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Mattia Bottolo: “Ho scelto Civitanova con il coraggio di chi fa un bel salto”

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Di Roberto Zucca

La prima foto con la maglia della Cucine Lube Civitanova è sembrata una specie di prova della corazza che Mattia Bottolo indosserà per un tempo lunghissimo. Quella maglia che, oltre a donargli forza e determinazione, sembra indossare da una vita, Mattia l’ha cercata con tutto se stesso. E la racconta così:

Essere alla Lube è qualcosa di incredibile. Mi sono accorto, col passare dei giorni, di quanto per un atleta e per una carriera possa contare il poter indossare una maglia così. Non parlo solo del prestigio di questa società, ma anche entrare a far parte di un club così vincente e di una storia così lunga“.

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Delle opzioni che aveva, mi permetto di dire, non poteva scegliere club più adatto a lei.

Ho pensato molto a cosa avrebbe significato lasciare Padova. Mi sono interrogato sul fatto di essere pronto o meno, e mi sono chiesto se per un percorso come il mio, che provenivo da una storia come quella della Kioene, potesse essere giusto un passaggio a una squadra di vertice. Ho scelto con il coraggio di chi fa un bel salto e di chi non sceglie una strada semplice sin da subito“.

Una squadra come la Lube sceglie mentalità vincenti. Lei ce l’ha?

Sono uno pronto a dare il massimo quando è in campo. Questa è una squadra nella quale si respira la voglia di vincere. Entrando in palestra si ha a che fare con molti compagni con cui ho condiviso un bel momento con la nazionale, e si lavora affinché la Lube possa vincere tutto ciò che ha a disposizione“.

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Nazionale. Cosa rimane di quel momento magico?

Tutto. È stata un’avventura particolare, nella quale abbiamo tutti fatto capire il valore della squadra“.

Quando ha capito dove si poteva arrivare?

Dopo il girone di qualificazione, quando ci sarebbe toccata Cuba. Ho capito che se fossimo venuti fuori bene da una gara contro di loro, poi avremmo potuto dire la nostra anche nelle gare successive. Ricordo anche la partita con la Francia, che per molti versi è stata una finale, perché loro li avevamo trovati a Bologna e soprattutto perché ci trovavamo davanti i campioni olimpici. Con molti di loro condividiamo il campo durante la stagione, ed era una sfida sentita da entrambe le squadre“.

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La notte prima della Polonia. Cosa si dice in stanza in quei momenti lì?

Ho condiviso la camera con Mosca. Ci siamo rilassati, e ci siamo detti che se fossimo stati chiamati da De Giorgi a dare il nostro contributo, ci saremmo fatti trovare pronti. In generale, durante tutte quelle settimane si crea un mondo in cui non è la sola finale che ti fa vivere una concentrazione particolare, ma è un qualcosa che senti sin da quando inizi il tuo percorso in azzurro“.

Un cenno sulla sua vita privata. Come farà con gli studi di Biologia quest’anno?

Studierò, come ho fatto negli anni precedenti. Nemmeno la nazionale è riuscita a farmi dimenticare quell’impegno, tanto che durante la sessione estiva sono riuscito a sostenere un esame che dovevo dare assolutamente. Per il resto cercherò di organizzarmi. Ho messo in fila le priorità della mia vita e conosco già il compromesso che esiste tra la vita universitaria e la mia carriera. È una questione di dedizione“.

(fonte: Comunicato stampa)

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