Il sapore della vittoria rende tutto più dolce, molto più dolce. Così, nel giorno del quinto scudetto della sua Itas Trentino, anche Angelo Lorenzetti può lasciarsi alle spalle (ma non certo dimenticare) gli attriti con la società per un divorzio inaspettato e non gradito. Dedicandosi, per una sera, soltanto agli abbracci, ai sorrisi e a un gesto molto significativo: al momento della cerimonia, è lui a mettere la medaglia al collo del suo vice Francesco Petrella, che dalla prossima stagione proverà a seguire le sue orme come primo allenatore di Modena.
“Dopo 14 anni sono qua nello stesso palazzetto a festeggiare lo scudetto – scherza Lorenzetti, che a Trento aveva vinto nel 2009, da avversario, con Piacenza – ma non ditelo in giro che ci metto così tanto, se no l’anno prossimo non mi prende più nessuno!“. E poi riassume: “Oggi sono felice, come ero triste, ma mai deluso, quando perdevamo. È un percorso forse anticipato rispetto a quello che ci eravamo detti due anni fa con la società, ma è chiaro che la vittoria colora tutto in modo diverso“.
Il tecnico di Trento racconta poi il non facile cammino di avvicinamento alla sfida decisiva: “In questi giorni abbiamo parlato parecchio con i ragazzi, perché ci dicevano che avevamo pochi attributi. Ho chiesto scusa a loro, perché evidentemente è colpa dell’allenatore, che glie ne ha dati pochi. Ma soprattutto ho spiegato che questa cosa è un valore, perché l’uomo ha dei limiti e una Gara 5 è sempre un’esperienza che va oltre i limiti, altrimenti sarebbe una passeggiata. Poi abbiamo ripercorso insieme tutta la storia del Mago di Oz: alla fine ho detto che io non sono un mago, che loro avevano già tutto quello che serviva. Mancava un francobollo in una lettera che avevano ricevuto a Roma, e quel francobollo è il mio grazie“.
di Eugenio Peralta