Una giornata di festa per la pallavolo azzurra, una sorta di gioioso revival (forse perfino troppo proiettato al passato) con tanto di video celebrativo dei grandi successi: così la Federazione Italiana Pallavolo aveva immaginato il ritorno di Julio Velasco alla guida della nazionale femminile dopo ben 25 anni. L’impostazione dell’evento, però, è stata almeno parzialmente incrinata dalle polemiche scatenate dal comunicato mattutino della UYBA Volley Busto Arsizio, che senza mezzi termini ha accusato la Fipav di aver provocato “gravi e ingenti danni” alla società portandole via l’allenatore a cui si era legata per tre anni, e ha addirittura minacciato di ricorrere alle vie legali.
La storia dei contatti più recenti tra la Federazione, Velasco e la UYBA resta, in effetti, piuttosto nebulosa. Il presidente Giuseppe Manfredi, costretto suo malgrado a tornare più volte sull’argomento, ha provato a ricostruirla così: “Alla fine dello scorso anno Julio, che aveva un contratto con noi fino al 2024 (come direttore tecnico delle nazionali giovanili maschili, n.d.r.), ha chiesto di fare questa esperienza dicendo che sarebbe potuto tornare in altra veste, liberandosi in qualsiasi momento. Nessuno ha voluto togliere niente a nessuno. Io ho incontrato il presidente Pirola a Torino e l’ho informato che dal Consiglio Federale avevo ricevuto il mandato di non procedere con il doppio incarico. Gli ho prospettato due ipotesi: far partire il contratto dal 1° gennaio o dal 1° aprile. Poi insieme a Velasco abbiamo valutato che la seconda strada sarebbe stata impossibile da percorrere, per tutta una serie di attività da programmare“.
Da parte UYBA, il presidente Giuseppe Pirola conferma sostanzialmente i fatti, inserendo però un passaggio chiave: il 26 settembre scorso, quando tutti i media si scatenarono preannunciando la scelta di Velasco come CT, Manfredi lo contattò dandogli “la sua parola” che il coach argentino avrebbe concluso la stagione sulla panchina di Busto Arsizio. Poi ci fu il già citato incontro di Torino, ed è a questo punto che si inserisce il difetto di comunicazione, chiamiamolo così, tra Fipav e UYBA: infatti, la società bustocca (che avrebbe senz’altro accettato la soluzione di un “doppio incarico provvisorio” fino a marzo, possibilità del resto prevista dal contratto di Velasco) da quel momento non ha più saputo niente della vicenda fino al giorno dell’annuncio ufficiale.
Su questo punto Manfredi taglia corto: “Eravamo quasi d’accordo per un incontro, poi Busto Arsizio ci ha scritto in via ufficiale e noi abbiamo risposto. Non conosco il contratto che c’era tra loro e Velasco: se la società avrà lagnanze le farà valere nelle sedi opportune, ma noi abbiamo la coscienza a posto“. E, comunque, si dice convinto che “non ci sarà nessuno strascico“. Ma Pirola non la pensa affatto così: “Sono molto deluso dalla Federazione, in cui credevo molto. Dal punto di vista sportivo oggi abbiamo perso tutti” commenta amaro il presidente del club lombardo.
Una cosa è certa: è stato prima di tutto lo stesso CT a manifestare un fermo no al doppio incarico. “Sono sempre stato contrario” ha affermato categoricamente Velasco, svelando un aneddoto del passato: “Nel 1992 il Gruppo Ferruzzi mi offrì un assegno in bianco, e non è un modo di dire, per allenare Ravenna contemporaneamente alla nazionale, e il manager Carlo Sama mi disse che se ci fossero stati problemi col Coni ci avrebbe pensato lui. Ma io rifiutai. Io penso che, in Italia (sottolineatura ripetuta più volte, n.d.r.), un allenatore della nazionale debba dare tutto il suo pensiero e le sue energie solo alla nazionale. Ma ve la immaginate una semifinale scudetto tra l’allenatore della nazionale e uno che non lo è?“.
Diverse ma altrettanto forti le motivazioni di Manfredi: “Non è un discorso etico, ma pratico. Un allenatore di Serie A non può programmare tutta l’attività della sua squadra ed essere contemporaneamente presente sul territorio, effettuare sopralluoghi, pianificare collegiali… è una questione logistica, ma anche di testa e di indirizzo mentale“. Con questi presupposti, un accordo era evidentemente impossibile: il torto della Fipav (e anche, spiace dirlo, del neo CT) è stato quello di muoversi nel silenzio, senza tenere aperto un dialogo con la società che aveva investito tantissimo, anche in termini di immagine, su Velasco e sul suo progetto.
Lo stesso modus operandi, del resto, è stato applicato anche ai futuri assistenti Massimo Barbolini e Lorenzo Bernardi, gli allenatori di due delle squadre di punta del campionato di Serie A1 femminile. Manfredi assicura che nel loro caso il problema del doppio incarico non sussiste, visti i precedenti del passato (il vice di Mazzanti Matteo Bertini, ad esempio, allenava anche in A1). Anche qui, però, una maggiore condivisione con le società sarebbe stata più che auspicabile. E non a caso la Lega Pallavolo Serie A Femminile ha convocato una riunione delle società di A1 nei prossimi giorni “per una opportuna valutazione generale e per garantire comunque il massimo e doveroso sostegno alla nostra nazionale“: formula prudente, ma inequivocabile, per esprimere un certo malessere.
di Eugenio Peralta