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I ricordi di Keba Phipps: “In Italia ero la regina sul suo trono”

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Di Alessandro Garotta

Quando si racconta la vita di qualcuno, è importante fare delle scelte. Decidere, cioè, in quale direzione andare. Quando si racconta la vita e si parla della carriera di una leggenda della pallavolo mondiale come Keba Phipps, tutto diventa ancora più difficile. Perché non c’è solo il personaggio, ma pure la persona; e quella che va messa in scena è una storia che appartiene a tutti, che avvolge e sommerge l’individualismo, che mette d’accordo gli opposti, che parla ai tifosi, agli appassionati e alla gente comune.

Phipps è un simbolo. Quando parli di lei, parli degli USA, ma anche di Ancona, Matera, Bergamo, Napoli, Modena e Jesi, ovvero tutte le piazze italiane che ha fatto sognare con le sue schiacciate. Parli di storia, parli del passato, ma parli anche del presente. Chi era, cos’era, da dove veniva. In quest’intervista esclusiva abbiamo provato a parlare di Prikeba (questo il suo nome completo) con un’attenzione particolare al lato più umano della campionessa.

Foto FIVB

Keba Phipps, la più grande pallavolista di sempre: cosa prova quando si guarda indietro e ripensa alla sua carriera?

È davvero un onore essere considerata una delle migliori di sempre! Se ripenso alla mia carriera, mi viene naturale ringraziare Dio e mi sento benedetta per tutto ciò che sono riuscita a fare dentro e fuori dal campo. Durante il mio percorso da giocatrice ho ricevuto tanto amore, avuto l’opportunità di accrescere le mie conoscenze e diventare più saggia, potuto viaggiare e creare tanti legami di amicizia: queste sono state le solide fondamenta che mi hanno portato alla decisione di esprimere il mio amore incondizionatamente, e condividere le mie conoscenze ed esperienze aiutando gli altri ad avere successo nello sport e nella vita!“.

Abbiamo trovato un articolo pubblicato dal Los Angeles Times nel 1987, quando aveva 18 anni. Questo è l’incipit: “Keba Phipps vuole diventare la versione pallavolistica di Cheryl Miller, ovvero la giocatrice più forte ed esaltante del suo sport”. Cosa l’ha motivata a perseguire il suo obiettivo?

Wow, è stato molto interessante leggere questo articolo del 1987! A motivarmi nel perseguimento del mio obiettivo sono state soprattutto le parole della mia allenatrice ai tempi delle giovanili. Mollie mi ripeteva sempre: ‘Se lavori duramente, potresti diventare la migliore al mondo!’. Non ho fatto altro che crederle. In effetti, fin da piccola ho avuto qualità fisiche importanti; a 12 anni ero già alta 190 cm e avevo un fisico super atletico. L’amore e la passione per la pallavolo hanno fatto il resto, motivandomi a lavorare sempre più duramente e sfruttare al meglio la mia altezza e le mie capacità atletiche“.

Com’è stata la transizione da un background umile alla fama raggiunta in giovane età?

È vero, le mie origini sono molto umili. Sono cresciuta a Los Angeles in un contesto familiare non semplice, dato che mia madre ha tirato su tre figlie da sola, senza nemmeno gli aiuti governativi. Per noi sarebbe stato normale non avere tutto quello che volevamo, ma mia madre ha lavorato duramente per assicurarsi che avessimo tutto il necessario per vivere e crescere bene. Quindi, sono stati la grazia di Dio e la forza di mia madre a concedermi l’opportunità di avere una vita migliore. Poi la buona gestione di questa transizione dipende molto dal desiderio di successo!“.

Foto Wikipedia

Come descriverebbe le sue esperienze in Italia? Cosa le piace di più del nostro paese?

