La canzone “Argentovivo” ha vinto il premio di miglior testo al Festival di Sanremo nel 2019 raccontando di una “prigione” in cui troppo spesso ci sentiamo chiusi o in cui gli altri ci costringono. Dovessimo associare questa canzone ad una giocatrice non potremmo andare lontani da Lauren Stivrins, una centrale statunitense con tanta voglia di esprimersi – il cosiddetto “argento vivo addosso” – ma che a causa di un grave infortunio al ginocchio è stata costretta ai box per molti mesi, e così ha dovuto rimandare il debutto oltreoceano e aspettare la chance successiva.
Quest’anno, però, è finalmente arrivato il momento della rivincita. Primi tempi, fast, muri e tanta solidità a servizio de Il Bisonte Firenze: così Stivrins – che si è raccontata ai microfoni di Volley NEWS – sta ritrovando continuità ad alti livelli.
Un grave infortunio ti ha tenuto lontano dal campo per più di un anno. Puoi raccontarci cosa è successo?
“Mentre partecipavo al campionato organizzato da Athletes Unlimited nell’aprile 2022, sono saltata per murare un attacco e sono atterrata goffamente su una delle mie compagne di squadra, rompendomi il legamento crociato anteriore e il menisco“.
Cosa hai pensato quando i medici hanno confermato la gravità dell’infortunio?
“Sono rimasta decisamente inebetita quando ho scoperto che l’infortunio al mio ginocchio richiedeva un intervento chirurgico e una lunga riabilitazione. Ero appena rientrata da un infortunio che mi aveva costretto a operarmi alla schiena e a saltare la prima metà della mia ultima stagione con Nebraska; quindi, ricominciare tutto da capo era qualcosa che mi spezzava il cuore“.
Com’è stato il recupero dopo l’operazione? È cambiato qualcosa nel tuo mindset durante quel periodo difficile?
“L’aspetto particolarmente duro del mio recupero è stato che per la prima volta nella mia vita non ero circondata da compagne di squadra o da persone che stavano affrontando problemi simili. Ero a casa, mi sentivo terribilmente lontana dalla pallavolo e mi mancava la sensazione di far parte di una squadra. Sono sempre stata la compagna che incoraggia chi le sta accanto a fare di più, ma in quel momento dovevo farmi forza da sola. Non è qualcosa di semplice quando si affronta un grave infortunio, si soffre e il processo di recupero non è ottimale.
Sei mesi dopo il primo intervento, infatti, mi sono resa conto di non essere arrivata al punto giusto; così, abbiamo fatto altri esami e abbiamo visto che il menisco si era lacerato di nuovo. Era necessaria una nuova operazione. In pratica, tornavo al punto di partenza. È stato molto difficile sentirselo dire. Tuttavia, durante tutto il recupero, sia per l’infortunio alla schiena sia per quello al ginocchio, ho sempre avuto la certezza che sarei tornata in campo. Non sapevo quando, ma sapevo che ci sarei riuscita: la mia volontà di tornare era chiara. E ora sono orgogliosa di essere qui“.
Quando militavi nelle file delle Nebraska Huskers, eri considerata uno dei migliori prospetti della NCAA. Quanto è stata importante per te l’esperienza al college? Come descriveresti quei cinque anni?
“È difficile trovare le parole per descrivere la mia esperienza con Nebraska. Lì mi sono innamorata della pallavolo, ho conosciuto le mie più care amiche e ho trovato una famiglia. Provo grande affetto per Nebraska. Durante il mio percorso collegiale ho avuto la fortuna di prendere parte a tre campionati NCAA e di vivere momenti bellissimi che ricorderò per sempre. Ogni estate torno sempre per fare qualche allenamento con la squadra e rivedere i miei amici e la mia famiglia“.
La tua carriera da professionista ha appena avuto inizio dalla Serie A1 italiana. Come mai hai scelto questo campionato, e nello specifico Il Bisonte Firenze?
