Pensare che la bravura emerga perché ci si trova nel posto giusto al momento giusto è una prerogativa di chi si fida molto delle coincidenze. Sostenere invece che il talento esista a prescindere dalle circostanze è il pensiero di chi crede nella genialità. L’opzione più giusta, forse, sarebbe una via di mezzo, ovvero credere che il talento personale riesca ad emergere laddove ci sia terreno fertile. Perché anche il più fruttuoso degli alberi non crescerebbe in una terra arida. Talvolta però, oltre a necessitare del posto giusto, servono anche compagne e allenatori che sappiano prenderti la mano, per non farti camminare da sola e per farti crescere, insieme. La pallavolo insegue questa logica e l’esperienza di Anna Nicoletti all’Aydin Buyuksehir Belediyespor ne è l’ennesima dimostrazione.
In esclusiva ai microfoni di Volley NEWS, l’opposta veneta ha parlato della sua avventura in Turchia, dove si sta consacrando come una delle attaccanti più prolifiche del campionato.
La prossima sarà la sua terza stagione all’Aydin. Quali motivi l’hanno spinta a rimanere? Nell’ottica del suo percorso, cosa le sta dando questo capitolo in Turchia?
“Il fatto che ormai mi sono integrata molto bene con l’ambiente e conosco gran parte dello staff e delle giocatrici del nuovo roster mi ha spinto a rinnovare il mio contratto e a restare all’Aydin anche nella prossima stagione. Eppure, quando ho lasciato l’Italia, ero un po’ preoccupata perché sapevo quel che lasciavo ma non quel che avrei trovato. Successivamente, però, sono stata colpita positivamente dalla Turchia, dove ho trovato un club che non mi ha mai fatto mancare nulla. Perciò, ritengo che quella che sto vivendo sia un’esperienza importante, che mi sta dando maggiore consapevolezza, mi sta mettendo alla prova e mi sta facendo vivere in un paese con cultura e usanze diverse“.
Semifinale in Coppa di Turchia, settimo posto e titolo di top scorer in Sultanlar Ligi: le va di tracciare un bilancio dell’annata da poco conclusa?
“Devo ammettere che nella stagione appena terminata non abbiamo iniziato il campionato nel migliore dei modi. Durante il girone di andata abbiamo faticato a trovare il giusto ritmo e una buona amalgama di squadra: una volta che perdi delle partite che avresti potuto vincere, il morale cala e di conseguenza le cose non vengono come vorresti. Invece, nel girone di ritorno ci siamo riscattate e abbiamo tenuto duro anche dopo che l’interruzione di tre settimane causata dal terremoto aveva spezzato il nostro ritmo. Alla fine, resta un po’ di amarezza perché il settimo posto non ci ha permesso di qualificarci alle Coppe europee, ma allo stesso tempo siamo contente di aver raggiunto le semifinali in Coppa di Turchia, un risultato che nessuno si aspettava. Infine, dal punto di vista individuale, mi ritengo soddisfatta“.
Quanto c’è di Anna Nicoletti nel suo salto di qualità in termini di rendimento quest’anno e quanto è da attribuire alla squadra?
“Partiamo dal presupposto che per me è fondamentale mantenere sempre viva la voglia di spingermi oltre e non sentirmi mai arrivata. Però non mi sarei mai aspettata di fare così bene. Ho iniziato l’annata consapevole degli obiettivi che mi ero prefissata, di quello che volevo fare, di dove volevo arrivare e delle cose che avrei dovuto sistemare per diventare una giocatrice un po’ più completa. Ora posso dire di aver raggiunto una sorta di maturità. Un fattore che mi ha dato una spinta in più è stata la fiducia nei miei mezzi, cresciuta partita dopo partita, perché quando le cose vanno bene tutto diventa più facile. Senza dimenticare la fiducia che ho ricevuto da tutti all’interno della società. Dunque, credo che sia stata una stagione positiva. Forse c’è solo un po’ di amarezza per la mancata qualificazione in Europa. Ma l’anno prossimo ci riproveremo“.
