C’è una foto recente che spiega molto bene un passaggio generazionale molto forte della Valsa Group Modena di quest’ultima stagione. È un’immagine di un abbraccio, molto sentito, tra Giulia Gabana, presidente del sodalizio gialloblu da meno di un anno, e Tommaso Rinaldi, che di questa Modena è diventato un po’ l’astro nascente, il nuovo che avanza, il collante tra una storia incredibile e un nuovo corso che promette molto bene.
“Anche io ho visto quell’immagine – commenta Tommaso – e mi piace molto, perché racconta una storia, un rapporto di stima e affetto che arriva da lontano, ossia da quando avevo due o tre anni, abitavo a Montichiari e Giulia era la figlia del presidente della Gabeca, nella quale giocava mio padre. Ritrovarla qui a Modena è stato bellissimo e, se posso esprimere un parere sulla sua gestione, credo che Giulia sia stata molto brava ad entrare in punta di piedi in un tempio come questo, lavorando e coltivando le sue idee con convinzione. Mi ha sempre dimostrato fiducia e stima. Io ho cercato di ripagarla con il mio modo di essere e di lavorare, sperando di esserne stato all’altezza“.
La gestione Gabana è stata all’insegna di un bel rinnovamento. Lei e Sanguinetti siete effettivamente esplosi. Mi sembra anche con Sanguinetti ci sia una certa complicità.
“Giulia voleva far crescere alcuni giovani, come me o Giovanni, come ha detto lei, ma anche altri, come ad esempio Gollini, a cui mi lega una bella amicizia. Io la ringrazierò sempre per questo. Con Giò siamo cresciuti tanto, abbiamo un rapporto un stupendo e ci conosciamo praticamente da sempre. Si è creato un rapporto fatto di emozioni da condividere che ovviamente fortificano il legame. L’essere coetanei aiuta tanto, perché si cresce insieme. Lui poi è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante. Io penso che attualmente sia uno dei centrali più forti in Italia“.
Vedendola da fuori, mi sembra che lei sia anche il collante tra i senatori, Bruno ed Earvin su tutti, e la nuova generazione di modenesi.
“Io non faccio fatica ad integrarmi nei gruppi dei quali scelgo di fare parte, ed in questo gruppo in particolare sto veramente molto bene. Quando sei in campo e ti capita di girarti a vedere giocatori come loro, ti senti incredibilmente fortunato, perché stai condividendo questa storia con persone che risultano degli esempi da seguire. Quando vedi Earvin, Bruno o Rossini giocare, capisci la ragione per cui hanno vinto così tanto. Sono mossi dal sacro fuoco per questo sport, e sono capaci di dimostrare il loro valore anche in un semplice allenamento. Nel nostro caso poi non si è creato un gruppo, ma una famiglia, ed è una delle ragioni per cui Modena secondo me funziona molto quest’anno“.
In una lettera pubblicata recentemente, Gabana dice che in un palazzetto come quello di Modena può succedere qualsiasi cosa.
“Sono d’accordo, nel senso che Modena può trasformarsi in un luogo davvero magico. Il calore che avverti, ciò che i tifosi sono in grado di realizzare e di farti sentire, può cambiare il corso di un punto o di un incontro. Giocare qui da avversario credo sia non solo difficile per chi come me ha fatto parte di questo club sin da giovane, ma anche per chi non ha avuto la mia fortuna“.
Alcuni mesi fa ha dichiarato che la gioia più grande di tornare a Modena è stato il ritrovare la famiglia.
“Sì. Io sono ancora quello che è felice di avere un’indipendenza economica, ma di essere dipendente dalle cose belle, come ad esempio poter vivere con mamma e mia sorella. Non ho sentito il bisogno di emanciparmi, e anzi, sono stato ben felice di rientrare in questo contesto famigliare, perché mi è di grande supporto“.
Tutti conoscono suo padre Pietro. Mi permetto di chiederle qualcosa di mamma Grazia. Da cui lei si dice abbia preso molto, soprattutto una riconosciuta bontà d’animo e una grande sensibilità.
“Confermo. Mamma è incredibile. È quella delle mille raccomandazioni, perché è ancora così, ma è anche quella che quando la porta di casa si chiude, dopo la fine degli allenamenti o dopo una partita importante, è capace di ridimensionare tutto e di capire come farmi staccare da tutto. Tornare a Modena ha significato anche ritrovarla sugli spalti ogni domenica, che è una cosa che mi fa tornare un po’indietro nel tempo e mi riempie di gioia“.
La tenerezza che si evince fuori dal campo è pareggiata da una rabbia agonistica e da una maturità che ora esprime molto bene in campo. Una maturità riconosciuta anche dal tecnico della nazionale. Parole lusinghiere?
“Molto. Non è ancora il momento di parlare dell’azzurro, perché certi discorsi e certe decisioni vengono prese a fine campionato, però leggere che De Giorgi ha apprezzato il percorso di crescita fatto durante la stagione a Modena mi ha veramente fatto molto piacere. Sento di essermi creato una strada, di aver dato tutto e di essermi preso le responsabilità che servivano per dimostrare determinate cose“.
Il segno più eclatante è forse nel fatto che lei è diventato un punto di riferimento del sestetto.
“Sono parte di un sestetto che fa molto bene quando gioca al massimo della condizione, esprimendo sicurezza e convinzione nel centrare gli obiettivi. Mi fa piacere il fatto che Bruno mi dimostri fiducia nelle fasi concitate della partita. È una bella attestazione. Credo di essere stato sempre in grado di potermi prendere il mio spazio anche quando ero più piccolo. Consolidarmi era parte della strada che dovevo fare anche qui a Modena“.
Non facciamo pronostici, Rinaldi.
“No, non facciamone…“.
Lasciamoci con un’altra bella immagine. Ho visto l’emozione nei suoi occhi il giorno in cui ha conosciuto Papa Francesco.
“Sì, è stato un incontro che mi ha toccato molto. Sono credente, e arrivare attraverso la pallavolo a conoscere il Santo Padre ha unito un’emozione alla soddisfazione di essere lì come riconoscimento del lavoro fatto. Lo trovo molto bello“.
di Roberto Zucca