Di Roberto Zucca
Quando si parla di “merito” nello sport non si può non pensare alla storia di Simone Di Tommaso. Una gavetta iniziata da molti anni, dopo una bellissima carriera nel mondo della pallavolo, lo ha portato a scegliere di portare avanti la sua seconda anima, il Beach Volley, prima come formatore di talenti, sia nel femminile sia nel maschile, e poi, da pochi mesi, come allenatore della coppia azzurra formata da Paolo Nicolai e Samuele Cottafava nella loro seconda vita e seconda carriera.
“Ho fatto il percorso canonico. Se mi avesse chiesto tempo fa di scegliere tra la pallavolo e il Beach Volley non avrei saputo cosa decidere. Poi, una volta appese le ginocchiere al chiodo, ho scelto di proseguire una naturale carriera a Pescara, con il mare, la sabbia, e con il beach volley. Seguire Paolo e Samuele è un’opportunità. Una bellissima opportunità che ho scelto di cogliere in un momento molto particolare della carriera, mia e loro“.
Ricorda la telefonata nella quale le si chiedeva di diventare l’allenatore di una coppia olimpica?
“Sì, ricordo di aver chiesto subito quanto margine di manovra avrei avuto sul poter scegliere delle persone che mi avevano accompagnato in questi anni, e la libertà di poter portare al mio fianco Mattia Matricardo e Mariano Costa ha fatto sì che accettassi subito. Credo che in progetti del genere le persone facciano la differenza, e soprattutto che lavorare con persone affini ai propri metodi e al proprio pensiero sia fondamentale per la buona riuscita“.
Gli obiettivi di questo team possiamo dichiararli?
“Sicuramente entrare nei primi sedici del ranking quest’anno e giocarci gli Elite 16. Questo per ciò che riguarda il 2022. Dal prossimo anno, quando si potranno iniziare a maturare i punti utili in chiave Parigi 2024, ovviamente l’obiettivo è proseguire in quel cammino che può portare alla qualificazione olimpica”.
Cosa è per lei Parigi 2024?
“Credo che nella vita di uno sportivo esistano delle fiaccole. Per tutti, non solo per me. Ecco, quel faro, quella fiaccola olimpica per me è il livello massimo da provare a raggiungere. L’opportunità di disputare un’Olimpiade con questi ragazzi è un’occasione che vogliamo tutti cercare di centrare“.
La sede della coppia si sposta a Pescara.
“A casa. Quando ci siamo parlati con Paolo e poi con Samuele, abbiamo parlato della voglia di lavorare in un contesto stimolante e sereno. In questo ambito abbiamo una bellissima struttura, quella della Sir Deco Beach Volley School, e un contesto che regala la possibilità di lavorare in un ambiente raccolto“.
Siete cinque lavoratori. Parola corretta?
“Il denominatore comune sta proprio nel fatto che siamo cinque persone che sono abituate a lavorare. Siamo poco avvezzi a riempire la nostra attività di altre cose. Siamo persone che vivono a testa bassa tutti i giorni, focalizzati e concentrati all’obiettivo. Forse è la nostra migliore caratteristica. È un’atmosfera che si vive dal primo giorno. La concentrazione è massima. L’entusiasmo e la voglia di fare si respira durante tutta l’attività“.
Lei negli anni ha lanciato moltissimi giocatori nel mondo del beach. A chi è più legato?
“A tutti. Nomino Ceccoli, Cappio, Di Silvestre, Vitelli, Sette. Amici, ma in realtà dei fratelli, così come Gili e Costantini e Michieletto-Lantignotti nel femminile. A Pescara si è creata una comunità di persone che è cresciuta assieme, ha saputo comprendersi, ha saputo anche lavorare sulle diversità, facendole diventare affinità. L’affetto che mi lega a persone come loro è unico. Siamo stati e siamo una famiglia“.
Del percorso di Marco Vitelli è orgoglioso?
“Assolutamente sì. Ma parlando di pallavolo lo sono molto anche di Cappio, Sette, Di Silvestre che sono diventati degli ottimi elementi per la serie A2. Sono persone che si meritano ciò che hanno perché hanno lottato molto per averlo. Le occasioni sono arrivate, ma sono state cercate e volute con molto sacrificio“.