Se non vi siete mai interessati alla pallavolo finlandese, avete appena scoperto di avere qualcosa in comune con questo popolo nordico, fiero e all’apparenza freddo dal punto di vista delle popolazioni “latine”. Che la pallavolo in Finlandia non sia proprio lo sport principe è facilmente intuibile: basti pensare che i risultati più prestigiosi raggiunti dalla nazionale femminile in questione sono il dodicesimo posto agli Europei (nel 1977 e nel 1989) e il secondo posto all’European Golden League 2017.
Sulla scia della Svezia di Isabelle Haak, però, negli ultimi anni anche la Finlandia ha fatto piccoli passi in avanti nel lavoro con i settori giovanili. Così, ha iniziato a farsi largo una generazione che sta cercando di portare il movimento locale a un livello superiore. Oggi vi portiamo alla scoperta di una di queste giocatrici: Jessica Kosonen, schiacciatrice – classe 1997 – che in questa stagione si è lasciata alle spalle l’aurora boreale, il sole di mezzanotte e il grande gelo per inseguire il proprio sogno pallavolistico in Turchia con l’Iba Kimya TED Ankara Kolejliler, squadra di seconda serie.
Per cominciare, raccontaci qualcosa di te.
“Mi chiamo Jessica Kosonen e sono una pallavolista finlandese di 26 anni. Ho anche il passaporto canadese, dal momento che mia madre viene da lì. Mi definirei una persona socievole, che va d’accordo con tutti. Crescere con due fratelli in una famiglia in cui tutti sono stati atleti mi ha reso abbastanza competitiva e a volte un po’ volubile. Naturalmente, questo mi torna utile in campo. Sono anche una studentessa dell’Università di Tampere, perciò trascorro la maggior parte del mio tempo libero sui libri: in questo momento mi sto dedicando a un Master in Diritto Pubblico. Al di fuori della pallavolo e dello studio, cerco di stare il più possibile con i miei amici e i miei familiari, visto che durante l’anno devo stare lontano da casa per tanto tempo. Infine, mi piace anche leggere e viaggiare“.
Com’è nata la tua passione per la pallavolo?
“Possiamo dire che la pallavolo scorra da sempre nelle mie vene, visto che i miei genitori e alcuni parenti hanno praticato questo sport. Da bambina, avevo provato tante altre discipline, tra cui l’equitazione, la ginnastica e il calcio, fino all’incontro con l’eptathlon, che è stato per un po’ il mio hobby principale. Tuttavia, nel momento della scelta definitiva, ho preferito di proseguire con la pallavolo perché gli sport di squadra mi sono sempre piaciuti di più“.
Gli sport più popolari in Finlandia sono l’hockey, lo sci di fondo, il salto con gli sci, il pattinaggio su ghiaccio, la camminata nordica e la pallabase. Qual è invece lo status del “lentopallo” (pallavolo)?
“Qui il volley è considerato uno sport amatoriale. Da piccola sono stata estremamente fortunata ad avere ottimi allenatori – per esempio mio papà – ma questo non capita a tutti perché, soprattutto a livello juniores, i coach solitamente sono ‘volontari’. È bello giocare in Finlandia, ma non posso negare che la pallavolo non è popolare come da altre parti del mondo. La maggior parte dei finlandesi si stupisce quando viene a sapere che in Europa si può guadagnare bene come pallavolista. Perciò, direi che questo sport gode di una discreta considerazione, anche se si dovrebbe fare un grande lavoro di marketing per dare maggiore visibilità sia alle nostre nazionali sia ai nostri club“.
Quali sono state le principali tappe del tuo percorso pallavolistico?
“Ho iniziato a giocare all’età di 9-10 anni e dopo un paio di anni avevo già il desiderio di diventare una pallavolista professionista. Sono sempre stata molto attiva e atletica, anche perché per un po’ di tempo ho praticato l’eptathlon parallelamente al volley. Tuttavia, non sono mai stata altissima, e questo ovviamente mi ha causato qualche difficoltà. Proprio per questo motivo, all’inizio sono stata scartata più volte da rappresentative regionali e nazionali, ma a 16 anni sono stata chiamata nella squadra nazionale delle scuole superiori. Più o meno in quel momento ho esordito nel campionato di A1 finlandese.
Nel 2015, a 18 anni appena compiuti, sono stata reclutata dal WoVo Rovaniemi per i Playoff, e al termine della stagione sono stata eletta ‘miglior giovane’ dell’anno e ho ricevuto la prima convocazione nella nazionale senior. Dopo due anni e mezzo, sono passata a un’altra squadra finlandese (l’Oriveden Ponnistus, n.d.r.) fino alla firma del mio primo contratto da professionista a Lugano, in Svizzera. Ho imparato tantissimo durante questa esperienza all’estero, che mi ha aiutato a tornare in nazionale dopo un periodo di assenza. Forse, però, non mi ha portato l’offerta che avrei voluto ricevere per la stagione successiva e così ho deciso di tornare in Finlandia. Nel frattempo, mi sono iscritta all’Università.
