Per un settore giovanile che ha vinto tutto, e lo fa da anni, la sfida più grande non può che essere quella di rinnovarsi. Marco Mencarelli e il suo staff hanno scelto la strada del “colpo di spugna”, ripartendo con il Club Italia dalla Serie B1 e da un gruppo fortemente ringiovanito: “Ci sono tre annate di altissimo livello che stanno arrivando – ha spiegato il direttore tecnico a margine della presentazione delle nazionali per il 2023 – ripartiamo da queste per costruire un percorso di formazione analogo a quello che ha creato un gruppo solido come quello dell’attuale nazionale seniores. Facciamo un passo indietro importante, escono le 2004 e entrano le 2008, una scelta momentanea per poi rialzare l’asticella“.
L’elevato numero di talenti “sfornati” negli ultimi anni dalla rappresentativa federale, del resto, aveva creato qualche problema di sovraffollamento: “In questo momento in effetti c’è un po’ di ‘tappo’ – ammette Mencarelli – soprattutto per le top spiker, che spesso sono state indirizzate al ruolo di opposta e quindi trovano poco spazio. Anche per questo si è optato per un forte ringiovanimento: la proiezione delle ragazze che arrivano in questo momento è di 7-8 anni per raggiungere l’alto livello, e chiaramente questo ci tiene pronti per quando sarà necessario un ricambio sia in Serie A, sia soprattutto in nazionale“.
Chiamato poi a individuare i “segreti” dei successi azzurri a livello giovanile, Mencarelli risponde così: “Una scuola tattica come quella italiana è un vantaggio che si sente più nel giovanile che nella Seniores, dove tutti fanno tattica in qualche modo, mentre a livello Under è un po’ meno diffusa. Noi uniamo al lavoro tecnico voluminoso una strategia tattica di qualità simile a quella utilizzata in Seniores, e questo nelle competizioni qualche vantaggio lo dà. Poi, chiaramente, in questo momento abbiamo molti coach che sanno come si fa, e questo è un fattore“.
“La cosa importante – chiosa il direttore tecnico azzurro – è che magari non vinciamo, però siamo sempre sul podio o nei pressi del podio. Questo è fondamentale, perché non ci sono sistemi di allenamento per educare le ragazze a giocare un quarto di finale, una semifinale o una finale: l’unico modo è raggiungerle e fargliele disputare. Questo riusciamo a farlo da tanti anni e ci dà qualcosa in più“.