Juliette Gelin: “Nel futuro mi vedo all’estero, non mi pongo alcun limite”

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Foto Vincent Soubabère/Les Mariannes Volley
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Quanto è più difficile innamorarsi – pallavolisticamente parlando – di un libero giovane rispetto a chi ricopre altri ruoli? Servono molte più sensazioni positive per cogliere agli esordi il talento per la difesa, rispetto al notare un bel colpo in attacco, un monster block o un’alzata smarcante. Un libero deve offrire prestazioni di alto livello in serie, saper leggere in anticipo qualsiasi tipo di traiettoria e guidare con leadership la seconda linea. Cose che solo il tempo e l’esperienza ti danno. Per questo ci vuole un po’ di tempo prima di capire se un libero ha veramente la stoffa per fare la differenza.

Allo stesso tempo, se si mettono da parte le sbavature che, per forza di cose, arrivano come bagaglio di esperienza, l’istinto per fare del difendere un’arte si può notare subito. Juliette Gelin, classe 2001, ce l’ha, ed è per questo motivo che il Levallois Paris Saint-Cloud e la nazionale francese hanno deciso di puntare su di lei.

Juliette Gelin Levallois Paris Saint-Cloud
Foto Vincent Soubabère-Les Mariannes Volley

“Juju” si presenta così ai microfoni di Volley NEWS:

Mi chiamo Juliette Gelin e sono un libero francese di 22 anni. Sono una giocatrice della nazionale e quest’anno milito nelle fila del Levallois Paris Saint-Cloud. Mi definirei una persona molto determinata e curiosa, che ama lavorare sodo e odia perdere“.

Quando hai scoperto il tuo talento per la pallavolo? E come sei diventata un libero?

Intorno agli 11-12 anni, perché mi avevano detto che per diventare una pallavolista a livello professionistico avrei dovuto giocare come libero“.

Come ti descriveresti in campo? Qual è la tua qualità migliore?

Direi che sono una giocatrice che non si risparmia mai e che fa di tutto per tenere la palla in gioco. Ci provo sempre. E mi piace stupire chi mi guarda. Penso che la difesa sia uno dei miei principali punti di forza “.

Hai giocato per France Avenir 2024, Volley-Ball Club Chamalières e RC Cannes, prima di passare al Levallois Paris Saint-Cloud. Come ti hanno plasmato queste tappe della tua carriera?

Sono state esperienze molto formative. Al France Avenir ho imparato a perdere e rialzarmi, a cercare di migliorare e andare avanti a prescindere da tutto. A Chamalières ho sperimentato per la prima volta cosa vuole dire giocare con la pressione del risultato e lottare per la salvezza. Poi a Cannes l’obiettivo era di vincere o arrivare in finale. Perciò, tutte queste tappe hanno contribuito in maniera importante alla mia maturazione“.

Juliette Gelin Levallois Paris Saint-Cloud
Foto Les Mariannes Volley

Cosa ti ha fatto capire che il Paris fosse il club ideale in questo momento? Qual è il tuo obiettivo lì?

È il club ideale perché la sua professionalità e il livello dello staff e delle giocatrici sono esattamente ciò che sto cercando in questo momento. Ovviamente il mio obiettivo qui è di migliorare sempre di più, far brillare la mia squadra e soprattutto vincere“.

Avete avuto un ottimo avvio di stagione. Quali sono le prime impressioni sul vostro percorso?

Finora siamo andate bene e sono davvero contenta del nostro rendimento. Ovviamente sono consapevole che la stagione è ancora lunga e che abbiamo davanti a noi tante partite e competizioni da vincere; quindi, l’obiettivo è di far emergere il più possibile il potenziale della nostra squadra in modo da essere pronte per il finale di stagione“.

Secondo te, dove potete arrivare quest’anno?

Fino in fondo. Ogni volta che firmo per una squadra ho un obiettivo chiaro in testa: vincere tutto. Dunque, anche questa volta il mio desiderio è di vincere il campionato, la Coppa di Francia e, perché no, la CEV Cup“.

Juliette Gelin Francia
Foto Instagram Juliette Gelin

Com’è stata l’ultima stagione internazionale con la Francia? Qual è stata la soddisfazione più grande della scorsa estate?

È stata un’estate intensa ma piacevole, in cui siamo cresciute tanto come squadra. Ora abbiamo armi importanti che possiamo sfruttare per competere con le nazionali di alto livello; perciò, sono molto orgogliosa di noi. Senza dubbio, uno dei miei ricordi più belli di quest’estate è stata la qualificazione alla VNL“.

L’estate 2024 vedrà la Francia impegnata su due fronti importanti: la VNL e i Giochi Olimpici di Parigi. Ci stai già pensando?

Certo, è un pensiero ricorrente. Tuttavia, credo che la chiave per prepararsi al meglio a questi eventi sia disputare una buona stagione con il club, crescendo a livello individuale e togliendosi grandi soddisfazioni“.

Sei all’inizio della tua carriera da professionista. Ma dove ti vedi tra 5 anni?

Mi vedo all’estero, spero nei migliori campionati al mondo (Italia, Turchia, Polonia, Brasile, ecc.). Voglio dire, è per questo che lavoro duramente, e non ho intenzione di pormi alcun limite“.

Cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?

Amo seguire lo sport, ascoltare musica e passare momenti spensierati insieme alle mie compagne di squadra“.

Per concludere, c’è qualcosa che i tuoi tifosi non sanno di te?

Ho una grande passione per la pittura e il disegno“.

di Alessandro Garotta

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Stephen Maar tra passato, futuro, famiglia (si sposa) e Trento: “L’avversaria peggiore, ma…”

Sale in Zucca

Prendi un ragazzo di 22 anni che arriva in Italia, a Padova, direttamente dal Canada. Capisci subito che ha un’energia speciale, fatta più di quello che non è ancora, ma che saltuariamente ti mostra in campo, che di quello che poi sarà il suo vissuto negli anni successivi. Questo ragazzo fa un percorso, articolato tra alcune delle piazze più importanti della Superlega, parliamo di Verona, Milano, Cisterna. Arriva a Monza, gioca dei playoff meravigliosi e una finale Scudetto contro pronostico, tra esplosioni di gioia, rabbia agonistica, palloni che pensi possano saltare per aria e un tormento interiore, che è la sua cifra. 

L’arrivo a Piacenza di Stephen Maar è forse l’ultima fase di questa evoluzione complessa, durata otto anni (per la parentesi russa alla Dinamo Mosca ci arriviamo) e nella quale lo schiacciatore oggi tira qualche somma, un po’ perché a trent’anni tutto appare più chiaro, tutto prende una forma diversa, e forse perché si è pronti per essere ciò che veramente si vuole essere da grandi, con o senza la pallavolo davanti:

“Ho trovato la mia tranquillità, il mio mondo. Per tanti anni sono andato avanti, girando il mondo e vivendo anni molto intensamente. Per la prima volta quest’anno la mia famiglia avrà la priorità rispetto a tutto e in estate voglio spendere un po’ di tempo assieme a loro”.

 
 
 
 
 
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Ha annunciato il matrimonio con la sua compagna Molly Lohman, pallavolista, solo qualche settimana fa. Vi sposerete in Italia?

“Le ho chiesto di sposarci in un pomeriggio sul Lago di Garda. Ma per ora non abbiamo i dettagli precisi anche perché dobbiamo incrociare le agende e i programmi. Adesso che mi fa pensare, sarebbe proprio bello se ci sposassimo in Italia (ride n.d.r.)”.

Anche perché l’Italia è stata la sua fortuna Maar. Ma anche per noi averla nel campionato italiano.

“Un bel viaggio, lungo otto stagioni, che comprende anche la mia parentesi russa. Ho giocato in tantissime città e ho considerato casa ogni luogo in cui sono stato. Ognuno di quei luoghi mi ha lasciato qualcosa, dalle persone, alle esperienze”.

Quella che ricorda per un motivo particolare?

“Credo Cisterna. È stato un anno molto particolare, dopo Milano e prima della proposta di Monza, dove poi ho trascorso tre anni della mia vita. Era un contesto molto piccolo, una città molto vivibile e una squadra capitanata da Fabio Soli e da uno staff, ricordo su tutti Gioele Rosellini, con cui ho lavorato molto bene. La pallavolo era seguitissima ed è stata la prima volta in Italia in cui le persone con cui avevo a che fare nella quotidianità, parlo magari del panettiere o dei ragazzi o ragazze che trovavo al supermercato, poi le ritrovavo sugli spalti a tifare la domenica”.

Si ricorda il Maar di Padova invece? Arrivato con tante novità a Padova? 

“Ricordo una squadra completamente nuova, che fece un inizio di campionato incredibile. Peccato perché poi ci siamo persi durante l’anno. Ma ripeto, la casa per me è ovunque in Italia”.

Ora la casa è Piacenza. Un anno che è stato letteralmente una montagna russa.

“Un anno in cui questo weekend cominceremo un importante semifinale contro Trento, e a cui teniamo davvero molto”.

Dall’arrivo di Travica, Piacenza sembra avere una luce nuova.

“Ogni cambio porta con sé uno scossone, o meglio, una reazione. Il periodo di difficoltà precedente ci ha fatto riflettere e c’è stata come pensavo e dicevo una reazione da parte di tutti. Ora tutti ci crediamo un po’ di più. Certo, Trento è l’avversaria che nessuno vorrebbe ritrovare in semifinale, anche perché è stata la migliore della regular season. Io ora non penso più a chi mi ritroverò di fronte, ma a come lo affronterò”.

foto Gas Sales Bluenergy Piacenza

La affronterà, mi permetto di dire in una condizione mentale diversa.

“Cosa intende?”

La rivedo in campo con una serenità che non conoscevo.

“Sì, è un bel momento della mia vita”.

Stephen Maar pensava di arrivare fino a qui quando studiava alla McMaster University?

“Non pensavo di avere fino a qui. Ho tanta gratitudine per tutti coloro che mi hanno permesso di fare un percorso, la mia strada. Ho studiato, ho aperto la mente a tutto ciò che mi è stato insegnato e ritrovarmi oggi a questo punto mi rende davvero orgoglioso”.

Di Roberto Zucca