Le annate seguenti hanno segnato più di tutte le altre il mio percorso di crescita: nel 2020-2021 ho vinto la prima medaglia della mia carriera in Finlandia con il Polkky Kuusamo, nel 2021-2022 mi sono trasferita all’LP Viesti e ho esordito in Champions League affrontando le migliori giocatrici al mondo (ad esempio, ho giocato anche contro Monza). Così, grazie a un buon rendimento sono riuscita a ottenere il mio primo contratto in Turchia. Come ho accennato in precedenza, la mia sfida più grande è legata all’altezza – sono una schiacciatrice di 174 cm – e perciò l’anno scorso mi è capitato di ricevere la ‘porta in faccia’ da un club. Tuttavia, alla fine, sono stata chiamata dall’İba Kimya TED Ankara Kolejliler, dove ho trovato un allenatore che si è fidato di me per tutta la stagione“.
Qual è stato il momento più bello della tua carriera finora?
“Direi la partita casalinga di Champions League contro il Mulhouse durante la mia stagione all’LP Viesti. Grazie a quel 3-1 siamo diventate la prima squadra finlandese in campo femminile a vincere un match nella competizione europea più importante“.
Se dovessi descriverti come giocatrice, come lo faresti?
“Mi descriverei come una schiacciatrice forte nei fondamentali di seconda linea (difesa, ricezione e servizio) e nella lettura del gioco. In attacco mi piace giocare con intelligenza e astuzia, scegliendo il colpo migliore in base alla situazione. In generale, punto ad essere sempre positiva, ad aiutare la squadra in ogni modo e a mettere le mie compagne nelle condizioni di esprimersi al meglio“.
Chi sono i tuoi modelli per quanto riguarda la pallavolo?
“Mia madre, perché ha avuto il coraggio di trasferirsi dal Canada in Finlandia per giocare da professionista, e mio zio, che ha fatto parte della squadra olimpica canadese a Montreal. Non è stato il miglior giocatore della storia, ma ha ottenuto risultati importanti. Poi ci sarebbe anche il mio idolo d’infanzia: Jessica Ennis-Hill. Non si tratta di una pallavolista, ma mi identifico con la sua storia. È stata una campionessa di eptathlon che è riuscita a vincere l’oro alle Olimpiadi di Londra 2012, nonostante che in passato le fosse stato detto che a causa della sua altezza (164 cm, ndr) non avrebbe potuto raggiungere grandi traguardi“.
Quali motivazioni ti hanno spinto ad accettare una nuova sfida nella seconda serie turca quest’anno?
“Non è stato per niente facile approdare in Turchia perché il campionato finlandese non è molto seguito dagli scout stranieri. L’opportunità è nata dopo una partita di Champions League a Istanbul e l’ho colta al volo. Tra l’altro, i miei agenti mi avevano assicurato che il club (l’İba Kimya TED Ankara Kolejliler, ndr) fosse affidabile e ben organizzato, e le ex giocatrici ne parlassero positivamente. Perciò, la decisione è stata facile“.
Com’è stata questa esperienza al di fuori del campo? Quali “ostacoli” hai incontrato?
“La mia avventura in Turchia è stata fantastica! Naturalmente ci sono stati alcuni ostacoli con la lingua, soprattutto perché l’head coach e alcune compagne non parlavano inglese, ma alla fine abbiamo trovato ugualmente il modo per comunicare. Per quanto riguarda la quotidianità, non ho riscontrato grandi differenze tra la vita ad Ankara e quella in Finlandia. Forse la cosa più strana è stata giocare alla vigilia di Natale, dal momento che mi trovavo in un paese di cultura musulmana. Proprio per questa ragione, era molto difficile trovare carne di maiale nei negozi di alimentari. Nel complesso, però, mi è piaciuta molto la Turchia e ho fatto nuove amicizie, che hanno contribuito a rendere questa esperienza incredibile“.
Qual è il bilancio della vostra stagione, che ormai si è conclusa da un paio di settimane?
“Il nostro obiettivo era quello di qualificarci ai Playoff, ma li abbiamo soltanto sfiorati: non sono soddisfatta, ma questo è lo sport… Eravamo una squadra molto giovane e purtroppo abbiamo avuto a che fare con diversi infortuni e problemi fisici durante l’anno. Comunque, ci tengo a sottolineare anche alcuni aspetti positivi, ovvero che siamo riuscite a creare un bel gruppo e abbiamo sempre fatto del nostro meglio. Il finale di stagione è stato particolarmente difficile a causa del devastante terremoto che ha colpito la Turchia. Molte compagne di squadra e alcuni membri dello staff hanno perso conoscenti o cari. È stato qualcosa di spaventoso, che ha lasciato un’atmosfera triste in tutto il paese“.
Un’ultima curiosità. Quali sono i tuoi obiettivi a breve e a lungo termine?
“Il mio obiettivo principale è di arrivare a giocare in Italia un giorno. A breve termine, invece, punto a passare una buona estate in nazionale e a rappresentare il mio paese ai Campionati Europei 2023. Infine, vorrei terminare la mia carriera senza rimpianti: per esempio, non voglio smettere di giocare a causa di un infortunio, ma per una mia scelta“.
di Alessandro Garotta