C’è una foto che è più pallavolistica e più commovente di un ultimo punto olimpico. Un’immagine che racconta il triste momento del nostro paese, ma documenta anche la forza che il volley riesce ad avere quando fa quadrato e si unisce, in questo caso per uno scopo che va al di là del concetto di benefico. È speranza, è grande umanità.
Siamo a Reda, una frazione del comune di Faenza, e Stefano Mengozzi, con Sonia Candi, Daniela Venturi, Andrea e Serena Ortolani, pallavolisti che non hanno bisogno di presentazioni, armati di stivali e di ore e ore di lavoro, sono lì a scavare, in mezzo al fango dell’Emilia Romagna devastata da un’alluvione. Che oggi, quando sento Mengozzi, sembra aver lasciato liberi tutti di ricostruire e ricominciare:
“Ho giocato tantissimi anni con Andrea Ortolani, dalle giovanili ad una serie B storica con Ravenna, nella quale centrammo la promozione in serie A. L’amicizia è forte, così quando ho saputo che i genitori di Andrea e Serena avevano bisogno di una mano per spalare, perché hanno avuto due metri e mezzo di fango a causa della rottura degli argini del Lamone, che lambisce Reda, sono corso con alcuni amici a dare una mano“.
La pallavolo in queste occasioni fa quadrato.
“Sono stati giorni difficili e ci siamo dati una mano l’un l’altro. Questa gente si conosce tutta. Ci conosciamo tutti. Siamo qui ogni giorno pronti a rimboccarci le maniche e dare una mano perché ci sono tanti anziani, ad esempio, che hanno bisogno“.
Lei dove si trova, Mengozzi?
“A Santerno, una frazione di duemila abitanti vicino a Ravenna. Ho casa lì, anche papà, mentre mamma è a Piangipane, che è stata più interessata dagli eventi. Fortunatamente nessuno dei tre ha avuto danni alla propria abitazione. Ma vedere la polizia che viene a bussarci a casa venerdì per evacuarci, perché l’acqua ha superato Ravenna e sta per arrivare nelle nostre case, è una cosa che quando la vivi non dimentichi facilmente. Fortunatamente, nel caso di mia madre, l’acqua si è fermata a pochissimi metri da casa“.
I media parlano di “angeli del fango”. Vederla lì assieme agli amici è toccante.
“Io sono fortunato perché devo solo dare una mano e non salvare ciò che ho, ad esempio. Ci sono tanti gruppi Whatsapp e tante associazioni nelle nostre zone che chiedono una mano e cercano volontari. Ho una cugina di 19 anni che è andata a spalare fango a Faenza, che si trova ancora oggi in condizioni critiche. Credo che per noi, parlo anche a nome degli amici che ha visto, non si tratta solo di dare supporto alle famiglie, ma di fare qualcosa per una terra che amiamo e ameremo per tutta la vita“.
di Roberto Zucca