Di Redazione
È iniziata la settimana di Paola Egonu, e non potrebbe essere diversamente: a pochi giorni dalla sua apparizione al Festival di Sanremo, prevista per la serata di giovedì 9 febbraio, la fuoriclasse azzurra è protagonista con interviste e servizi un po’ su tutti i media. Non fa eccezione Vanity Fair, che le ha dedicato la sua copertina digitale: nell’intervista di Nina Verdelli (disponibile integralmente online) l’opposta del VakifBank tratta temi sensibili come quelli del razzismo e dell’intolleranza, che saranno presumibilmente al centro. E lo fa, come nel suo stile, senza peli sulla lingua.
Egonu denuncia infatti una serie di episodi a dir poco censurabili di cui lei stessa e i suoi familiari sono stati vittime, fin dai tempi dell’asilo: “A quattro anni ho capito di essere diversa. Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che lo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei. Ci hanno insegnato a non mettere mai le mani nella borsa dentro un negozio, per evitare di essere accusati di furto“. E adombra situazioni ancora peggiori: “A noi atleti conviene essere diplomatici per non infastidire i club. Forse quando smetterò di giocare potrò dire tutta la verità“.
La giocatrice della nazionale si schiera anche apertamente contro l’attuale governo, affermando: “Mi suscita una domanda: perché all’apice ci sono persone insensibili che agiscono per il proprio interesse e non per quello del popolo? Quando ho letto alcune dichiarazioni dei sodali di Giorgia Meloni sull’aborto non ci potevo credere. Se un partito guidato da una donna non hai il coraggio di difendere le altre donne, allora non ci sono speranze“.
Di pallavolo Egonu parla poco, dedicandole però uno dei pochi pensieri rassicuranti dell’intervista: “Accanto a stanchezza e tensioni provo emozioni molto belle: sono un esempio per tanti bambini, cosa che mi riempie il cuore di gioia. E, soprattutto, questo lavoro mi permette di regalare alla mia famiglia una vita comoda. Posso fare studiare i miei fratelli e persino viziarli un po’. Mia madre può lavorare a chiamata anziché fissa tutti i giorni. Il resto conta meno“.
(fonte: Vanity Fair)