiti per quanto riguarda gli obiettivi: sappiamo di avere grandi potenzialità e puntiamo in alto, ma sarà soltanto il campo a dire dove potremo arrivare. Al momento pensiamo a impegnarci duramente in palestra per poi cercare di raccogliere quanto seminato a fine stagione“.

Foto Il Bisonte Volley Firenze

Che cosa si aspetta dalla stagione 2021-2022, dal punto di vista personale? 

Mi aspetto di continuare a migliorare anche se, come ho detto, non riesco a scindere il mio rendimento da quello della squadra. Perciò, mi piacerebbe che Firenze riesca a raggiungere un ottimo risultato. Sono convinta che possiamo toglierci delle grandi soddisfazioni“. 

È il suo terzo anno al Bisonte: come si trova? 

Mi trovo molto bene a Firenze. In particolare, quest’anno l’atmosfera intorno al club sembra ancora più elettrizzante perché si sta concludendo la realizzazione del Palazzo Wanny, che sarà la nostra ‘casa’. Per adesso ci alleniamo nell’impianto sussidiario e a breve sarà pronto anche il palasport. Non vedo l’ora di giocarci“. 

Com’è lavorare con Massimo Bellano, il vostro nuovo allenatore? 

Massimo è stato il mio coach anche nelle due stagioni al Club Italia, quindi conoscevo già come lavora. Per me è molto bello ritrovarlo qui a Firenze perché con lui mi sono sempre trovata bene sia a livello umano sia professionale“. 

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Quali emozioni ha provato ad affrontare sua sorella Linda nella partita della seconda giornata contro la Bartoccini Fortinfissi Perugia? 

Fino a quel momento non avevo mai giocato contro mia sorella. Infatti, siamo cresciute entrambe nella stessa società, il Volleyrò Casal de’ Pazzi, pur essendo in categorie diverse; poi al Club Italia eravamo addirittura compagne di stanza. Finalmente quest’anno è arrivata l’occasione di giocare un derby in famiglia. Prima della partita avevo detto scherzosamente a Linda: ‘Mi raccomando, non mi murare’. E ovviamente poi mi ha murato… È stato strano ma allo stesso tempo divertente, anche per i nostri genitori che hanno fatto il tifo per entrambe“.

Opposto o banda: quale di questi ruoli preferisce? 

A me piace attaccare da qualsiasi punto del campo, ma soprattutto da zona 2. Quindi, se dovessi scegliere tra i due ruoli direi che preferisco giocare da opposto. Comunque, continuo ad allenarmi anche in ricezione in modo da farmi trovare pronta quando la squadra ne avrà bisogno“. 

Tecnicamente dove crede di poter migliorare e dove invece pensa di essere al top? 

Sicuramente posso migliorare tanto per quanto riguarda la battuta. In generale, non penso di essere al top in nessun fondamentale dato che bisogna sempre cercare di fare meglio. Al massimo posso dire che un mio punto di forza è l’attacco, ma anche qui ci sono alcuni dettagli su cui devo ancora lavorare“.

Qual è il suo sogno nel cassetto in ambito pallavolistico?

Il mio sogno è partecipare alle Olimpiadi. Spero tanto che prima o poi si possa avverare“. 

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Gabriele Di Martino: la saggezza del lupo di mare, le virtù del giocatore

Sale in Zucca

Il percorso di vita e di sport che lo attornia è caratterizzato da una fortissima autoanalisi, da una nettissima consapevolezza di chi è arrivato ad essere a ventisette anni e di chi riuscirà ad essere nei prossimi anni. Gabriele Di Martino è una forza più del pensiero che della natura, e i suoi ultimi anni, ossia quelli trascorsi ad incarnare i valori del Vero Volley, lo raccontano in tutte le sue riflessioni, in tutto il suo io interiore ed esteriore. 

È stata una stagione difficile quella del centrale di Monza, nella quale alla fine della storia è emerso ciò che di Gabriele si è detto nelle prime righe, ossia un concentrato di energia e di responsabilità, fattore che lo ha portato a chiudere l’ultima gara, quella fondamentale ai fini della salvezza con l’85% in attacco (e il muro finale, punto della salvezza). Un numero che racconta non tanto il suo anno, ma la sua maturità agonistica, dove non contano solo il risultato ma anche il modo in cui lo stesso si ottiene.