Viste le sue ottime performance, ha fatto un pensierino al ritorno in nazionale?
“Nell’ultima stagione ho avvertito più che mai cosa vuol dire essere un’opposta, cioè l’elemento che prende per mano la squadra attaccando qualsiasi tipo di palla. In effetti, è proprio questo il compito di chi gioca nel mio ruolo, ma quest’anno ci sono riuscita davvero bene. Perciò, se devo essere sincera, speravo nella chiamata in nazionale, soprattutto perché il mio sogno nel cassetto è di partecipare alle Olimpiadi e ormai manca solo un anno a Parigi 2024. Ovviamente sono consapevole che tra le opposte ci sono altre giocatrici forti e che probabilmente devo ancora percorrere tanta strada; tuttavia, non nego che mi sarebbe piaciuto rientrare nei programmi della nazionale“.
Tra conferme e novità: cosa ne pensa del nuovo roster dell’Aydin? Quali saranno i vostri obiettivi?
“In vista della nuova stagione la società ha cercato di costruire il roster più competitivo possibile. Senza dubbio anche le nostre avversarie si sono rinforzate, dunque mi aspetto un campionato molto difficile. Ma, dal nostro punto di vista, i presupposti per fare bene ci sono tutti. In generale, siamo un gruppo di ragazze che non si tirano mai indietro quando c’è da lavorare, e mi riferisco soprattutto alle giocatrici che sono state confermate. Poi è ovvio che sarà importante trovare un buon feeling con le nuove arrivate e dimostrare il nostro valore sul campo con gli obiettivi di staccare il pass per i playoff e qualificarci ad una coppa europea“.
Se dovesse individuare le differenze tra la Sultanlar Ligi turca e la Serie A1 italiana quali sarebbero?
“Penso che il livello del campionato italiano sia un po’ più alto di quello turco, soprattutto perchè possono essere schierate quattro giocatrici straniere. Inoltre, il gioco è leggermente più veloce; in realtà, questo fattore è variabile e dipende dall’avversario. Ovviamente in Turchia, così come in Italia, ci sono club che ogni anno costruiscono squadroni per vincere e altri che invece lottano per la salvezza. In generale, però, te la puoi giocare con chiunque. Poi è ovvio che se vuoi battere i top team devi giocare la partita perfetta e sperare che loro magari ti concedano qualcosa“.
Al di fuori del campo, come procede? Ci parli un po’ della vita ad Aydin.
“Aydin è una cittadina piccola e sinceramente non offre la possibilità di fare tante cose nel tempo libero, se non andare al mare durante la bella stagione. Tuttavia, dovendo giocare spesso e volentieri a Istanbul, ci capita di fermarci qualche giorno in questa metropoli molto grande e bella; senza dubbio, Aydin è meno caotica e più vicina alla tradizione turca“.
Per concludere. Quali sono i passi che bisogna intraprendere per approcciare al meglio un’esperienza all’estero? E gli ostacoli da superare?
“All’inizio bisogna accettare il fatto di cambiare paese: sappiamo tutti quanto si stia bene in Italia, e perciò è sempre difficile trasferirsi in un posto in cui si parla una lingua diversa e si viene a contatto con una cultura nuova. Poi, però, un’esperienza all’estero ti dà tanto non solo a livello pallavolistico ma anche a livello personale. Ovviamente non mancano i momenti di sconforto a causa della lontananza da casa e dai propri affetti, ma proprio per questo motivo è importante rimanere sempre sereni e focalizzati sui propri obiettivi. Per quanto riguarda la mia esperienza ad Aydin, mi ritengo fortunata ad aver trovato Sara Loda come compagna a partire dalla scorsa stagione. Ci troviamo molto bene insieme e avere in squadra qualcuno con cui puoi anche solo scambiare una battuta nella tua lingua rende tutto più semplice“.
di Alessandro Garotta