“È sempre stato un mio sogno giocare in Italia. Non è un segreto che questo sia il miglior campionato, con una concorrenza spietata tra le squadre, e io ho sempre voluto competere con le migliori. Inoltre, mio padre ha giocato a basket a livello professionistico in Italia per Desio e Ferrara, e alcuni dei suoi ricordi più belli sono legati proprio a quel periodo; perciò, volevo vivere un’esperienza simile. Sono contenta di aver scelto Firenze perché, consapevole di quanto fosse difficile il passaggio alla pallavolo d’oltreoceano, mi interessava trovare un posto che avesse molto da offrire anche al di fuori dell’ambito sportivo. Una mia compagna di squadra ai tempi di Nebraska (Mikaela Foecke, n.d.r.) aveva giocato qui qualche stagione fa, parlando sempre bene di quell’esperienza. Dunque, mi sembrava una buona scelta anche per me“.
Come stai trovando il passaggio dalla pallavolo americana a quella d’oltreoceano? Quali sono gli ostacoli più grandi che devi affrontare?
“Il passaggio alla pallavolo d’oltreoceano è molto più impegnativo di quanto mi aspettassi. Qui il gioco è più fisico. In America ogni squadra ha una o due giocatrici forti al massimo, mentre qui tutte sono talentuose. È molto più difficile fare punti, le battute sono più forti e i muri sono molto più alti. Per me non è complicato semplicemente il passaggio dal college all’Europa; trovo impegnativo anche il fatto di essere catapultata nel miglior campionato al mondo dopo uno stop di quasi due stagioni“.
Quali sono le tue impressioni riguardo alle prime partite? Sei soddisfatta delle tue performance finora?
“La prima partita è stata contro una squadra forte e piena di talento come Scandicci; quindi, è stata una vera e propria sveglia. Non è stata la mia partita migliore. Però, anche solo il fatto di essere in campo e affrontare giocatrici che prima avevo visto solo in tv è stato un grande risultato per me. In generale, non sto ancora giocando la mia migliore pallavolo, ma partita dopo partita mi sto adattando sempre di più“.
Qual è l’obiettivo principale della tua squadra? E in base a cosa considererai positiva a livello personale questa stagione?
“La squadra sta ancora cercando di capire come giocare insieme. Abbiamo elementi provenienti da paesi diversi, con stili di gioco differenti. Purtroppo, non abbiamo avuto modo di allenarci tanto prima dell’inizio della stagione, poiché molte ragazze erano impegnate in nazionale. Quindi, il nostro obiettivo è di competere al massimo delle nostre possibilità e restare nella metà superiore della classifica. A livello personale, vorrei continuare a migliorare ogni giorno e stare lontana dagli infortuni“.
C’è qualche compagna che ti sta particolarmente aiutando ad ambientarti in questa nuova avventura?
“Le mie compagne di squadra sono tutte fantastiche. Sono stata estremamente fortunata a trovare un gruppo di persone super collaborative e gentili. Giulia (Leonardi, n.d.r.) è così esperta e amichevole da essere un grande collante per il gruppo: infatti, organizza sempre cene e gite per farci passare del tempo insieme. Anche Alex Lazic mi ha aiutato ad adattarmi alla vita all’estero dandomi tanti consigli“.
Com’è la vita in Italia? Cosa ti piace fare nel tempo libero qui?
“Ci sono tante cose da vedere sia nella mia città sia in Italia; perciò, nei giorni liberi mi piace fare gite insieme alle mie compagne. Quando il tempo era più bello passavamo molto tempo in spiaggia, ma ora dobbiamo essere più creative. Ci piace anche uscire a mangiare e vi assicuro che non c’è carenza di posti in cui andare“.
Quali sono i tuoi sogni e i tuoi obiettivi relativi alla pallavolo?
“Questo sport è una benedizione nella mia vita e ho intenzione di continuare a praticarlo finché il mio fisico me lo permetterà. Voglio giocare con la mia nazionale e magari farmi strada in questo campionato fino a diventare una delle centrali più importanti. Ora mi sto rimettendo in sesto, ma un giorno spero di arrivare a giocare per una squadra che partecipa alla Champions League“.
di Alessandro Garotta