Di Roberto Zucca
Capita, alle volte, di arrivare tra gli ultimi a raccontare la vita di un atleta. O una carriera come quelle di Andrea Rossi, in cui la valigia dei sogni e delle aspirazioni non è più quella di quando era adolescente. Ma dalle parole del centrale della Top Volley Cisterna si capisce che anche in una fase così si può ancora essere sulla cresta d’onda, canalizzando il meglio nella fase adulta della vita pallavolistica:
“Mi sono reso conto anche io che qualcosa è cambiato quest’anno. Ne ho parlato con Baranowicz, con il quale ho un buon rapporto e con il quale condivido il titolo di più anziano della squadra. Sarà forse questo che in qualche modo mi responsabilizza, mi attribuisce anche un ruolo inedito nello spogliatoio, un ruolo che in questa società ho visto ricoprire per anni a Daniele Sottile. Avere la responsabilità anche di essere un esempio, di poter essere anche io una guida o semplicemente colui che dà un consiglio ad un ragazzo più giovane, mi motiva molto“.
Questo lo ha imparato a Cuneo, lo confessi.
“A Cuneo io sono cresciuto in una sorta di accademia militare, ma lo dico non in senso dispregiativo, anzi tutt’altro. Noi giovani siamo cresciuti condividendo lo spogliatoio con Grbic, Mastrangelo, Wijsmans. Gente che aveva un ruolo, una seniority e che si aspettava che i giovani imparassero a comportarsi e rispettassero le dinamiche di una squadra di cosiddetti senatori. Da anni come quelli di Cuneo acquisisci le basi per il professionismo“.
Le manca Cuneo? Molti ex pian piano ci stanno tornando.
“Ho nostalgia di una Cuneo che oggi non esiste più, non perché oggi non sia una società valida, quanto perché quegli anni sono impossibili da replicare. Erano anni in cui la città era davvero un tempio della pallavolo, dove sono transitati atleti che hanno fatto la storia di questo sport. Poi capita di tornarci perché la mia fidanzata è di Cuneo, e anzi, penso che sarà proprio lì che costruirò la seconda parte della mia vita. Anche se ora la mia vita è tutta qui a Cisterna“.
A Cisterna per l’ottava volta.
“(ride, n.d.r.) Sono un abitudinario, dice? Scherzi a parte, la mia carriera è fatta di pochissimi club, nel senso che tendo ad accasarmi e a trovarmi bene. A Cisterna mi trovo bene e dopo aver cambiato l’anno scorso per una breve avventura a Siena, mi è stato riproposto di tornare. Ho accettato molto volentieri e sono venuto per scrivere un pezzettino nuovo della mia storia“.
Si è partiti col turbo. Poi ora, a parte Perugia, tutte le squadre si sono in qualche modo normalizzate.
“Perugia sta facendo un campionato a parte. Noi abbiamo subito qualche sconfitta, dopo un inizio di stagione che ha stupito anche noi ma non troppo perché la squadra si è dimostrata da subito dotata di un alto potenziale. Ha funzionato bene la diagonale, che è una delle migliori della Superlega secondo me, oltre alla correlazione muro-difesa. In generale posso dire che siamo soddisfatti“.
Lei è sodisfatto della strada che ha fatto?
“Avrei potuto fare qualche scelta diversa se avessi avuto la piena libertà di compierla“.
Anni fa si parlò di un interesse di Perugia.
“Se ne parlò ma poi non si è concluso nulla. Tuttavia ho sempre trovato spazio e ho giocato con continuità, ed è questa la cosa più importante“:
Si ha come l’impressione che lei abbia saputo dare la giusta importanza a tutto.
“La pallavolo aveva uno spazio, ma avevo anche altro. Una famiglia in Toscana, gli amici di una vita che sono quelli della piazza del mio paese, una compagna, i viaggi. Non sono mai stato a casa a pensare a ciò che la pallavolo non mi ha dato. Ho sempre pensato che dovessi essere anche altro, oltre il volley“.
Chi sono gli amici della pallavolo?
“Sono tanti. Ne cito tre, Mimmo Cavaccini, Alberto Elia e Andrea Galliani. Sono persone con cui ho trascorso dei periodi in squadra molto belli e con cui ho condiviso delle serate davvero piacevoli che ricordiamo ancora“.
La sua vita dove la porterà dopo il volley?
“Penso a Cuneo, nonostante tutto. A far cosa ci devo ancora pensare. Sto finendo gli studi di economia, poi ci penserò. Magari capiterà di restare nel mondo dello sport, ma dietro le quinte. Non vorrei mai essere un allenatore, ad esempio“.
Perché ne ha viste e sentite troppe?
“(ride, n.d.r.) Forse! A parte questo, non mi ci vedo. Magari qualche ruolo dirigenziale. Ma potrei scegliere anche di fare tutt’altro. È troppo presto per parlarne“.