Una stagione di Serie A1 è composta da una miriade di storie diverse contenute una dentro l’altra, come una matrioska. Giovani che fanno il salto di qualità, giocatrici che aggiungono elementi al proprio gioco, gregarie indispensabili per il rendimento della propria squadra: seguire tutti gli intrecci narrativi è un esercizio impossibile, soprattutto in un periodo storico come questo tanto intriso di talento. Ma il fatto che molte di queste storie non riescano a finire negli highlights o nelle discussioni da “Bar Sport” dei social network non significa che esse siano meno importanti. Come nel caso di Yasmina Akrari, protagonista della nostra intervista esclusiva.
La centrale torinese rappresenta quest’ultima categoria meglio di tante altre: precisa in attacco, guardiana del muro, quest’anno si è confermata ad alti livelli, diventando implacabile in tanti piccoli dettagli che alla fine si sono rivelati decisivi per la salvezza della Wash4Green Pinerolo.
È calato il sipario su una regular season che ha visto due versioni di Pinerolo. Una che ha pagato lo scotto di essere neopromossa, l’altra che ha fatto buoni risultati e raggiunto la salvezza. Le va di spiegare quest’annata?
“Secondo me, più che due versioni di Pinerolo, se n’è vista soltanto una ma in costante evoluzione: è servito del tempo per vedere i risultati del lavoro in palestra. D’altronde far funzionare una squadra come la nostra in un campionato così difficile è stata una grande sfida per tutti, a partire da noi giocatrici che abbiamo dovuto sempre spingere al massimo – anche quando non ne avevamo più – fino ad arrivare allo staff che nel corso della stagione ha dovuto aggiustare il tiro e capire come gestire al meglio il gruppo nonostante le assenze per infortunio. Piano piano abbiamo recuperato i pezzi, alcuni sparring partner ci hanno dato una mano, sono arrivate Rainelle Jones e Miao Yiwen, e alla fine abbiamo raccolto i frutti di un percorso durato una stagione“.
C’è stato un momento di svolta che vi ha dato l’opportunità di capire che la salvezza era un traguardo possibile?
“Non saprei dire se c’è stato un momento di svolta. Sicuramente giocarsi un tie break contro Conegliano è un risultato da ricordare, che ha infuso non poca fiducia alla nostra squadra“.
Qual è stata la miglior qualità della Wash4Green?
“Il coraggio di non smettere mai di credere al raggiungimento della salvezza. Questo ci ha portato a lottare ogni domenica, anche quando per alcuni non ne valeva più la pena, anche nelle partite dal risultato già scritto. Così siamo riuscite a crescere passo dopo passo, ad avere più fiducia nei nostri mezzi e ad alimentare il nostro sogno“.
Da qui a fine stagione come si prosegue?
“Ora inizia un altro campionato, in cui finalmente avremo la possibilità di giocare a cuor leggero e vivere come una festa qualsiasi cosa bella verrà. Inoltre, avremo almeno un’altra occasione di giocare in casa e ringraziare tutti i tifosi per il loro supporto in questa stagione“.
Pinerolo, oltre a raggiungere il suo obiettivo, ha valorizzato tutte le individualità: ha avvertito questa sensazione? In quali aspetti pensa di essere migliorata maggiormente?
“Penso che sia normale per una squadra che punta alla salvezza affidarsi a coloro che emergono come punti di riferimento in campo. A noi è capitato che a rotazione tutte offrissero il loro contributo, e forse anche qualcosa in più: così le individualità sono state valorizzate e la squadra ne ha beneficiato. Dal punto di vista personale, non saprei dire se sono effettivamente migliorata in qualcosa; senza dubbio, però, ho preso coscienza dei miei mezzi e delle mie capacità, e in qualche modo anche questo è sinonimo di crescita“.
Facciamo un passo indietro. Nel 2020, dopo un’ottima annata a Chieri, decise di scendere di categoria e trasferirsi a Pinerolo. Come mai quella scelta? Non c’era posto per lei in A1?
“È stata la scelta più discussa della mia carriera. In verità, al termine di quella stagione avevo ricevuto tante richieste, alcune delle quali dalla Serie A1. Ma io preferisco stare alle mie regole e scegliere quello che è meglio per me. In quel caso la mia volontà era di restare a casa e dare la priorità alla vita insieme alla mia famiglia, ai miei cari e ai miei amici. Pinerolo era una realtà di A2 che aveva voglia di fare il salto di qualità. Allora ho pensato: ‘Perché non farlo insieme?’. Ed eccoci qua dopo tre stagioni“.
Cosa le sta dando quest’esperienza? Qual è il suo ricordo più bello?
“È stato sicuramente un bel percorso in termini di risultati raggiunti. Non è facile ogni volta fare meglio rispetto all’anno precedente, ma qui ci stiamo riuscendo. In questo modo siamo sempre riuscite a festeggiare qualcosa al termine della stagione. Inoltre, si sono creati legami importanti con le compagne e tutte le persone che ruotano intorno alla squadra e si prendono cura di noi. Pinerolo è una società che sta crescendo un passo alla volta e sono felice di farne parte. Per quanto riguarda il ricordo più bello, sono indecisa tra la promozione in A1 e la salvezza. Ma forse scelgo quest’ultima. Non dimenticherò mai il boato prima del terzo set nell’ultima partita di regular season contro Chieri: lì abbiamo capito che ce l’avevamo fatta. La gioia dei nostri tifosi ci ha travolto ed è stato bellissimo“.
Se le dovessero proporre il rinnovo, ci farebbe un pensierino?
“Decisamente sì. Sarei contenta di festeggiare qualcos’altro insieme nella prossima stagione“.
Partendo da un foglio bianco, cosa inserirà nella sua estate?
“Innanzitutto dovrò sottopormi a un piccolo intervento al ginocchio, seguito dalla riabilitazione. Nulla di sconvolgente, ma devo rimettermi in sesto perché questa stagione è stata molto stressante a livello fisico, complice il fatto che le rotazioni nel nostro reparto erano ridotte ai minimi termini. Dopodiché, ho in programma un viaggio di due settimane insieme al mio ragazzo e al nostro cane alla scoperta dell’Italia e delle sue specialità gastronomiche. Poi, come al solito, continuerò a lavorare in palestra e mi dedicherò al Beach Volley, ma senza troppe pretese: sarà importante soprattutto ricaricare le batterie“.
Quali sono i suoi sogni nel cassetto per il futuro?
“Spero di giocare ancora un po’, almeno fino a quando il mio corpo riuscirà a tenere il ritmo. Fuori dal campo ho alcuni progetti, ma vedremo dove mi porterà il futuro: preferisco navigare a vista senza precludermi nulla“.
di Alessandro Garotta