“Quello al Vero Volley è stato un percorso lungo tre anni, caratterizzato dai rapporti umani che si sono fortificati soprattutto nel corso della scorsa stagione, a mio avviso la più bella, la più importante”.

Le auguro altre stagioni così. Anche se l’idea che resterà una stagione magica per tanto tempo e per tutti è doverosa esprimerla.

“Sì, concordo. Penso ad un amico come Galassi, compagno di ruolo con il quale spesse volte ci siamo confrontati su ciò che abbiamo vissuto assieme. Io analizzo molto il passato perché penso che sia utile anche in chiave futura. Penso all’intensità delle ultime settimane dello scorso anno, al palazzetto pienissimo in ogni ordine di posto o a come siamo riusciti ad arrivare fino alla finale scudetto”.

Il ricordo che l’ha più colpita?

“Una mamma che si avvicina con la figlia a fine partita e che quando doveva parlare è scoppiata a piangere dall’emozione. È un momento che mi ha toccato molto e ho provato anche a cercarle dopo la fine della partita per regalarle una maglia. Sono momenti in cui capisci la forza dello sport, ma anche quali emozioni ti genera una gara, nonostante tu non la stia vivendo dal campo, ma dagli spalti. È una responsabilità per noi esprimerci al meglio ed in quel modo, anche perché loro sono lì per noi”.

Non posso non chiederle che anno è stato quello appena trascorso.

“Difficile. Molti dello scorso anno non li ho più ritrovati in spogliatoio e, sebbene so che è fisiologico il cambio di squadra e gli arrivederci nel nostro mondo, mi è mancata molto quella condivisione che avevo con Galassi o Maar, ad esempio. Persone diverse, penso a Gianluca che arriva dalla montagna, lo dico sempre scherzando, mentre io arrivo dal mare, eppure c’è sempre stata una grande apertura tra di noi. È mancata la comunicazione, credo, e in tante occasioni avrei voluto essere più preso in considerazione per giocare, sono onesto”.

Cosa è rimasto del ragazzino dell’Appio Roma Volley?

“L’impegno. Ero molto giovane quando ho cominciato a giocare con loro e passai subito all’MRoma, dove trovai anche Zaytsev che giocava in prima squadra. Sono state delle belle palestre di vita, e per uno che ha sempre avuto anche altre cose, vedersi con 25 cm di altezza in più in un anno, ha cambiato le prospettive e ha aumentato la voglia di ambire a far diventare questo sport un lavoro. Anni fa ho scelto, dopo il Nautico, di fare Economia, ed ora studio Management dello Sport, perché mi piacerebbe occuparmi di pallavolo e di Europa”.

Cosa intende?

“Sono un europeista. Mi piacerebbe poter giocare il secondo tempo della mia carriera ad occuparmi di consulenza in ambito sportivo. Magari portare l’Europa in Italia e integrarla con maggior impatto sia nei club che nelle scuole. Al Vero Volley ho respirato subito una bellissima aria di innovazione e sotto questo aspetto, è stata ancora di più una spinta cercare di entrare più a fondo nel mondo dello sport”.

C’è tanta famiglia nelle sue parole.

“Mamma professoressa di informatica, papà consulente ora in pensione. La famiglia mi ha dato degli input e fatto capire che il volley lo devo vivere come un gioco. Una parte della mia vita resta il volley, il resto è altro. Ho trovato un ottimo equilibrio”.

Per quello ha vissuto bene anche il tema della nazionale.

“Resta un regalo. Ma resta anche qualcosa che è arrivata meritatamente. Credo che per me sia bello così. La mia esperienza è arrivata non per la seniority, ma per i risultati che sono arrivati dal campo e questo per me è motivo di orgoglio”.

Continuerebbe anche se non è stata la miglior stagione dal punto di vista dei risultati?

“Spero che valga anche ciò che portiamo a livello di contenuto e a ciò che possiamo dare a quella maglia azzurra. Ovviamente mi piacerebbe perché ritroverei anche compagni di ruolo che stimo parecchio, ovvero oltre Galassi anche Russo”.

Prossimo anno dove sarà Di Martino?

“Per ora mi troverà in barca a vela. Il resto è in via di definizione”.

Di Roberto Zucca