Di Redazione
L’attività sportiva non si è mai fermata, le nazionali si sono allenate regolarmente e anche il campionato è appena ripreso: in Russia la pallavolo è stata toccata apparentemente ben poco dalla guerra che il paese ha intrapreso ormai da più di 7 mesi. Eppure per Belogorie Belgorod, una delle squadre più prestigiose e competitive della Superleague, il conflitto è una realtà di tutti i giorni: la città a pochi km dal confine con l’Ucraina è diventata ben presto il principale centro di mobilitazione per uomini e mezzi dell’esercito, e nel corso delle ostilità non sono mancati neppure attacchi in territorio russo.
A raccontare la situazione alla testata Championat è una delle stelle della squadra, lo schiacciatore Pavel Tetyukhin, figlio del grande Sergey e talento emergente del volley russo: “Non posso far finta di niente, ovviamente. Belgorod è in prima linea già dal 24 febbraio e si pensa sempre a questo argomento, è nell’aria tutti i giorni (la parola “guerra” non viene mai utilizzata nell’intervista, n.d.r.). Ma siamo professionisti e cerchiamo di concentrarci sul gioco. Durante la preparazione, le partite e gli allenamenti, provo a isolarmi dal mondo e non pensare alle notizie“.
A riportare i giocatori alla realtà, però, sono i frequenti allarmi: “Capita che la difesa aerea si attivi durante la notte – spiega Tetyukhin – e che ci siano esplosioni o altri rumori inspiegabili. La verità è che stiamo cominciando ad abituarci: non ti distraggono più le esplosioni, non hai una reazione così violenta. È diventata una parte della nostra vita, e questa probabilmente è la cosa più terribile“.
Ai motivi di preoccupazione per i giocatori russi si è aggiunto anche quello di un possibile coinvolgimento nella mobilitazione “parziale” annunciata dal presidente Putin: “Sappiamo che un giocatore del Gazprom-Ugra ha ricevuto la convocazione (il riferimento è al caso di Nikita Alekseev, n.d.r.), ma da parte nostra non ci è arrivato niente del genere” dice Tetyukhin. E riguardo al possibile rinvio o spostamento delle partite interne aggiunge: “Noi siamo pronti a tutto, ma devono essere l’amministrazione locale o la Federazione a dirci cosa fare. In questo momento è davvero difficile prevedere cosa accadrà“.
Lo schiacciatore parla infine della possibilità di trasferirsi all’estero: “In questo momento, ovviamente, non ci penso. Non lascerò Belgorod, perché questa è la mia città, la squadra di casa. Ho anche obblighi contrattuali da rispettare. Non ho intenzione di partire, non ne vedo il motivo. In generale però mi piacerebbe mettermi alla prova in una squadra straniera, testare una pallavolo diversa, un gioco differente, la vita all’estero. Mi interessa in particolare l’Italia: è probabilmente il campionato migliore al mondo, ed è la dimostrazione che i giovani possono giocare ad alto livello“.
(fonte: Championat)