In Italia ho vissuto i momenti migliori della mia vita! Devo ammettere che all’inizio non è stata una passeggiata: arrivare a soli 21 anni in un paese straniero è stata una delle sfide più difficili da affrontare. Nei primi due mesi piangevo ogni giorno! Ma, subito dopo, l’amore delle mie compagne di squadra e dei miei amici italiani hanno reso quel cambiamento molto più semplice. Il rapporto di ‘sorellanza’ che è nato con le mie compagne, il legame che si è creato con i miei amici, la relazione che ho vissuto con un uomo italiano meraviglioso… La mia esperienza in Italia si riassume in poche parole: la regina sul suo trono! Cosa mi piace di più del vostro paese? La gente, il cibo e la moda!“.

Qual è il ricordo più felice, il momento in cui ha raggiunto l’apice come giocatrice?

Ho vissuto l’apice della mia carriera con la Foppapedretti Bergamo in occasione della finale di Coppa dei Campioni contro le russe dell’Uralochka-NTMK Ekaterinburg (nel 1997, n.d.r.). La miglior partita che abbia mai giocato! È stata memorabile perché durante la rifinitura della mattina mi sono scontrata con una compagna di squadra. Ho sbattuto la mia bocca contro la sua testa e l’impatto è stato così forte che i miei denti hanno tagliato il labbro inferiore, facendolo esplodere come una pallina da tennis. Ho giocato comunque la finale e alla fine siamo riuscite a vincere! Ovviamente, ricordo con immenso piacere anche tutti gli scudetti vinti“.

Foto PVF Matera-Il Mito

Nel corso della sua carriera ha lavorato con tanti allenatori. Quali sono gli insegnamenti più importanti che ha ricevuto?

Gli allenatori che ho stimato di più sono stati Giorgio Barbieri a Matera e Atanas Malinov a Bergamo. Con Giorgio ho sviluppato la mia forza mentale, imparando a lottare e combattere con coraggio e cattiveria agonistica in campo. Quando ci parlava nello spogliatoio prima delle partite, le sue parole mi ipnotizzavano e motivavano a ‘distruggere’ le avversarie. Questo combinato con il mio background, ha letteralmente scatenato la belva che era in me! Invece, con Atanas ho imparato l’importanza della forza e della condizione fisica: sotto la sua guida, io e le mie compagne di squadra abbiamo vissuto il picco di forma in carriera. Questo ci permetteva di essere più forti, veloci, rapide e mentalmente lucide rispetto alle nostre avversarie. È stata la chiave della longevità delle nostre vittorie. Sarò per sempre grata a entrambi!“.

Di cosa si occupa da quando ha smesso di giocare?

Al termine della mia carriera da giocatrice ho fondato la Keba Phipps Volleyball Academy, alias Team Keba! La condivisione delle mie conoscenze e della mia esperienza con atlete giovani e motivate è diventata il motore della mia vita, quella spinta che ha sostituito l’adrenalina che provavo quando ero in campo. La crescita e il successo delle mie ragazze sono la mia ricompensa e la mia passione“.

Foto PVF Matera-Il Mito

Quanto ritiene importante lottare per una maggiore giustizia sociale?

Mi sono sempre sforzata di rimanere neutrale sulle tematiche sociali anche se, tornando negli Stati Uniti, mi feriva vedere episodi di razzismo o ingiustizie subite dalle persone di colore. La storia parla da sé… E non mi riferisco solo agli afroamericani ma a tutte le minoranze. Per farla breve, penso che il mondo sia diventato un posto in cui è difficile vivere nella pace e nell’unità“.

Quali sono i suoi progetti per il futuro?

Il mio piano per il futuro è di avvicinarmi a Dio al fine di trovare la vera pace interiore, gioia e felicità“.

Un’ultima curiosità: per cosa le piacerebbe essere ricordata?

Mi piacerebbe essere ricordata per il mio amore nei confronti di Dio, della pallavolo, degli amici e della famiglia! Vorrei che quando la gente pensa a me esclamasse: ‘Wow! Keba è così piena di amore e di bontà, dentro e fuori dalla palestra’“.

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