Di Redazione
Su Avvenire in edicola oggi, l’ex ct azzurro Mauro Berruto dedica un appassionato editoriale alla vittoria dell’Italia nei Campionati Mondiali e in particolare al suo principale protagonista, Simone Giannelli, capitano e MVP della manifestazione. “Il leader tecnico e il leader morale, verrebbe da dire spirituale e carismatico, dei suoi compagni” lo definisce Berruto, che ricorda: “Ho avuto la fortuna di incontrarlo per la prima volta in una selezione regionale del 2012. Era un ragazzo di poco più di 16 anni, già ai tempi capace di mettersi in luce con un’evidenza tale che non serviva certo essere esperti, bastava guardarlo camminare“.
“Il talento – scrive Berruto, che tre anni dopo fu l’artefice dell’esordio di Giannelli in nazionale – è la capacità di tenere insieme qualità fisiche e tecniche con un atteggiamento che ti spinge a cercare di migliorare ogni aspetto del gioco, anche microscopico, in ogni momento utile, usando tutto il tempo che hai a disposizione nell’allenamento, assumendoti la responsabilità di tutto ciò che fai. Il talento è anche una capacità di risposta proattiva, rapida ed efficace all’inallenabile, a quello che non puoi preparare, all’imprevisto, all’instabile. Ecco cosa è il talento. Ed ecco perché Simone Giannelli sarebbe probabilmente diventato un campione in qualsiasi altra disciplina immaginabile, dal tiro con l’arco al decathlon“.
Per nostra fortuna, però, il regista azzurro ha scelto la pallavolo, o forse (suggerisce Berruto) è il contrario: “Nella pallavolo tutto ciò che fai dipende in maniera diretta da qualcosa che qualcun altro aveva fatto prima di te, e ogni volta che tu fai qualcosa determini la qualità di quanto succederà dopo. Il talento è una specie di intelligenza collettiva che regola il rapporto tra l’io e il noi. Simone Giannelli è un ragazzo che ogni volta che parla, senza eccezioni, usa la prima persona plurale: ‘noi’. Ecco cosa è il talento ed ecco perché la pallavolo ha scelto Simone Giannelli. Perché Simone Giannelli, semplicemente, è la pallavolo“.